I nostri figli, uccisi dalla stessa violenza

Abbiamo paura e vorremmo gridare, ma l’indifferenza di una parte troppo grande di questo paese ci fa disperare. «Odio gli indifferenti» scriveva Gramsci nel 1917 «L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera passivamente, ma opera… Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva; e la massa ignora, perché non se ne preoccupa…»

La massa ignora oggi come ieri perché, in un’epoca in cui la comunicazione sembra pervadere la nostra vita, c’è una grande informazione che non informa, che seleziona le notizie, o le nasconde, o stravolge i fatti.

La massa ignora perché la gran parte dei politici che ha eletto è interessata esclusivamente al proprio meschino potere.

La massa ignora perché si continuano a impoverire e umiliare la scuola pubblica, la cultura; si criminalizzano i giovani che cercano gli spazi che vengono loro negati, spazi di scambio culturale, di confronto, di crescita; si accusano di illegalità e si perseguono i giovani che denunciano le infinitamente grandi illegalità del mercato e degli altri poteri.

Abbiamo paura perché è successo di nuovo, continua a succedere, nell’indifferenza della gente, nell’indifferenza di una classe politica che si copre gli occhi, le orecchie, la bocca; non vuole vedere, non vuole sapere, e forse pensa perfino di poter trarre qualche vantaggio da un senso diffuso di paura.

Nel giro di due giorni, a Roma, ci sono stati feriti, feriti gravi: avrebbe potuto anche «scapparci il morto». Il 2 giugno un piccolo corteo di pacifisti, autorizzato, è aggredito da carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa con una furia e una violenza incomprensibili per chi non ha visto Genova, e Napoli, e Milano, e Torino. Le foto scattate documentano le pozze di sangue sulle rotaie del tram.

Non è la prima volta.

La notte del 3 una ventina di fascisti, con bastoni, bottiglie e coltelli, la faccia coperta, aggredisce alcuni giovani del centro sociale al Prenestino: una delle lame si ferma a mezzo centimetro dalla vita di un ragazzo.

Non è la prima volta.

A Roma, come a Milano, come in molte, troppe altre città.

Da mesi, da anni ormai, c’è chi documenta e denuncia, inutilmente.

Abbiamo paura e vorremmo gridare: che cosa aspettate, che cosa volete davvero?!

Ecco: questi sono i nostri figli e le nostre figlie.
Violentati dalla stessa violenza, uccisi dalla stessa ignoranza, oggi come ieri.
E voi, indifferenti, siete i complici e i mandanti.

*madre di Davide Cesari, detto Dax, ucciso a Milano nel 2003, da fascisti

** madre di Carlo, ucciso a Genova nel 2001, da carabinieri