I mutui suonano il gran ballo dell’Orso

Un paio di settimane fa era stata la borsa di Shanghai a spingere al ribasso tutte le piazze mondiali. Da martedì, invece, il movimento ribassista è partito da New York: la paura per possibili crack nel settore creditizio statunitense ha alimentato le vendite. Dopo le pesanti cadute delle quotazioni di martedì negli Stati uniti, ieri a pagare dazio sono state le borse asiatiche e quelle europee. Ma la caduta è proseguita anche nelle borse statunitensi. Intanto il dollaro ha perso ulteriormente quota rispetto a tutte le altre valute: l’euro è passata a 132,38.
L’ondata ribassista è partita martedì negli Usa, anche se in realtà alcune ore prima anche a Hong Kong c’era stata una forte ondata di vendite sull’onda delle pessime notizie provenienti dal mercato dei mutui e da quello dei crediti ad alto rischio, con forti ripercussioni sul settore immobiliare già stressato negli ultimi mesi. Negli Usa la Sec ha aperto un’inchiesta sulla crisi finanziaria di New Century Financial, sulla via della bancarotta. Ma i problemi finanziari generati dai rimborsi coinvolgono anche Accredited Home Lenders Holding i cui titoli martedì sono crollati del 65%.
Ad alimentare nuove paure è stata H&R Block che ieri ha fatto sapere che le perdite stanno aumentando. E questo a causa di concessione di crediti a alto rischio concessi a società che non possiedono requisiti adeguati. Nel vortice sembra sia finita anche la Goldman Sachs che, secondo quanto scrive il Wall street journal, sta valutando l’opportunità di riacquistare i prestiti ad alto rischio erogati. A cedere maggiormente martedì sono stai i titoli bancari e i finanziari che hanno trascinato al ribasso dell’1,97% il Dow Jones, mentre il Nasdaq ha perso il 2,25%.
Ieri mattina l’effetto domino ha trascinato al ribasso le borse asiatiche: -2,92% il Nikkei a Tokio; -1,97 a Shangai e profondo rosso anche a Manila (-3,3%),Seul (-2,0%) Taipei (-1,48%), Mumbai (-3,28%), Singapore (-3,32%) e Jakarta (-1,75%). A questo punto l’ondata ribassista si è abbattuta in Europa.
Fin dall’inizio delle contrattazioni vendite hanno preso il sopravvento. E alle 14,30 all’apertura delle piazze di New York le cose sono andate ancora peggio. Il Dow Jones dopo un paio di ore perdeva l’1,2% e l’indice era sceso nettamente sotto quota 12 mila, mettendo a segno in tre settimane una perdita del 7%. Poi progressivamente le quotazioni negli Usa hanno riguadagnato un po’ di terreno, ma era troppo tardi per influenzare le piazze europee. Il mercato è stato caratterizzato, come negli Usa, soprattutto dalla debolezza dei bancari e degli assicurativi i cui indici settoriali europei hanno registrato rispettivamente delle flessioni del 3,48% e del 3,62%. Alla fine delle contrattazioni a Piazzaffari il Mibtel era sotto del 2,23%, mentre il Mib30 cedeva il 2,44%.
Non è andata meglio nel resto dell’Europa. Tutti i principali indici hanno registrato perdite più pesanti di quella italiana: Londra ha chiuso sotto del 2,61%; Parigi del 2,52% e Francoforte del 2,66%. La peggiore Zurigo: ha perso il 2,82%. Negli Usa a un paio di ore dalla chiusura il Dow Jones aveva ricuperato quota 12 mila. Ma a preoccupare è il cedimento del dollaro che sembra avviato a una svalutazione ancora maggiore a causa dei minori investimenti dall’estero.