Obiettivo 500 mila firme, 10 volte quelle necessarie. E’ questa la meta che si pone il forum dei movimenti per l’acqua, impegnato nella raccolta firme per una legge di inziativa popolare. Un numero non causale, uguale a quello necessario per indire un referendum abrogativo. E non c’è bisogno di molto per accorgersi che dietro l’ambiziosa meta si nasconda una precisa minaccia. Rivolta ai ministri Lanzillotta e Letta: la prima autrice del Ddl 772, per ora fermo all’analisi della commissione Affari Costituzionali del Senato, che vorebbe mettere a gara tutti i servizi pubblici locali; il secondo primo firmatario del disegno di legge sulle autority, appena giunto nella camera alta, che dovrebbe garantire «regolazione, vigilanza e garanzia dei mercati», e la «promozione della concorrenza», anche nei settori dell’acqua, energia e rifiuti.
Continua, dunque, il confronto a distanza tra il governo e i movimenti che si battono per la difesa dei beni pubblici. I movimenti (da Attac alla Cgil, fino ai mille comitati locali, presenti in ogni provincia d’Italia) chiedono una moratoria immediata sui processi di privatizzazione in corso, e definiscono inemendabile il Ddl Lanzillotta. «Il Ddl pone la procedura competitiva come “normale”. E le deroghe che parti della maggioranza provano a immettere, non possono che avere caratteri di temporaneità, eccezionalità e obbligo della motivazione. Per questo il testo presentato dal governo è inemendabile», spiega Matteo Gaddi, consigliere comunale del Prc a Mantova. Corrado Oddi, della Funzione Pubblica della Cgil, è dello stesso avviso, ma aggiunge precisi paletti «irrinunciabili», a partire da una moratoria sulla privatizzazione dell’acqua, che «deve avere efficacia immediata, intervenendo anche sugli affidamenti in corso». Inoltre, per Oddi, è necessario che la riforma dei servizi pubblici permetta l’assegnazione ad Aziende Speciali, soggetti di diritto pubblico radicalmente diversi dalle Spa quotate in borsa, imepgnate, specie nel centro-nord, in ambiziosi processi di aggregazione, con la forte partecipazione delle banche.
Ottimi i risultati della raccolta firme, giunta ormai a quota 200 mila. L’obiettivo di 500 mila firme dovrà essere raggiunto entro luglio. Per questo il comitato propone una giornata nazionale di lotta per l’acqua e la preparazione di 4 o 5 carovane dirette nella capitale «a simboleggiare- spiega Bersani di Attac- il percorso di lotta dei territori e la loro capacità di rappresentare l’interesse generale». Ma solo dopo l’arrivo in parlamento del disegno di legge per i movimenti inizierà la vera sfida.