I metalmeccanici artigiani: basta bassi salari

Ha coinvolto centinaia di migliaia di lavoratori lo sciopero di 8 ore indetto da Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto dei dipendenti delle imprese artigiane metalmeccaniche, orafe e odontotecniche. E’ scaduto da 7 anni per la parte normativa e da 2 per quella economica. Dopo 6 mesi la trattativa non decolla, perché le associazioni artigiane «hanno in testa l’idea di non dare molto spazio alla contrattazione», ha spiegato a Bologna Maurizio Landini, della segreteria nazionale della Fiom Cgil. Diverse le manifestazioni locali che si sono tenute ieri in tutta Italia. A Brescia, uno dei distretti artigiani più importanti del paese, una delegazione delle segreterie sindacali provinciali ha incontrato il prefetto. A Firenze un migliaio di lavoratori si sono riuniti sotto la sede toscana di una delle controparti, la Confederazione nazionale dell’artigianato, la quale, in una nota, ha respinto come controproducente lo sciopero. Diversi presidi anche in Veneto e in Lombardia.
A Bologna un migliaio di persone ha manifestato davanti alla sede locale della Cna, di fronte al palazzo della Regione. Tanti i dipendenti delle imprese artigiane provenienti da tutte le province dell’Emilia Romagna, che conta 63mila addetti. Focacce e vino caldo contro la pioggerellina che si insinuava fin sotto al portico, dove si commentavano i dati recenti sugli stipendi italiani: tra i più bassi d’Europa. «Negli ultimi anni le imprese hanno visto aumentare i profitti e anche quelle artigiane sono in ripresa. Ci sono le condizioni per redistribuire il salario», dichiara Landini al presidio bolognese. E lancia una preoccupazione che va al di là del settore: i padroncini provano a mettersi d’accordo col singolo lavoratore sul salario, mettendo così in discussione il contratto nazionale. «Sappiamo che dovranno esserci compromessi – continua Landini – ma le imprese, Confartigianato in testa, ci hanno chiesto di esprimerci sulla loro proposta: superare le 8 ore di lavoro giornaliere e le 48 settimanali e introdurre l’orario medio annuo». Irricevibile per i sindacati, perché comporterebbe periodi di lavoro da 32 a 48 ore e farebbe sparire lo straordinario.
Le piccole dimensioni delle imprese artigiane creano un clima familiare che può diventare opprimente. Alcuni operai di una ditta in provincia di Ravenna raccontano che la sera prima dello sciopero hanno cenato col titolare: «Lavora con noi. I rapporti sono buoni. Quando abbiamo parlato dello sciopero, però, ci ha detto: io sto coi miei. E noi stiamo coi nostri, gli abbiamo risposto». Dall’Emilia Romagna parte anche la richiesta di estendere a livello nazionale le garanzie riconosciute in regione grazie alla contrattazione di 2° livello, come la retribuzione dei primi 3 giorni di malattia.
Gli operai emiliano-romagnoli hanno ricevuto la solidarietà dei Ds e di Rifondazione, in testa quella del capogruppo del Prc in Regione Leonardo Masella. Tra le tante bandiere dei sindacati, soprattutto quelle rosse della Fiom, al presidio di ieri c’erano anche quelle della Federazione provinciale di Rifondazione e dei Giovani comunisti. Lunedì prossimo sarà la riunione delle segreterie dei sindacati di categoria a definire la piattaforma, in attesa della convocazione di un nuovo incontro con le associazioni artigiane.