I marines uccidono donne e bambini

Volevano colpire un presunto membro di al Qaeda in Iraq. Per questo hanno abbattuto un edificio intero, uccidendo undici persone, tra cui cinque bambini (uno dei quali di appena sei mesi) e quattro donne. Protagonisti dell’episodio – avvenuto a Ishaqi, 100 chilometri a nord di Baghdad, nel marzo scorso – alcuni militari statunitensi. Documentata da un video mandato in onda dalla Bbc e da Rainews24, questa vicenda getta l’ennesima ombra sull’operato delle truppe statunitensi in Iraq, a pochi giorni dallo scandalo della strage di Haditha, in cui sono stati uccisi 24 civili.
«Sono arrivati e hanno cominciato a sparare contro l’abitazione di Faiz Iraq Khalat», racconta nel video un vicino di casa, seviziato successivamente lui stesso dagli americani. «Erano 50 soldati; hanno sparato, poi hanno messo la dinamite sulla casa e, non contenti, l’hanno presa a cannonate». Sullo sfondo, mentre l’uomo parla, si vedono sul carretto i corpi di alcune delle vittime: lo stesso Faiz, insegnante di 28 anni, e dei bambini. Il video appare quindi girato subito dopo il raid, come confermato dai colleghi di Rainews24, che hanno detto di averlo ricevuto da un gruppo sunnita.
Il contenuto delle immagini contraddice la versione diffusa dal comando statunitense all’indomani dell’attacco. All’epoca, gli americani sostennero che dopo aver ricevuto una soffiata sulla presenza di un terrorista nell’abitazione, ingaggiarono un conflitto a fuoco talmente violento che la casa crollò e sotto le macerie rimasero l’estremista, una donna e due bambini. Le immagini diffuse dalla Bbc e da Rainews24 mostrano molti più corpi, tra cui quelli di tre bambini, tutti con ferite da arma da fuoco. In un altro passaggio, al commissariato di Tikrit viene registrato il decesso di 11 persone, a conferma dell’episodio.
Imbarazzato dal contenuto del video, il Pentagono ha prontamente annunciato l’avvio di un’indagine, che va ad aggiungersi a quella già avviata sul massacro di Haditha. Inchieste confermate anche dal presidente George W. Bush, che ha colto l’occasione per dirsi «turbato» dalle notizie degli abusi compiute dalle truppe.
Mentre persino il neo-premier iracheno Nouri al Maliki ormai critica apertamente gli Stati uniti e le truppe straniere («che non rispettano i cittadini, colpiscono macchine civili e uccidono per un sospetto»), Washington appare di fronte a un sempre più serio problema di immagine.
Nel momento in cui esplodeva il nuovo scandalo di Ishaqi, ieri è cominciata – dalla riesumazione dei cadaveri – l’indagine sulla strage di Haditha. Secondo un servizio del Washington Post, dalle autopsie sulle vittime del massacro, gli esperti sperano di risalire alla distanza e all’angolazione degli spari, al calibro dei proiettili e ad altri elementi utili a capire cosa veramente sia accaduto nel villaggio. La fonti dell’Ncis citate dal quotidiano hanno rimproverato ai Marine di non aver fornito l’assistenza che avevano richiesto e il Pentagono ha già ordinato un’indagine dalla quale stanno emergendo false dichiarazioni rilasciate dai militari coinvolti. Ma sono in pochi a credere che sulla vicenda di Haditha sarà fatta piena luce. Ieri persino l’ex generale Janis Karpinski, già comandante di Abu Ghraib e degradata dopo lo scandalo delle torture nella prigione, si è detta pessimista sulla capacità del Pentagono di condurre un’inchiesta completa sulla drammatica vicenda. Secondo Karpinski anche l’ultima mossa del dipartimento della Difesa, i corsi di addestramento ai valori per tutte le truppe della coalizione in Iraq, è tardiva.