I marines in coro: «Uccidi un’irachena»

Una delle strofe recita così: «Ho acchiappato la sorellina piccola e l’ho piazzata davanti a me. Quando i proiettili hanno cominciato a volare il sangue è colato in mezzo ai suoi occhi e ho cominciato a ridere come un pazzo». «Hadji girl», quattro minuti di rime razziste cantate da un marine statunitense davanti a un gruppo di commilitoni che ridono e applaudono, potrebbe avere la forza di annullare i successi propagandistici riportati dall’amministrazione Usa con la cattura di al Zarqawi e il viaggio di Bush a Baghdad, e riportare in primo piano i fantasmi del massacro di Haditha. Ma per Joshua Belile, il cantautore 23enne di Jacksonville (North Carolina) e membro dello 167esimo squadrone di elicotteristi d’attacco dei marines la canzone, che sta facendo il giro del mondo attraverso internet, è solo uno scherzo. Il testo racconta dell’innamoramento di una ragazza irachena e un marine, con quest’ultimo che, affrontato armi in pugno dai parenti della giovane, stermina tutta la famiglia, bambini compresi. «Chiedo scusa per i sentimenti che posso aver offeso tra i musulmani», ha dichiarato ieri Belile – rientrato a marzo da Baghdad – al Jacksonville daily news.
Il videoclip amatoriale della canzone – il cui titolo fa riferimento all’hadji, in arabo l’attributo che si da a chi abbia compiuto un pellegrinaggio alla Mecca, ma anche il termine che i soldati Usa utilizzano per insultare gli iracheni – è apparso ieri sul sito internet www.cair-net.org e sembrerebbe ripreso dalla videocamera di un telefono cellulare: le immagini sono mosse e di scarsa qualità, l’audio corre più veloce delle immagini, per cui il soldato sembra cantare in playback.
I militari hanno messo subito le mani avanti: «Questo video non riflette i tremendi sacrifici e la dedizione dimostrata quotidianamente da decine di migliaia di marines che hanno aiutato il popolo iracheno a ottenere la libertà», ha dichiarato il colonnello Scott Fazekas, portavoce del corpo di soldati più famosi degli Stati uniti. Fazekas ha aggiunto che i marines erano già a conoscenza del filmato. Humor nero? Sì secondo Belile, ma non per il Consiglio per le relazioni americano-islamiche, il maggior gruppo Usa per la difesa dei diritti civili dei musulmani. «Non penso che si tratti di uno scherzo quando si parla di uccidere un bambino, specialmente nel periodo in cui stanno venendo a galla accuse contro i militari per i massacri di civili ad Haditha e in altre aree», ha dichiarato il portavoce dell’associazione, Ibrahim Hooper, facendo riferimento al massacro di 24 civili nel nord dell’Iraq sul quale hanno aperto un’inchiesta le stesse autorità militari statunitensi.
Belile si difende affermando che il suo testo è pura fiction, non ha al cuna relazione con eventi accadutigli sul campo di battaglia. Lui nel video canta tranquillamente: «Ho fatto esplodere questi piccoli fottuti per l’eternità….Avrebbero dovuto sapere che avevano a che fare con i marines». I suoi commilitoni ridono, battono le mani e l’accompagnano in coro. Belile intanto è finito sotto inchiesta militare e con ogni probabilità non replicherà la performance irachena dopodomani, quando con la sua band, gli Sweater Kittenz, si esibirà nel centro città davanti al pubblico di Jacksonville.