Nei quattro racconti che compongono il suo libro d’esordio, tutti ambientati nella Spagna franchista negli anni immediatamente successivi alla sconfitta della Repubblica, Alberto Mendez ci consegna altrettanti frammenti relativi alle vicissitudini, agli attimi di smarrimento ed alle ragioni degli uomini e delle donne che, perduta una guerra che risultò essere decisiva per il destino del proprio Paese e dell’intero continente europeo, si ritrovarono a fare i conti con una realtà ostile ed a prendere decisioni a volte dolorose, altre apparentemente paradossali.
Con una scrittura sobria e talvolta lirica, Mendez accompagna il lettore lungo i sentieri percorsi dai protagonisti dei quattro racconti: dall’ufficiale franchista che si consegna prigioniero ai repubblicani poco prima della vittoria dell’esercito del Caudillo per poi cercare nella follia una via d’uscita dalla “usura della guerra”, al giovane combattente antifascista che, in fuga verso la frontiera, perde la compagna e il figlio neonato e muore egli stesso di stenti e solitudine; e, ancora, la vicenda del prigioniero repubblicano che, dopo avere cercato con degli espedienti di sfuggire alla condanna a morte, decide di andare incontro al plotone di esecuzione, concludendo con l’intellettuale costretto a cercare rifugio nell’appassionata complicità della propria famiglia e nell’oscurità della propria casa mentre, fuori da essa, la Spagna vive nel clima grottesco e soffocante imposto dal regime di Franco.
E, nell’intrecciare tali storie in una sorta di racconto corale sul dramma collettivo della Guerra Civile Spagnola, l’autore ci restituisce anche e soprattutto il senso e la molteplicità delle sconfitte individuali che compongono l’affresco tragico ed imponente di uno degli avvenimenti più importanti della storia del Ventesimo secolo.