La sera della strage al World Trade Center Edward Luttwak, esperto americano di strategie militari, ha fornito alla televisione italiana una interessante spiegazione dei motivi del successo dell’azione terroristica, chiamando in causa la privatizzazione. Secondo Luttwak, una delle cose che non ha funzionato è stato il sistema di sicurezza negli aeroporti. E lo scadente funzionamento del sistema è dovuto al fatto che i servizi non sono gestiti direttamente dallo stato, bensì dati in appalto, secondo il criterio dell’outsourcing – la terziarizzazione, per dirlo con parole nostre.
Il termine outsourcing usato da Luttwak è ora molto popolare negli ambienti industriali italiani. Si riferisce al fatto che le imprese preferiscono rivolgersi all’esterno per procurarsi beni e servizi anziché produrli direttamente. Lo fanno le fabbriche in Italia. Lo fa lo stato americano che compra il servizio di sicurezza, anziché assumere direttamente alle sue dipendenze del personale da destinare a questa attività.
Come si sa, in tutte le ditte appaltatrici i salari sono in generale molto modesti, molto più modesti che nelle grandi imprese e nel settore pubblico. L’outsurcing permette quindi un grande risparmio. I dipendenti delle ditte che forniscono il servizio di sicurezza sono in generale pagati con il minimum wage, il livello retributivo minimo fissato per legge. In un imprevedibile guizzo di coscienza fordista, Luttwak faceva notare che i lavoratori occupati a quel salario e in quelle condizioni di lavoro sono scarsamente qualificati e scarsamente motivati. Perciò essi forniscono servizi di sicurezza scadenti. E questo può aver favorito il successo dell’azione terroristica.
A salario di merda…
Non so dire quanto le considerazioni di Luttwak aiutino effettivamente a spiegare quel che è successo. Probabilmente solo in misura modesta. Ma pongono l’accento su una questione di rilievo: la crescente diffusione dei lavori scadenti e mal retribuiti in America. Luttwak, per inciso, aggiungeva che in parte significativa questi lavoratori sono immigrati: gente che deve accettare per forza lavori non garantiti, sottopagati e privi di difesa sindacale. L’outsourcing, soprattutto nel settore statale, ha anche la funzione di contrastare i progressi dell’organizzazione sindacale, che negli ultimi anni aveva cominciato a svilupparsi in quest’area occupazionale.
L’America – paese dove si privatizza tutto, anche le prigioni – è un grande esempio non solo delle contraddizioni, ma anche degli orrori, del liberismo estremo. La deregolazione del mercato del lavoro e soprattuto i tagli al sistema di welfare hanno avuto con la presidenza di George W. Bush una forte accelerazione. La stampa italiana chiama a volte Bush il presidente caritatevole, sulla base di un equivoco di traduzione. La sua idea di charitable welfare è quella secondo cui le politiche sociali (pensioni, assistenza medica, indennità e sussidi) non debbano essere più un diritto dei cittadini che lo stato deve soddisfare. Al contrario, l’assistenza devono fornirla le organizzazioni benefiche, ovviamente nel loro stile, con i loro criteri e alle loro condizioni (comprese le imposizioni religiose). Ciò comporta un enorme risparmio per lo stato.
Secondo il tradizionale stile repubblicano, il programma di Bush implicava riduzione della spesa sociale e aumento della spesa per armamenti. Il risultato di questa scelta si è visto subito, proprio con la strage delle due torri. Mentre Bush promuove le imprese dei suoi amici e finanziatori del complesso militare industriale per programmi sempre più improbabili di guerre stellari, i terroristi hanno compiuto la loro azione avendo come arma i temperini: un’arma poco efficacemente contrastata dallo scudo spaziale.
Il modello israeliano
E’ diffficile capire come si possa uscire da questa contraddizione. L’opinione pubblica americana in questo momento è solo sconvolta e addolorata. Nessuno realisticamente sa cosa fare. Finora, per fortuna, non sono emersi neanche significativi orientamenti xenofobi o anti-arabi. Qualcuno vanta i più efficienti sistemi israeliani (probabilmente senza outsourcing) con porte metalliche automatiche negli aerei davanti all’ingresso della cabina dei piloti e guardie armate nella carlinga. Ma l’America è molto grande e non è Israele. Il traffico aereo americano è colossale, perciò la moltiplicazione dei controlli a livello isreliano non è pensabile: ci sarebbe una vera e propria paralisi.
Al cinema per capire
La denuncia di Luttwak sull’outsourcing e i lavoratori mal pagati è certamente corretta, ma solo a fini sociali. Per quel che riguarda la sicurezza, i problemi sono di portata ben più larga. Qualcosa ce l’ha fatto capire il cinema: Wag the dog (Sesso e potere) ci ha descritto con qualche anno di anticipo l’intervento strumentale “in difesa” della popolazione albanese da parte di un presidente pomicione. I fatti di questi giorni richiamano un altro film premonitore: The second American civil war. Qui si vede un’America multietnica (arabi compresi) e rissosa che si fa guerra da sola per motivi ideologici e intolleranza culturale.
In un’America infinitamente potente, che ha il dominio su tutto il mondo, il nemico esterno manca per definizione: la guerra non può che essere interna. Il nemico non è più una nazione, ma un’entità impalpabile, interna e esterna. Ora hanno cominciato a dargli un nome, “il mondo islamico”: diversi milioni di persone in America e un paio di miliardi nel mondo. Sarà difficile controllarli tutti quanti con il metal detector.