«Se mia moglie al semaforo viene messa nelle condizioni che o si fa lavare il vetro o viene aggredita non la devo proteggere? La devo far diventare fascista?». Questi gli angoscianti interrogativi che il ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha l’altra sera alla festa della Margherita scagliato in invettiva contro la sinistra radicale – pardon, «massimalista», come la definisce il Corriere della Sera – rea di dissentire dal “pacchetto sicurezza” da lui stesso annunciato.
A nostro modesto giudizio – certamente «burattinesco» e ispirato da una «sociologia d’accatto»: peggio, solidale con gli accattoni – la signora Amato potrebbe benissimo decidere da sola. Il marito e ministro pensa evidentemente il contrario. Pensa, forse, che essendo donna sia destinata a reagire all’eventualità da lui evocata – davvero disgraziata perché andrebbe a far parte d’un fenomeno piuttosto raro, quale il brigantaggio agli angoli delle nostre strade in questo 2007 – in maniera opposta al maschio e colto regista Giuseppe Tornatore. Le donne e “il popolino”, si sa, sono quasi sinonimi. E sono i nervi della «tigre della reazione» che Amato ci sollecita a «non svegliare mai»: ammansendola proprio coi provvedimenti che essa si aspetta.
La sinistra moderna e responsabile capisce e rilancia: come hanno fatto ieri stesso i primi cittadini di Bologna e Firenze, Sergio Cofferati e Leonardo Domenici, chiedendo «poteri di polizia ai sindaci». Di polizia giudiziaria, per la precisione, a loro e ai loro agenti municipali. Per poter «espellere indesiderati».
Un passo in più nella lotta contro il fascismo, il ritorno al bando, all’ostracismo. E un diabolico spiazzamento dei fascisti, quello dei sindaci modernamente democratici: chiedere loro stessi di diventare potestà, senza nemmeno bisogno dell’orbace ma senza farsi mancare la Milizia. Mossa che surclassa persino quella d’esser diventato l’uno il terrore dei lavavetri e l’altro dei writers – avendo la polizia giudiziaria già smentito a Bologna l’ipotesi d’un racket dei lavatori di parabrezza, come ha ricordato quel capzioso estremista di Bifo – ed entrambi di ambulanti, mendici e questuanti.
Solo un sociologo e storico d’accatto come Marco Revelli poteva denigrare la sana guerra agli accattoni e ai marginali quale retaggio dell’esperienza storica delle enclosures al tempo dell’accumulazione originaria. Senza rendersi e dar conto della grandezza, della lungimiranza politica, per esempio, d’un Enrico VIII: che i mendicanti, coraggiosamente, li faceva impiccare.
Ed è stato il burattinesco letterato Alberto Asor Rosa, dimettendosi da intellettuale di sinistra e perciò stesso svergognatamente confessandosi tale, a raffigurare la repressione dei “marginali” come la domestica caccia alle mosche con un giornale in pugno: deridendo l’intuizione che in tal modo, proprio come il cane di casa, il popolo bue venga distratto dai maggiori problemi. Intuizione invece geniale ed animata dalla missione principe dell’arte del governo, disconosciuta dal “massimalismo”: assicurare la stabilità dell’ordine sociale.
Persecutori di accattoni, puttane e ladruncoli sono stati, infatti, i grandi fondatori dello Stato moderno. Infischiandosene della politica e dell’avvertenza di quel rompiscatole del suo primo teorico nella modernità, Niccolò Machiavelli: ossia che «nuocono alle republiche i magistrati che si fanno e l’autoritadi che si dànno per vie istraordinarie» (Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, libro I, capitolo 34) quando invece «felice si può chiamare quella republica» dotata di «leggi ordinate in modo che, sanza avere bisogno di ricorreggerle, possa vivere sicuramente sotto quelle» (Discorsi, I, 2). Persino un magistrato come Giancarlo Caselli si attardava ancora ieri, intervistato da la Repubblica , sull’eredità garantista di questa ridicola clausola, disconoscendo così il valore maieutico dello Stato d’eccezione imposto contro i poveracci.
Il democratico e sottile Giuliano Amato ci aveva già avvertiti mercoledì proprio su la Repubblica : «Non possiamo identificare la sinistra con l’arringa difensiva di quegli avvocati dell’Ottocento, che a conclusione dei processi chiedevano sempre di assolvere gli imputati perché era sempre colpa della società». Di sinistra non era un Honoré Daumier che raffigurava umani quegli avvocati disperatamente intenti alla difesa dei disperati: di sinistra erano i leonini pubblici ministeri e i gorilleschi giudici di quelle caricature, magari gli stessi che come magistrati militari avevano fatto fucilare migliaia di operai parigini nel 1848 e decine di migliaia di comunardi nel 1871. Di sinistra erano Napoleone III e Thiers. E democratico era l’ordine sociale che rifiutava ogni limitazione dell’orario di lavoro, ogni garanzia salariale e persino ogni diritto politico ai proletari, senza parlare delle donne. Democratica era la sua difesa con la persecuzione di quante e quanti, tra i proletari e le donne, cercassero di vivere ai margini cui la «selezione naturale», nell’immutabilità dell’ordine, li spingeva. Democratico, progressista e civilizzatore fu incarcerare ladruncoli, accattoni, bambini vagabondi, “squilibrati” e disgraziate dedite alla prostituzione, per poi spedirli, dalla Francia come dal Regno Unito, dalla Spagna come dai Paesi Bassi, da tutt’Europa, a popolare di gente bianca e cristiana le colonie e la loro demografia dissanguata dallo sterminio degli autoctoni schiavizzati. Non conquistarono così la loro grandezza, estendendosi al West sino alla costa pacifica, anche gli Stati Uniti d’America?
E il ministro Amato, appassionatamente, ora grida: senza perseguire con misure d’emergenza la «microcriminalità» e più in generale i comportamenti che la sociologia positivista, prima della critica di quella d’accatto sinistrorsa, chiamava “devianti”, arriverà il fascismo. Quale straordinario errore, quello della sinistra tardo-novecentesca nel non aver colto la democratica forza stabilizzatrice sprigionata da Poujade e dall’Uomo Qualunque di Giannini! E pensate, ancor prima, che disastri si sarebbero evitati ascoltando Boulanger invece di Zola!
Dunque cosa di meglio oggi che somministrare alla bestia fascista che sonnecchia nel ventre del popolo, affinché non si desti, un po’ di fascismo a poco prezzo? Al prezzo cioè della vessazione di qualche migliaio di accattoni, vagabondi e puttane e d’una ridotta apartheid verso, che so io, i rumeni miserabili, purtroppo non rinchiudibili nei Cpt destinati agli extraeuropei. E’ appunto quanto il Viminale propone e i sindaci democratici dispongono.
Verrà poi, forse, il tempo di corrispondere al senso di disturbo suscitato dalla libertà di certi comportamenti sessuali che sconvolgono la tradizionale sensibilità popolare: insomma da froci, froce e chimerici transessuali. Se ne discuterà, allora: sempre meglio che lo faccia, misuratamente, un governo democratico, piuttosto che se ne occupi poi il Quarto Reich, no?
Inoltre, occorre pur mettere in agenda quei comportamenti abusivi, come l’occupazione di case in questo Paese le cui ricchezze economiche fioriscono felicemente sulla speculazione immobiliare minacciata dalla crisi, in un ordinato equilibrio tra abitazioni tenute sfitte e libero mercato dei prezzi col naturale e necessario corredo di decine di migliaia di sfrattati. Così anche per l’autogestione di spazi altrettanto abusivamente occupati, disturbando il roseo destino delle periferie-dormitorio, il ragionevole interesse della speculazione fondiaria e il vigoroso pullulare degli iper-mercati. D’altronde, non dà già l’esempio proprio il democratico sindaco di Bologna la colta? E sin d’ora, acutamente, fra i target del “pacchetto sicurezza” sono previsti i writers da Cofferati additati: affinché amministratori condominiali e Autostrade d’Italia non convergano con palazzinari e catene di distribuzione nella ricostituzione del Fascio.
C’è solo un intoppo: che di fronte a tale intelligente disegno di prevenzione del fascismo a colpi di Ur-Fascismus , ci sia gente che confonda i piani e senta il bisogno di resistere. E’ per questo che la sinistra massimalista deve smetterla e arrendersi, preventivamente. Anzi, possibilmente deve smettere proprio di essere. Per il bene della sinistra. E della democrazia.
P.S.: un umile consiglio al ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni. Nella sua operosità, per dare il suo contributo alla vigilanza democratica, oltre a scatenare la caccia agli insegnanti fannulloni ed a somministrare agli studenti le «regole che governano l’economia e i concetti fondamentali del mercato del lavoro», dovrebbe prendere misure più immediate sui libri di testo. Non sul calmieramento dei loro prezzi, è ovvio, ma sull’esclusione da essi di alcuni redatti da autori che aiutano l’avvento del fascismo: per esempio, i manuali di storia moderna di Marco Revelli e quelli di storia della letteratura italiana di Alberto Asor Rosa. Magari si potrebbe mandare a sequestrarli i vigili di Cofferati, Domenici e, ça va sans dire , Walter Veltroni.