I Ds-Ulivo si sdraiano su Sharon

Con 170 voti favorevoli, 18 contrari e 4 astenuti, il senato ha approvato il 2 febbraio il disegno di legge n. 3181 sulla ratifica del memorandum d’intesa stipulato dai governi italiano e israeliano in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa. Questo travolgente successo del governo Berlusconi, che potrebbe ripetersi alla Camera, è stato reso possibile dal fatto che il gruppo Democratici di sinistra-Ulivo si è schierato con il centro-destra. Dei 63 membri del gruppo, 37 hanno espresso voto favorevole: tra questi Massimo Brutti, Luciano Modica, Claudio Petruccioli. Tra i restanti, 23 non erano in aula: tra questi Gavino Angius, Antonio Iovene, Cesare Salvi. Una assenza per la maggior parte ingiustificata, dovuta per alcuni all’ignoranza della materia, per altri al tentativo di sottrarsi a una situazione imbarazzante: votare a favore, aiutando il falco Sharon, o contro, prendendosi l’accusa di «antisemitismo»?

Solo due membri del gruppo, Massimo Bonavita e Paolo Brutti hanno votato contro, mentre un altro, Franco Chiusoli, si è astenuto.

Hanno votato contro i tre senatori del Prc, i due del PdCI, e sette su dieci del gruppo Verdi – l’Ulivo (i cui assenti erano giustificati: Francesco Martone, già intervenuto in commissione esteri, era a Porto Alegre). Si sono aggiunti a questi, oltre ai due Democratici di sinistra, tre del gruppo misto (tra cui Achille Occhetto) e uno di Autonomie. Tra i quattro astenuti, Tana De Zulueta del gruppo misto.

La dichiarazione di voto contraria di Rifondazione comunista è stata fatta da Luigi Malabarba, il quale ha tra l’altro sottolineato che «il settore di punta dell’industria militare israeliana, con la quale l’Italia dovrebbe cooperare se verrà approvato questo disegno di legge, è quello segreto del nucleare, che ha costruito circa quattrocento testate con una potenza pari a quasi quattromila bombe di Hiroshima».

La ratifica del memorandum – ha dichiarato Luigi Marino dei Comunisti italiani – «costituisce una gravissima scelta di campo, politica e militare, filo-israeliana, ancora una volta una dimostrazione di supina acquiescienza agli interessi del governo degli Stati uniti d’America, che non coincidono né con gli interessi del nostro paese né con quelli dell’Europa».

«Quando votiamo in modo così veloce certi accordi internazionali – ha avvertito il verde Stefano Boco – spesso ne sottovalutimo l’importanza e le conseguenze, che a volte possono essere gravi».

A togliere ogni dubbio sulla validità del disegno di legge ci ha pensato il senatore Giorgio Tonini che, nel dichiarare il voto favorevole del gruppo Democratici di sinistra-Ulivo, ha sottolineato che «l’amicizia del nostro paese nei confronti dello Stato d’Israele è un elemento di fondo della politica estera italiana: sarebbe pertanto assolutamente incomprensibile inserire un elemento di sospetto nei confronti dello Stato d’Israele, fino ad arrivare ad esprimere perplessità rispetto a un accordo di cooperazione militare».

Proprio mentre Tonini pronunciava queste parole tra gli applausi del gruppo Democratici di sinistra-Ulivo e la soddisfazione del centro-destra, uno dei responsabili del Dipartimento di stato Usa, il falco John Bolton, dichiarava che Israele potrebbe lanciare un «attacco preventivo» contro gli impianti nucleari civili iraniani (possibilità già annunciata dal vicepresidente Dick Cheney) e il presidente George Bush, nel suo discorso sullo stato dell’Unione di mercoledì, sottolineava che «l’Iran resta il principale sponsor statale del terrorismo, che persegue la realizzazione di armi nucleari mentre priva il suo popolo della libertà che cerca e gli spetta».

Le stesse parole con cui è stata motivata la guerra «preventiva» contro l’Iraq.