I costituzionalisti: «Una pretesa basata su due falsità»

Il Presidente della Repubblica decide sia chi ricevere che quando dare l’incarico di governo. I costituzionalisti bocciano senza mezzi termini la nota di Forza Italia. Lo fanno nel metodo, perché come osserva Augusto Barbera «è grave che rappresentanti di gruppi parlamentari e perfino un sottosegretario intervengano per dire che Ciampi non può dare l’incarico a Prodi». Ma soprattutto gli esperti della materia lo fanno per merito, perché come ricorda Stefano Ceccanti, «Ciampi mantiene tutti i suoi poteri fino alla scadenza del mandato, cioè fino al 18 maggio».
La nota firmata da Bonaiuti, Bondi, Cicchitto, Schifani e Vito si fonda su due «falsità», viene spiegato. La prima è che ci sia un «preciso percorso istituzionale», che passa per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e termina con quella del capo dello Stato, esaurita la quale «il nuovo» presidente della Repubblica «potrà» affidare l’incarico di formare il nuovo governo. Una volta formati gli uffici di presidenza delle Camere, precisa Ceccanti, «si apre una finestra che consente a Ciampi di procedere alla nomina del governo». La Costituzione non contiene indicazioni specifiche a tal riguardo, e quindi sta al capo dello Stato «decidere se utilizzare i suoi poteri o se rinviare al successore». La scelta, sottolinea il docente di Diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, viene fatta «in termini di opportunità». Di fronte a «una maggioranza chiara», dice Ceccanti, «non si vede perché si debba rinviare la nomina di un governo che sarebbe in grado di ricevere la fiducia». In termini di seggi, la maggioranza c’è ed è quella uscita dalle urne il 10 aprile. Quanto sia «chiara» si vedrà dai voti di venerdì e sabato per l’elezione del presidente della Camera e soprattutto di quello del Senato, ma questo è un altro discorso. Certo, osserva Ceccanti, che Forza Italia metta le mani avanti fa ben sperare per il centrosinistra.
Rimanendo sul piano del diritto costituzionale, la seconda falsità contenuta nella nota di Forza Italia consiste nel dire che «improvvisi colpi di acceleratore» potrebbero risultare «in contrasto non solo con la prassi istituzionale ma anche con la legge elettorale proporzionale». Un modo per dire che non ci potrebbe essere nessuna finestra sufficientemente ampia da consentire la nomina del governo. Il motivo? La reintroduzione del proporzionale allunga le consultazioni, dovendosi formare i gruppi parlamentari e dovendo Ciampi ricevere non le coalizioni ma le singole forze politiche. Ma questo non è vero. Sottolinea il docente di Diritto costituzionale all’università di Bologna Barbera: «La legge elettorale voluta dal centrodestra ha introdotto il vincolo di coalizione e il premio di maggioranza». Così se è vero che è si è tornati al sistema proporzionale, è altrettanto vero che per la prima volta è stato introdotto il riconoscimento giuridico delle coalizioni. Che, si legge nel testo di legge, «depositano un unico programma elettorale nel quale indicano il nome e il cognome della persona da loro indicata come unico capo».
C’è tra l’altro anche un precedente che mostra come il capo dello Stato possa procedere consultando le coalizioni e non i singoli partiti che ne fanno parte. È quello di Oscar Luigi Scalfaro, che nel 1996 annunciò che avrebbe ricevuto le coalizioni perché, disse, «si sono confrontati nel nostro Paese due schieramenti, ai quali il corpo elettorale nella sua grande maggioranza ha fatto riferimento». L’episodio viene ricordato da Ceccanti, che osserva: «Qual è l’elemento di novità sopraggiunto con l’approvazione della nuova legge elettorale? Che le coalizioni, prima confinate su un piano puramente politico, ora esistono anche sul piano giuridico». Non solo perché vi si fa esplicito riferimento nel testo di legge, ma anche perché sono loro che ricevono il premio di maggioranza. «Sarebbe strano – conclude Ceccanti facendo un confronto tra il ‘96 e oggi – che il capo dello Stato avesse ricevuto le coalizioni quando esistevano solo politicamente e le ignorasse ora che sono state riconosciute giuridicamente».