Traduzione di l’Ernesto online
Alt all’ingerenza imperialista negli affari interni della Costa d’Avorio!
Fuori le truppe straniere!
Solidarietà con la lotta dei patrioti e progressisti ivoriani per spezzare le catene del neo-colonialismo!
Le grandi potenze imperialiste, USA e Francia, hanno deciso di imporre la loro marionetta Alassane Ouattara alla guida della Costa d’Avorio. Esse non esitano a indirizzare questo paese sulla strada della guerra civile per conservarlo con la forza sotto il loro controllo. La macchina mediatica internazionale di propaganda e di menzogne, ben rodata da decenni, è stata messa in moto per far credere, senza alcuna prova incontestabile, che le ultime elezioni presidenziali sarebbero state vinte dal candidato favorito dalle grandi potenze. Le potenze imperialiste invocano i risultati fabbricati da una Commissione elettorale presunta indipendente ma in realtà composta nella sua stragrande maggioranza da rappresentanti di forze politiche che sostengono Ouattara. Esse vogliono sbarazzarsi di Gbagbo divenuto incontrollabile per la sua tendenza a cercare di sfruttare le contraddizioni inter-imperialiste.
Attraverso il suo sostegno a Ouattara e andando oltre il suo mandato in Costa d’Avorio, l’ONU dimostra apertamente e una volta di più di essere diventata dopo la sparizione del campo socialista uno strumento di spartizione del mondo in zone di influenza e di dominazione dei paesi imperialisti.
L’Unione Europea manifesta ancora una volta la sua natura di blocco imperialista che se la intende con l’imperialismo americano, malgrado le contraddizioni, quando si tratta di fare fronte comune per schiacciare ogni tentativo di mettere in causa il saccheggio organizzato dall’ordine imperialista mondiale.
Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno da parte loro deciso di non avere elementi per riconoscere che il presidente (Gbagbo) sia stato eletto democraticamente. Questo argomento è di un’ipocrisia senza limiti quando si ricordi che il FMI aveva sbloccato senza esitazione più di un miliardo di dollari a favore della giunta militare dell’Honduras al servizio degli USA solo qualche settimana dopo che questa aveva rovesciato il presidente Zelaya democraticamente eletto e desideroso di emancipare il suo paese dalla tutela militare e politica americana.
La palma del primato nell’ipocrisia deve essere assegnata al presidente della Corte Penale internazionale che minaccia brutalmente di perseguire Laurent Gbagbo per “crimini contro l’umanità”. I popoli non l’hanno mai sentito lanciare avvertimenti simili ai dirigenti israeliani nel corso dei grandi massacri del dicembre 2008 a Gaza, o ai dirigenti USA per le centinaia di migliaia di iracheni uccisi in seguito alla loro occupazione dell’Iraq, o ancora ai responsabili colombiani colpevoli dell’assassinio di migliaia di progressisti.
In questo concerto di vociferazioni, minacce, ingiunzioni e pressioni per far rientrare nei ranghi la Costa d’Avorio, il presidente dell’ex Stato colonizzatore ha intimato in modo fragoroso, con la vecchia mentalità colonialista, a Gbagbo di lasciare il potere “prima della fine della settimana”.
Queste ingerenze scandalose negli affari interni di un paese sovrano dimostrano che la volontà di insediare Ouattara si iscrive in uno scenario minuziosamente elaborato. La presunta Commissione elettorale indipendente non è che una messa in scena destinata a coprire di una falsa legalità la scelta operata dalle grandi potenze imperialiste ancora prima dello svolgimento delle elezioni. Inoltre, le regioni dove Ouattarà si vanta di aver ottenuto il maggior numero di voti sono le regioni consegnate all’intimidazione e all’arbitrarietà delle “Forze nuove” sostenute dall’imperialismo francese.
Quale che sia l’opinione che ci si è fatti delle manovre, dei maneggi e degli obiettivi di Gbagbo dopo più di 20 anni, ciò che emerge e che popoli sempre più numerosi in Africa non sopportano più i legami neo-coloniali basati sulla dipendenza, l’arretratezza economica e la miseria. Essi non accettano più né le dittature aperte né quelle che si camuffano sotto una democrazia di facciata -così cara alla socialdemocrazia – e instaurate dalle “borghesie compradore” e dall’imperialismo per perpetuare il saccheggio delle ricchezze e del frutto del lavoro.
E’ chiaro che nella lotta perché i popoli dell’Africa beneficino delle loro ricchezze naturali e se ne servano come strumento di sviluppo e di progresso, gli antimperialisti si collocano a fianco delle forze che vogliono spezzare le catene della dipendenza. La questione di conoscere chi ha vinto veramente le elezioni diviene secondaria quando si sa che i partigiani della perpetuazione dei rapporti di dominio dispongono del possente sostegno finanziario e mediatico della borghesia imperialista che consente loro di comprare i voti, di influenzare la scelta degli elettori, di dividere le classi e gli strati dei lavoratori, di intimidire vaste categorie e forze sociali, di falsificare i risultati elettorali, di diffondere menzogne a sostegno delle loro manovre per mettere da parte i disturbatori, e installare i dirigenti che stanno ai loro piedi. I risultati di queste elezioni non sono il criterio assoluto per definire la posizione delle forze antimperialiste in Africa e nel mondo soprattutto quando le grandi masse del paese si mettono in movimento per voltare la pagina del neocolonialismo, quali che siano i limiti politici dei dirigenti che rifiutano di piegarsi alla brutalità degli imperialisti.
In ogni caso, è al popolo ivoriano che spetta di decidere in modo sovrano del suo destino. Esso non ha bisogno dell’intervento di forze imperialiste straniere per designare democraticamente i suoi dirigenti, né dei loro pseudo osservatori per “mettere il timbro” ai risultati dello scrutinio elettorale. L’imperialismo mai e da nessuna parte è intervenuto per portare la libertà e la democrazia. Dovunque esso intrighi e invii le sue truppe, non porta che guerra civile, rovina e sventure. Il suo solo obiettivo è di piazzare delle marionette autoctone devote agli interessi della grande borghesia finanziaria.
Spetta ai popoli, alle loro forze progressiste e antimperialiste decidere della condotta delle lotte per instaurare, senza intervento esterno, un regime democratico al servizio dei loro interessi legittimi.
I popoli devono esigere la partenza delle truppe francesi e di quelle dell’ONU che ha dimostrato la sua parzialità sostenendo Ouattara, valletto del neocolonialismo e uomo del FMI, le cui ingiunzioni in 20 anni hanno sprofondato la Costa d’Avorio in una grave regressione economica e sociale.
I comunisti algerini denunciano il silenzio del governo algerino e della coalizione presidenziale “islamo-nazionalista”che si rifiutano di condannare le ingerenze straniere negli affari interni del popolo ivoriano o di prevenire la strumentalizzazione dell’Unione Africana da parte dei dirigenti africani al servizio del neocolonialismo. I comunisti algerini denunciano la diffusione della propaganda filo-imperialista da parte della televisione algerina, della stampa governativa e di quella privata che, salvo rarissime eccezioni, riprende con zelo le menzogne fabbricate dai sostenitori della Francafrique per demonizzare i patrioti della Costa d’Avorio e fare l’apologia degli uomini controllati dalle potenze straniere.
I comunisti algerini denunciano il silenzio dei partiti istituzionali cosiddetti democratici di fronte a questa offensiva neo-coloniale senza precedenti per terrorizzare i popoli e imporre dei dirigenti docili.
L’Alleanza nazionale repubblicana (ANR) non ha battuto ciglio. Anche il Collettivo dei Cittadini per la Difesa della Repubblica ha mantenuto il silenzio. Il suo portavoce si era recato due anni fa dall’ambasciatore degli USA per “spiegargli” il presunto senso della lotta della sua organizzazione contro il potere e ottenere l’appoggio di questa potenza imperialista.
Il Fronte delle Forze Socialiste, membro dell’Internazionale Socialista, di cui uno degli uomini più illustri – Dominique Strauss-Kahn, DG del FMI – sta cercando di strangolare la Costa d’Avorio, non riesce a immaginare la lotta per il cambiamento di regime se non con il sostegno delle grandi potenze imperialiste e non attraverso il lavoro in direzione delle masse popolari sulla base di un’alternativa democratica e antimperialista di progresso.
I capi del Movimento per l’autonomia della Kabilya non possono che stare a guardare in silenzio se non vogliono perdere il sostegno dei neocolonialisti francesi decisi a provocare una situazione di frammentazione dell’Algeria che gli permetterebbe un giorno di assumere il controllo delle zone petrolifere.
Uomini completamente tagliati fuori dal loro popolo come i dirigenti del RDC non starebbero alla guida dell’Algeria se non avessero l’appoggio e la benedizione dei dirigenti imperialisti americani e francesi, come è già stato rivelato da certi “cablogrammi” non smentiti di WikiLeaks. Il loro biglietto da visita politico internazionale è scritto con un inchiostro carico di odio contro i principali dirigenti patriottici degli anni 70, quando l’Algeria aveva nazionalizzato le ricchezze monopolizzate dalle società francesi per garantire lo sviluppo, e che si collocavano con fermezza a fianco dei popoli in lotta per la loro liberazione nazionale.
I comunisti algerini sperano che i progressisti ivoriani siano in grado di unirsi di fronte alla Santa Alleanza imperialista, sappiano evitare le trappole delle divisioni tribali, in cui il colonialismo ha sempre eccelso per consolidare il suo dominio, diano prova di fermezza, incoraggiando la mobilitazione delle masse popolari ed appoggiandosi ad esse per resistere alle pressioni esterne.
I comunisti algerini rivolgono un appello perché si sviluppi la solidarietà di tutte le forze antimperialiste e di progresso in Algeria, in Africa, in Francia e in tutto il mondo con la lotta del popolo ivoriano per un’autentica indipendenza e una democrazia al servizio dei suoi interessi fondamentali.
I comunisti algerini sono convinti che questa solidarietà favorirà la creazione di veri legami di cooperazione, liberati da ogni velleità nao-coloniale, tra i popoli africani e i lavoratori francesi, che soffrono gli uni e gli altri per la stessa dominazione esercitata in Francia come in Africa da un’oligarchia arrogante, quella dei grandi gruppi finanziari sfruttatori, come quelli di Bolloré, Bouygues, Areva, etc.