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Traduzione dal francese di Massimo Marcori per l’Ernesto online
Dichiarazione del Partito algerino per la Democrazia e il Socialismo
La crisi internazionale del capitalismo rende le oligarchie finanziarie e militar-industriali più autoritarie, più pericolose, più bellicose e aggressive nella loro corsa per far crescere senza limiti i loro scandalosi profitti ed estendere le loro sfere d’influenza, di sfruttamento e di dominio.
La lotta che oppone i lavoratori e i popoli ai capitalisti, ai monarchi e ai despoti al servizio degli imperialisti si inasprisce. A milioni i lavoratori difendono le loro conquiste sociali, nonostante la disinformazione, le menzogne diffuse su scala planetaria e l’assenza totale di autentici dibattiti e contraddittori sui grandi media controllati da un pugno di oligarchi arricchiti dallo sfruttamento sfrenato della classe operaia. Anche malgrado il tradimento dei dirigenti delle grandi centrali sindacali legate al capitalismo, che rifiutano di coordinare le lotte dei lavoratori e di organizzare le solidarietà intercategoriali, ostili agli scioperi generali sotto il vergognoso pretesto di arrecare danno alla situazione dei lavoratori paralizzando l’economia.
La socialdemocrazia partecipa attivamente alla difesa del sistema capitalista, all’applicazione delle politiche di austerità decretate per far sopportare dai lavoratori e i popoli dei paesi economicamente dominati il costo del salvataggio delle banche e dei loro grandi azionisti. Essa ha delegato le sue personalità più illustri alla testa del FMI, dell’OMC e della Confederazione sindacale internazionale, erede della CISL creata dalla CIA, per cogestire il sistema imperialista mondiale, fare rientrare nei ranghi i popoli legati alla loro sovranità di decisione.
In Europa occidentale, dalla Gran Bretagna alla Grecia passando dal Portogallo alla Spagna, ovunque nel mondo dove la borghesia schiaccia i lavoratori sotto il suo “tallone di ferro”, gli uomini del capitale applicano la stessa ricetta: proseguire l’attacco generale contro le conquiste sociali strappate nel corso di decenni di lotte e sacrifici ininterrotti, far pagare dai lavoratori le centinaia di miliardi di dollari o di euro offerti ai grandi banchieri per salvarli dal fallimento, spremere i lavoratori per versare ai più ricchi gli interessi dovuti dallo stato capitalista sui titoli del debito pubblico creato artificialmente a seguito dei regali fiscali generosamente accordati a questi stessi privilegiati.
Nei vecchi paesi socialisti, i lavoratori vivono l’inferno in terra. La disoccupazione sconosciuta all’epoca del socialismo batte ogni record. I nuovi strati medi creati dai regimi controrivoluzionari per difendere il nuovo ordine sociale vivono sotto trasfusioni. I crediti colossali contratti presso i paesi capitalisti fanno aleggiare la minaccia permanente di un crack. Le promesse di un mondo migliore, con cui i controrivoluzionari al soldo dell’imperialismo li avevano illusi, si sono rivelati pure menzogne. Le illusioni crudelmente scoperte cedono il posto alla presa di coscienza e alla lotta. La maggioranza dei lavoratori di questi paesi oggi rimpiange di essersi lasciata imbrogliare e di aver perso un sistema politico e sociale che, malgrado insufficienze superabili, gli assicurava un’esistenza di dignità ed esplorava le vie inedite di una società libera dallo sfruttamento e dalle ingiustizie.
I popoli tengono testa all’imperialismo
In America latina, i regimi progressisti e antimperialisti consolidano la loro solidarietà di fronte agli incessanti complotti degli USA e dei suoi alleati in questi paesi. Cuba tiene testa agli imperialisti che si infuriano per non poter piazzare un regime fantoccio.
In Africa, le forze rivoluzionarie si organizzano, si coordinano sempre di più e animano lotte politiche e sindacali per sbarazzarsi delle catene neo-colonialiste della Francia. Essa segna la sua presenza negativa imponendo assieme agli USA una marionetta alla testa della Costa d’Avorio dopo aver cacciato con la forza Gbagbo dal potere. I neo-colonialisti non hanno tollerato che egli abbia tentato di resistere al loro volere e abbia messo fine agli scandalosi privilegi di cui godevano i grandi gruppi finanziari in questo paese, gruppi sostenuti a fondo da Sarkozy come Bouygues, Bolloré, Total-Fina. In Tunisia e in Egitto, i popoli hanno ottenuto una prima grande vittoria democratica cacciando i propri dittatori Ben Ali e Mubarak, La lotta non è che agli inizi per i lavoratori allo scopo di sostituire l’attuale sistema sociale che rappresenta gli interessi della borghesia compradora e sfruttatrice con un regime al servizio dei lavoratori, dei contadini poveri e dei giovani che non hanno che la propria forza di lavoro manuale ed intellettuale per vivere.
In Libia, dove la situazione è più complessa, gli stati imperialisti vogliono imporre a colpi di missile un regime compiacente che ristabilisca l’onnipotenza che essi detenevano sul gas e il petrolio prima della nazionalizzazione negli anni 70. Il loro scopo è di mettere le mani su tutto il petrolio dell’Africa del Nord e sulle ricchezze potenziali del Sahel. Essi sostengono un movimento di rivolta di cui molti capi sono degli integralisti usciti opportunamente dalla prigione di Guantanamo e dei monarchici: Essi hanno sfruttato lo scontento originato dai metodi dispotici del governo divenuti insopportabili per tutti gli strati sociali e le conseguenze di una politica ultra-liberale di impoverimento che essi stessi hanno imposto nel 2006 al regime libico in cambio della fine del blocco criminale che ha duramente colpito questo paese in guerra da vent’anni.
In Marocco la lotta di massa per abolire la monarchia sostenuta dalle potenze imperialiste è agli inizi. In Algeria le lotte per la democrazia proseguono dopo l’esplosione dell’Ottobre del 1988.
Saluti dai comunisti algerini a tutti coloro che si battono contro la borghesia
Saluti alle lotte dei lavoratori dei cinque continenti e ai comunisti che compiono con grande ostinazione un lavoro per organizzare e orientare queste lotte contro il capitalismo, per il socialismo.
Saluti al recente congresso della Federazione sindacale mondiale, svoltosi ad Atene dal 6 al 10 aprile. Le sue decisioni serviranno da stimolo alla combattività dei lavoratori risoluti a difendere le proprie conquiste sociali e a prepararsi per le battaglie di classe decisive contro il capitalismo. I comunisti algerini invitano la classe operaia algerina a rafforzare i suoi legami con la FSM, affidabile strumento di coordinamento internazionale delle lotte operaie nel mondo, di solidarietà proletaria, di unità per sconfiggere i piani dell’imperialismo.
Essi esprimono i loro sentimenti di solidarietà con tutti i lavoratori e i popoli impegnati nella lotta per la democrazia, il progresso sociale e la difesa dell’indipendenza del proprio paese nei confronti delle bramosie delle multinazionali e degli stati imperialisti, specialmente nei paesi arabi.
Saluti ai lavoratori algerini che vivono in Francia da immigrati, in particolare in questo periodo in cui, per rompere la resistenza della classe operaia alle operazioni di smantellamento delle conquiste sociali, la borghesia francese è ricorsa a diversivi e metodi di divisione più ripugnanti. Molte campagne sono orchestrate per trasformare le differenze religiose in fonti di conflitto. Mentre sono accordate facilitazioni alle forze di estrema destra per riversare il loro odio per lo straniero e il loro razzismo, ad iniziare dai canali televisivi.
I comunisti algerini esortano i lavoratori di origine algerina, come tutti gli altri lavoratori immigrati, a rafforzare i propri legami con i loro compagni francesi, a lottare assieme contro lo sfruttamento capitalistico, a sconfiggere i piani anti-operai della borghesia francese, a prendere parte alle lotte per costruire autentiche organizzazioni politiche e sindacali di classe che dirigano le loro lotte per l’abolizione del capitalismo, per il socialismo.
Le lotte politiche e sociali si intensificano in Algeria
Nel nostro paese, le lotte si sono intensificate dall’inizio dell’anno per una più giusta redistribuzione del reddito nazionale. Scioperi, manifestazioni, occupazioni di luoghi pubblici di un’ampiezza senza precedenti scuotono il paese. I lavoratori non accettano che le risorse petrolifere vadano a profitto di una minoranza di ricchi, di trafficanti e di responsabili corrotti. Ogni categoria ha fatto sentire la propria voce per strappare aumenti salariali. I giovani studenti respingono le decisioni che riguardano il loro futuro che sono state prese in applicazione delle direttive dettate dall’Unione Europea senza che siano stati consultati. Essi hanno condotto lotte ammirevoli, malgrado le bastonate, per obbligare le autorità al dialogo. Il Partito algerino per la Democrazia e il Socialismo saluta le lotte dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, degli studenti. Saluta le guardie comunali e i gruppi di legittima difesa – grazie ai quali le incursioni degli islamisti armati è stata sconfitta – nelle loro lotte per il riconoscimento dei propri diritti legittimi. La loro determinazione e unità hanno avuto ragione delle intimidazioni del ministro degli interni.
Il Partito algerino per la Democrazia e il Socialismo deplora che i lavoratori dei settori produttivi siano a grande maggioranza i peggio pagati, nel settore privato come in quello pubblico. I capitalisti abusano di contratti a tempo determinato per diffondere la rassegnazione e il terrore sociale. I sindacati non sono tollerati e i sindacalisti sono perseguitati sistematicamente. Moltissimi lavoratori percepiscono un salario inferiore al SNMG o non sono registrati presso la sicurezza sociale. Nel settore pubblico, i dirigenti oppongono sistematicamente alle rivendicazioni dei lavoratori il ricatto della minaccia di chiusura delle loro fabbriche. Gli scioperi dei lavoratori della zona industriale di Rouiba dell’anno scorso sono state seguite da operazioni di repressione con la complicità dell’UGTA.
Non c’è altra via per migliorare le condizioni di vita della classe operaia e di cambiare la situazione (assunzione permanente dei giornalieri e dei “contrattuali”, aumento dei salari, ripristino della medicina del lavoro, formazione continua, rilancio delle mense, ecc.) fuori dalla creazione di autentici coordinamenti combattivi che preparino il terreno alla costruzione, nelle lotte quotidiane, di sindacati di classe, di massa, democratici, unitari, patriottici e internazionalisti, di sindacati di rottura col capitalismo.
Fronteggiare gli intrighi dell’imperialismo e le azioni ingannevoli dell’opposizione ultra-liberale
La crescita del malcontento popolare, l’esigenza largamente condivisa in seno delle masse popolari di farla finita con le disuguaglianze sociali, di mettere termine al sequestro da parte di una minoranza sulle ricchezze del paese, di orientare l’utilizzo degli introiti petroliferi verso un autentico sviluppo, di strappare le libertà democratiche imbrigliate a 20 anni in nome della lotta al terrorismo islamico, di portare alla testa delle istituzioni rappresentanti democraticamente eletti dalle aspirazioni dei lavoratori, tutto ciò inquieta fortemente i differenti clan della borghesia compradora, affarista e sfruttatrice e l’imperialismo. Queste forze hanno ingaggiato una lotta per eliminare le personalità screditate del regime al fine di impedire la trasformazione di questo malcontento generale in una rivoluzione democratica popolare che confischerebbe le fortune acquisite con la corruzione e l’accaparramento dei beni della nazione e intaccherebbe i privilegi accumulati da una minoranza di oligarchi dopo la svolta dichiarata verso il capitalismo alla fine degli anni 1980.
Le potenze imperialiste cercano di sfruttare questo malcontento per accentuare la loro influenza sull’Algeria, impadronirsi della sue ricchezze petrolifere, e installarvi basi militari a partire dalle quali esse perpetuerebbero il dominio sull’Algeria e controllerebbero vaste zone dell’Africa
Un’alleanza antinazionale si è di fatto intessuta tra l’imperialismo, l’opposizione borghese ultra-liberale e frazioni importanti del regime pronte ad ogni compromesso pur di conservare i propri privilegi. L’aggressione alla Libia da parte dei paesi imperialisti si iscrive in un piano di ricolonizzazione di Stati che dispongono di ricchezze naturali e petrolifere importanti. Essa prepara il terreno ad un attacco contro l’Algeria sotto diversi pretesti. Con la sua politica antipopolare, i suoi metodi antidemocratici, i suoi compromessi con le correnti oscurantiste, le sue concessioni alle esigenze dell’imperialismo – aggiustamenti strutturali, accordi di partenariato con l’Unione europea, complicità davanti alle aperte ingerenze delle potenze imperialisti e dei loro ambasciatori – il regime algerino ha creato tutte le condizioni favorevoli ad un intervento straniero nelle lotte interne.
Questo piano che sprofonderà il paese in una miseria indicibile deve essere sventato con la più ampia mobilitazione popolare. I lavoratori che hanno più da perdere da queste manovre devono organizzarsi e battersi per assumere un ruolo essenziale per la sua sconfitta.
La domanda è: rivoluzione per instaurare uno stato democratico e popolare, patriottico e antimperialista o contro-rivoluzione borghese, antinazionale, sottomessa all’imperialismo e al neocolonialismo?
Spetterà ai lavoratori giocare un ruolo dirigente in questa cruciale battaglia, nell’alleanza indispensabile con i contadini laboriosi e gli strati intermedi che vivono del loro lavoro manuale e intellettuale, senza i quali gli strati sociali instabili non esiteranno a barattare l’indipendenza del paese e a far sprofondare le popolazioni in una maggiore indigenza.
Questo ruolo dirigente non può essere assunto che dal rafforzamento del partito dei comunisti, il PADS, dagli operai più combattivi e più consapevoli, gli intellettuali e la gioventù rivoluzionaria. E’ a questa condizione che si costruirà un fronte patriottico e antimperialista e potrà opporre ai pani imperialisti una barriera indistruttibile.
Abbasso il capitalismo!
Viva l’internazionalismo proletario!
Contrastare gli intrighi dell’imperialismo e dei suoi alleati interni!
PADS