I bombardamenti britannici erano illegali, dice il “Foreign Office”

da Times on line, 19 giugno 2005

Un’incremento consistente dei bombardamenti britannici e americani sull’Iraq nel periodo immediatamente precedente la guerra vera e propria per “mettere sotto pressione il regime” era illegale per la legge internazionale, secondo il parere del Foreign Office.
Il parere era stato dato in un primo momento ai primi ministri nel marzo del 2002. Due mesi dopo gli aerei della RAF e dell’USAF hanno iniziato le loro attività con l’intenzione di provocare la reazione di Saddam Hussein e dare agli alleati un pretesto per la guerra.
Il documento del Foreign Office rivela che l’azione militare per mettere sotto pressione il regime era contraria alla legge dell’ONU, nonostante gli statunitensi affermino il contrario.
La decisione di provocare gli iracheni è emersa dalla fuga di notizie rispetto ad appunti di una riunione tra Tony Blair e i suoi consiglieri superiori; il cosiddetto “Downing Street Memo” pubblicato dal giornale Sunday Times poco prima delle elezioni generali.
In America alcuni deputati Democratici hanno sostenuto la settimana scorsa che gli appunti contenevano le prove per mettere sotto accusa il presidente George Bush.
Tra gli altri, alla riunione del 23 luglio 2002, erano presenti Blair, Geoff Hoon, allora segretario della difesa, Jack Straw, ministro degli esteri, e Sir Richard Dearlove, allora capo del MI6 (Ministero dell’intelligence). Dagli appunti emerge che Hoon affermò che gli Usa avevano iniziato le attività per mettere sotto pressione il regime.
Le cifre del Ministero della difesa per le bombe lanciate dalla RAF sull’Iraq meridionale ottenute dai Liberal Democrats tramite le risposte scritte del House of Commons (Parlamento) rivelano che la RAF era attiva nei bombardamenti tanto quanto gli americani e che le attività sono iniziate nel maggio del 2002.
Comunque, la fuga di notizie dal Foreign Office, che era anche allegata alle istruzioni per il Cabinet Office alla riunione di luglio, ha stabilito chiaramente che gli aerei degli alleati erano incaricati legalmente di pattugliare le zone “no-fly” nel nord e nel sud dell’Iraq solo come deterrente agli attacchi delle forze di Saddam sulle populazione Kurde e Shia.
Gli alleati non avevano il diritto di usare la forza militare per esercitare una qualsiasi pressione sul regime.
Gli ufficiali americani superiori hanno ammesso che l’aumento dei bombardamenti sulle installazioni irachene era stato concepito per “indebolire” le difese aeree. Gli attacchi erano iniziati sei mesi prima che l’ONU approvasse la risoluzione 1441, che gli alleati sostenevano abbia autorizzato l’azione militare; la guerra scoppiò poi definitivamente nel marzo 2003.
Questo fine settimana Lord Goodhart, dei Liberal Democrats, vice presidente della Commissione internazionale dei giuristi e un’autorità mondiale sulla legge internazionale, ha detto che l’intensificazione dei bombardamenti era illegale se concepita per mettere sotto pressione il regime.
Goodhart ha detto che la risoluzione 688 dell’ONU, usata degli alleati per giustificare le pattuglie alleate sopra la zona “no-fly”, non era adottata sotto il Capitolo VII della carta dell’ONU che riguarda tutti gli argomenti per l’autorizzazione della forza militare.
“Mettere sotto pressione l’Iraq non è una cosa legale” ha detto Goodhart, che è anche il Lord Chancellor del governo ombra Liberal Democrat.
Il consiglio del Foreign Office ha notato che gli americani hanno sostenuto “a volte” che gli aerei alleati erano lì per far rispettare le risoluzioni 688 e 687, che hanno ordinato all’Iraq di distruggere le sue armi di distruzione di massa.
“Questo punto di vista è contrario alla risoluzione 687, che non si occupa della repressione della populazione civile irachena, e anche alla risoluzione 688, che non era adottata sotto il Capitolo VII della carta delle Nazioni Unite, e non contiene nessuna disposizione per l’uso della forza” dice il consiglio.
Uno degli avvocati del Foreign Office che ha scritto il documento, Elizabeth Wilmhurst, si è dimessa nel marzo del 2003 in protesta alla decisione di andare in guerra senza una risoluzione dell’ONU che autorizzasse specificatamente la forza militare.
La maggiore intensificazione dei bombardamenti, chiamata dal Pentagono “Blue Plan”, è iniziata alla fine di agosto del 2002 dopo una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale americana alla Casa bianca in quel mese.
Il comandante alleato Generale Tommy Franks ricordava nella sua autobiografia “American Soldier” (Soldato americano) che durante quella riunione egli rifiutò la richiesta di Condoleezza Rice, la consigliera nazionale per la sicurezza nazionale, di diminuire le pattuglie di bombardamento perché egli voleva usarle per rendere le difese irachene “il più debole possibili”. Il comandante alleato ha usato specificatamente “spikes of activity” (punte di attività) nel suo libro. L’avanzamento ad una guerra aerea totale era anche illegale, secondo Goodhart: “se, come sembra suggerire Franks, lo scopo era di indebolire l’Iraq per una futura invasione o anche di intimidire l’Iraq, le forze della coalizione agivano senza l’autorizzazione legale”.
Benché la legalità della guerra fosse più un problema in Gran Bretagna che in America, le rivelazioni indicano che anche Bush ha agito illegalmente, visto che il Congress non ha autorizzato l’azione militare fino all’11 ottobre 2002.