«Ho visto il fosforo bianco incenerire Falluja»

«A Falluja ho visto corpi bruciati di donne e bambini. Il fosforo bianco esplode a forma di nuvola. Chi si trova nel raggio di 150 metri non ha scampo». Jeff Englehart è un ex marine, un veterano dell’Iraq che nel novembre 2004 assistette agli ultimi due giorni dell’offensiva Usa nella roccaforte della guerriglia sunnita. Un marine contro la guerra, un blogger autore di un diario online (www.ftssoldier. blogspot.com) e uno dei testimoni chiave di «Falluja, la strage nascosta», il documentario di 22 minuti realizzato da Sigfrido Ranucci per RaiNews 24 . L’impiego del fosforo bianco a Falluja fu confermato dal Pentagono il 27 gennaio 2005. Giornalisti di diverse testate al seguito dei 12 mila soldati videro quelle nuvole bianche che, come disse una fotografa del New York Times , «rischiavano di colpire gli stessi marines». «Servono solo a illuminare le postazioni nemiche – spiegò il ministero della Difesa -, e non sono armi illegali». Sulla carta, un proiettile al «white phosphorus» a questo servirebbe, a illuminare un chilometro quadrato per due minuti con una potenza di «un milione di candele». Sulla carne, invece, il Willy Pete (come è chiamato per via delle iniziali) è devastante: «Brucia i corpi – racconta l’ex marine Jeff, già intervistato da Diario alcuni mesi fa -. Li scioglie fino alle ossa, lasciando intatti i vestiti». Un’arma «da usare sul campo di battaglia, non in una città abitata».
Falluja era abitata. Non tutti i civili seguirono l’ordine di evacuazione. Gli americani non hanno mai parlato di vittime civili ma di «1.600 combattenti nemici uccisi» e di «51 soldati Usa».
Organizzazioni non governative fanno partire il bilancio da 800 morti, tra cui donne e bambini. Il documentario di Rainews 24 , sostiene Sigfrido Ranucci, «è la prova che gli Usa hanno usato il fosforo bianco non solo per illuminare la città, ma per distruggerla».
«La strage nascosta» mostra i volti di un orrore senza nome. Il biologo Mohammed Tareq al Deraji, 33 anni, direttore del Centro Studi per i diritti umani e la democrazia di Falluja, denuncia l’uso del fosforo bianco, che ambiguamente i tecnici non mettono tra le «armi chimiche» ma tra quelle «incendiarie». Al Deraji è lo stesso che fornì al Diario alcuni video e circa 400 foto di cadaveri, scattate dopo l’offensiva, anche se allora non puntò molto il dito su Willy Pete. Giuliana Sgrena invece nel documentario racconta: «Avevo raccolto testimonianze sull’uso del fosforo e del napalm da alcuni profughi di Falluja, li avrei dovuti incontrare il giorno in cui mi hanno rapita».
Nel 1985 fu provato l’uso del fosforo bianco (fornito da Washington) contro civili in Salvador. Nel 1945, cinquantamila abitanti di Amburgo morirono bruciati da quella sostanza incolore, che sa di aglio e serve pure a creare barriere di fumo. Si deposita sulla pelle e non va via. Gli abitanti di Amburgo cercarono rifugio nei laghi. Uscendo dall’acqua, al contatto con l’ossigeno il fosforo riprendeva a bruciare. A spolparli. Quanti sono morti a Falluja nello stesso modo?