«Ho visto i corpi bruciati dal fosforo bianco»

La verità sui fatti di Falluja comincia ad emergere. Dopo le imbarazzate ammissioni del Pentagono, ecco delinearsi altri brandel
lli di una storia forse ancora
in gran parte da scrivere. Nell’aprile e nel novembre dello scorso anno il comando Usa puntò con decisione sulla «soluzione militare», cioè sull’eliminazione fisica degli insorti e dei terroristi. Le battaglie di Falluja rappresentarono l’epicentro di questa strategia. Oggi appare chiaro che i generali americani hanno fallito e che sono state usate armi devastanti e proibite che hanno ucciso molti civili. La testimonianza offerta ieri da Mohamad Tareq al Deraji, direttore del centro per i diritti umani di Falluja, ospite di RaiNews e degli autori dello scoop sul fosforo bianco, è stata da questo punto di vista importante. L’ospite iracheno non solo ha confermato che molti abitanti della città sono stati «bruciati» dalle bombe al fosforo e che una «grande nube» ha avvolto le case, ma ha mostrato una tessera, concessa e firmata dai militari Usa, che, ancora oggi disciplina gli accessi a Falluja, che resta dunque una sorta di carcere nel quale sono ancora custoditi terribili segreti. «Gli americani – ha detto al Deraji riferendosi al primo assedio (aprile 2004) – non diedero alla popolazione il tempo per evacuare la città. Poi scaricarono un diluvio di bombe a frammentazione. Nei mesi successivi sono nati molti bambini con gravi malformazioni, abbiamo registrato un vertiginoso aumento dei tumori».
L’altro attacco avvenne nell’autunno del 2004. Al Deraji ha confermato di aver visto molti cadaveri che presentavano evidenti bruciature, ma con i vestiti intatti. Si sa infatti che il fosforo agisce solo quando viene a contatto con l’acqua contenuta nel corpo umano e non con i tessuti dei vestiti. La battaglia – ha ricordato l’ospite iracheno – si è svolta soprattutto sui due lati della strada principale di Falluja. «Al termine dei combattimenti – ha proseguito Al Deraji – gli americani hanno trasportato 300 cadaveri in un capannone che serviva per i sacchi di patate. Altri corpi sono riamasti abbandonati nelle case. I cadaveri sono stati fotografati ed “etichettati”. Il Cd con le immagini è stato consegnato all’ospedale, ma è sparito ben presto. Chiunque può tuttavia verificare le matricole poste su ciascun cadavere». Al Deraji ha parlato anche dell’uso da parte dell’esercito Usa di gas paralizzanti e soffocanti, di un «odore di mele» che impregnava l’aria, di corpi (anche di bambini) gettati nel fiume, e di un’ inaccessibile «fossa comune». Più volte, nel corso dell’incontro ospitato ieri nei locali della Federazione della stampa a Roma, l’ospite iracheno ha assicurato di aver visto «corpi decomposti solo in alcune parti, cadaveri con i vestiti intatti». Su questo punto, cioè sull’uso del fosforo bianco non solo contro specifici obiettivi militari (come afferma il Pentagono), restano pochi dubbi soprattutto perché le immagini del video realizzato da Rainews 24 (erano presenti ieri il direttore Morrione e gli autori dell’inchiesta, Torrealta e Ranucci) sono chiare e inoppugnabili, mentre sull’uso di gas soffocanti non vi sono prove documentali. Al Deraji ha definito «martiri» tutte le vittime dell’assedio. Un giudizio negativo e chiaro sulle feroci esecuzioni di ostaggi compiute dai terroristi tagliagole legati ad Al Qaeda avrebbe certamente completato ed aumentato il valore della sua testimonianza.
Su fatti di Falluja l’opposizione chiede intanto di sapere se il governo italiano era a conoscenza dell’uso di queste armi da parte degli americani. Un’interrogazione è stata presentata dai Ds alla Camera (primo firmatario Crucianelli) e da alcuni senatori dell’Unione (primo firmatario Malabarba del Prc). Nei documenti si ricoda che, come afferma un reporter della Bbc, il fosforo venne usato dagli americani anche a Nassiriya nel 2003.