Gulbuddin Hekmatyar, uno dei leader più fondamentalisti del jihad contro gli invasori sovietici, prende le distanze dai taleban, in un video in cui risponde a delle domande inviategli dalla Associated press, tre settimane fa. Non si sa quindi se le risposte siano state registrate prima o dopo l’inizio dell’Operazione «Achille». Le milizie di Hezb-i Islami (il partito di dio, guidato da Hekmatyar) erano rientrate in Afghanistan per combattere contro l’intervento americano nel 2001 e si erano schierate nell’est del paese, già loro roccaforte al tempo del jihad. Hekmatyar era stato espulso da Tehran, dove si trovava in esilio, nel 2002, ma non si è mai saputo dove si è installato. Quando eravamo stati nella zona di Gardez mentre erano in corso scontri durissimi tra la coalizione occidentale e «sacche resistenti taleban» (2002) alcuni ex comandanti locali ci avevano detto che erano state proprio le milizie di Hekmatyar ad aver contribuito in modo sostanziale alla riorganizzazione dei taleban. Sebbene ci fosse una collaborazione tra Hezb-i Islami e i taleban, tuttavia non sembra ci sia mai stata un’alleanza formale con i taleban o con al Qaeda, anche se Hekmatyar aveva rivendicato il suo appoggio alla fuga di Osama bin Laden. Quel che è certo è che gli Usa, una volta alleati di Hekmatyar al quale avevano anche fornito missili Stinger, negli ultimi anni gli hanno dato una caccia forsennata senza mai riuscire a colpirlo. Hekmatyar aveva comunque diminuito i suoi attacchi agli occidentali negli ultimi tempi. «Il jihad stava facendo progressi ma successivamente ha perso impulso, dopo che alcuni dirigenti taleban hanno respinto una lotta unita contro gli aggressori». La «svolta» del leader Hezb i-islami, che nel 2001 aveva respinto gli accordi di Bonn e il governo imposto dagli americani, potrebbe portare a un riavvicinamento a Karzai? Improbabile. Alle scorse elezioni Hekmatyar aveva già tentato la «via parlamentare» presentando alcuni suoi candidati (compreso il genero) pur mantenendosi nella clandestinità a capo delle sue milizie. Ora si dice disponibile al dialogo con Karzai: prima il cessate il fuoco e poi negoziati. Condizioni che gli Usa e il governo da loro appoggiato non accetteranno mai.
Non si fermano intanto i combattimenti tra le truppe dell’Isaf (a guida Nato) e i guerriglieri, particolarmente intensi nella provincia meridionale di Helmand, dove i comandi della Nato ammettono di stare incontrando una «resistenza feroce». La Nato ha denunciato che i taleban si starebbero rifugiando nelle case dei civili, usati come scudi umani. Un’accusa però che non trova conferme di fonti indipendenti. E il ministero della difesa britannico ha annunciato ieri la morte di un altro soldato, il 52esimo uomo perso da Londra dall’invasione del paese, nell’ottobre 2001. Attacchi suicidi hanno colpito le truppe dell’Alleanza atlantica nella provincia meridionale di Kandahar, altra roccaforte taleban. Nessuna vittima tra i militari, ma civili feriti anche in un attentato a Zhari. Al Nord un tedesco che lavorava per una ong impegnata nel campo degli aiuti umanitari è rimasto ucciso da uomini armati definiti «terroristi» da un governatore locale. La vittima, di cui non è stata resa nota l’identità, era con tre colleghi afghani a bordo di un veicolo che è stato fermato da alcuni uomini armati. Gli assalitori hanno rilasciato i tre afghani e hanno ucciso il tedesco, ha detto il governatore della provincia di Sar-i-pul, Iqbal Nib. L’assassinio è stato condannato dal ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. Lo scorso ottobre nella vicina provincia di Baghlan erano stati assassinati due giornalisti tedeschi che si erano accampati al lato di una strada. Nell’Est, al confine con il Pakistan, diverse centinaia di persone hanno manifestato contro l’arresto, da parte delle forze americane, di tre mullah. La Coalizione guidata dagli Stati Uniti in Afghanistan non ha confermato gli arresti. Potrebbero essere stati fatti dalle forze speciali Usa che agiscono parallelamente a quelle della Coalizione.