Hamas: «Diciamo sì ai caschi blu»

Una disamina sferzante di una realtà drammatica. Una riflessione autocritica tanto più significativa perché a svolgerla è una delle figure di primo piano di Hamas: Ghazi Hammad, portavoce del governo palestinese guidato da Ismail Haniyeh. Una terra sen-
za legge né ordine, in balia di bande armate che «usano» l’occupazione israeliana per giustificare attività di «natura criminale»: è la Striscia di Gaza descritta da Hammad: «La direzione palestinese ed i diversi gruppi palestinesi devono procedere ad un severo esame di coscienza – sottolinea il portavoce di Hamas – perché la grave situazione dei palestinesi non si può attribuire solo all’occupazione israeliana». Hammad si dice favorevole alla dislocazione di una forza multinazionale Onu nella Striscia di Gaza: «Appoggiamo – dice – la proposta avanzata dal ministro degli Esteri italiano: Hamas è favorevole ad una forza internazionale nella Striscia a garanzia della sicurezza della popolazione palestinese». Sul riconoscimento di Israele: «Abbiamo ripetuto più volte – sottolinea il portavoce di Hamas – la nostra disponibilità ad una tregua di lunga durata ma Israele risponde arrestando ministri e parlamentari, tenendo in ostaggio un milione e quattrocentomila palestinesi nella Striscia, illudendosi che il pugno di ferro possa garantire la sua sicurezza».
Lei ha usato parole durissime per descrivere la realtà di Gaza. È anche l’ammissione di una sconfitta di Hamas?
«È la constatazione di una realtà drammatica che non può essere imputata solo all’occupazione israeliana. I crimini israeliani non possono cancellare le responsabilità della direzione e dei diversi gruppi palestinesi, e questo naturalmente vale anche per Hamas, che è parte fondamentale della società palestinese. L’ho scritto e lo confermo: il nostro pensiero si è fatto ristretto, solo in rare occasioni riusciamo a realizzare i nostri progetti. Gaza è diventata un contenitore di immondizia: il governo e l’opposizione sono impotenti. Ci siamo abituati a incolpare altri dei nostri sbagli. Ma che rapporto c’è tra il caoso armato, l’anarchia, l’illegalità, le uccisioni indiscriminate, i taglieggiamenti e l’occupazione israeliana?».
Hamas ha vinto le elezioni promettendo ordine e sicurezza nei Territori. Il bilancio è molto gramo.
«È difficile riportare ordine quando ogni giorno devi fare i conti con raid aerei, blitz di terra, cannoneggiamenti, eliminazioni mirate portate avanti dalle forze di occupazione israeliane, ma questo non giustifica quelle bande armate che strumentalizzano la resistenza per imporre logiche criminali. Nei Territori c’è il rischio dell’esplosione di una guerra per clan che finirebbe per travolgere non solo l’attuale governo ma tutte le istituzioni palestinesi. C’è chi pensa che l’unica legge che vale è quella dei kalashnikov. E ciò è intollerabile».
Israele prosegue negli arresti di ministri e parlamentari di Hamas.
«Non sono arresti sono rapimenti di massa. Illegali, gravissimi, in spregio al diritto internazionale. Quei parlamentari, quei ministri sono l’espressione di una volontà popolare manifestata a in libere elezioni. Quei ministri e parlamentari sono prigionieri di Israele come altre migliaia di palestinesi colpevoli di aver resistito all’occupazione israeliana. Israele continua a calpestare la sovranità palestinese illudendosi così di poter garantire la sua sicurezza».
Invece?
«Invece gioca col fuoco, perché Hamas rappresenta un argine alla penetrazione nei Territori di gruppi che innalzerebbero ancor di più il livello dello scontro».
Si riferisce ad Al Qaeda?
«Non solo, Sono in molti a voler trasformare i Territori in un “secondo Iraq”».
Il ministro degli Esteri italiano Massimo D’Alema ha prospettato la dislocazione a Gaza di una forza multinazionale sotto egida Onu. Come valuta questa possibilità?
«Positivamente. Ben venga una forza multinazionale che ponga fine all’assedio che Israele sta imponendo da oltre due mesi, riducendo alla fame centinaia di migliaia di palestinesi. Hamas non solo è favorevole ad una forza multinazionale ma si farebbe parte attiva per agevolarne il compito».
Tra le richieste che la Comunità internazionale avanza al governo palestinese è la liberazione del caporale Ghilad Shalit, rapito da un commando dell’Intifada lo scorso 25 giugno. Cosa può dire in proposito?
«Ciò che posso dire è che il soldato israeliano è sano e salvo. L’ho confermato in un colloquio con il padre (Noam) con il quale sono in contatto».
Chi è per Hamas Hassan Nasrallah (il capo di Hezbollah)?
«È il leader di un movimento di resistenza fortemente radicato nella società libanese. È un sostenitore della causa palestinese ma non è un modello a cui riferirsi».
È ancora in pista l’ipotesi di un governo di emergenza nazionale Hamas-Fatah?
«Non solo è in pista ma è in dirittura d’arrivo. Un governo di unità nazionale è oggi nell’interesse del popolo palestinese, e Hamas saprà far valere l’interesse generale sulle logiche di fazione».
Qual è per Hamas un accordo di pace sostenibile?
«Quello che preveda la costituzione di uno Stato di Palestina nei territori occupati nel 1967 con Al-Quds (Gerusalemme, ndr.) come sua capitale».
Ciò significa riconoscere Israele…
«Significa prendere atto della realtà».