(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
L’Alleanza Nord Atlantica controllata dagli Stati Uniti ha confermato, senza riserve e perfino senza dibattito e alcun deliberato, i piani usamericani di ingabbiare l’Europa intera nel sistema di intercettazione missilistica su scala mondiale del Pentagono e della sua Agenzia di Difesa Missilistica. La dichiarazione finale del summit afferma: “La NATO conserverà un appropriato mix di forze di difesa convenzionali, nucleari e missilistiche. La difesa missilistica diverrà parte integrante della nostra posizione difensiva globale.” [1] Inoltre, adottando questo nuovo Concetto Strategico, vengono autorizzate operazioni idonee ad uno stato di cyberguerra da estendersi in modo analogo a tutto il continente, in stretta collaborazione con il nuovo Cyber Comando del Pentagono e, a tutti gli effetti pratici, sotto la direzione degli Stati Uniti. [N.d.tr.: con il termine “cyberguerra” si indica l’insieme delle attività di preparazione e conduzione di operazioni militari atte ad alterare e a distruggere i sistemi di comunicazione, di informazione e di intelligence del nemico]
È stato riaffermato l’impegno dell’Alleanza ribadito nell’Articolo 5 per rendere collettiva l’assistenza militare ad ogni Stato membro sottoposto ad un presunto attacco ed è stato allargato oltre i limiti il concetto di attacco, per includervi categorie non propriamente di natura militare, come minacce terroristiche mediante mezzi informatici o energetici.
[N.d.tr.: Articolo V: Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali.]
Il Concetto Strategico “riconferma i vincoli fra le nostre nazioni per la difesa reciproca contro ogni aggressione, e contro le nuove minacce alla sicurezza dei nostri cittadini.” [2]
“I membri della NATO forniranno reciproca assistenza contro ogni attacco, in accordo con l’Articolo 5 del Trattato di Washington. Questo impegno rimane fermo e vincolante. La NATO scoraggerà ed alzerà difese contro ogni minaccia di aggressione e contro le emergenti sfide alla sicurezza, quando queste compromettessero la sicurezza fondamentale di ogni Alleato o dell’Alleanza nel suo complesso.”
Mentre non esistono minacce militari convenzionali – e tanto meno nucleari – il che corrisponde a negare tutti questi pericoli militari che i membri nordamericani ed europei della NATO dovrebbero affrontare, altre preoccupazioni completamente inventate serviranno da fondamento per l’attivazione dell’Articolo 5.
Queste preoccupazioni comprenderanno timori anche per aggressioni o minacce alle reti informatiche: la NATO sottolinea come “i cyber attacchi…possono raggiungere un livello tale da minacciare la prosperità, la sicurezza e la stabilità nazionale ed euro-atlantica”, e quindi i suoi membri sono obbligati a “sviluppare ulteriormente le possibilità di prevenire, scoraggiare, difendersi e riprendersi da aggressioni cibernetiche, utilizzando anche processi di pianificazione della NATO per intensificare e coordinare le risorse nazionali di cyber difesa, trasferendo tutte le strutture NATO sotto una cyber protezione centralizzata…”
La NATO esprime preoccupazioni anche per la “dipendenza” dell’Europa dal petrolio e dal gas naturale della Russia e per il controllo delle rotte strategiche e dei corridoi marittimi:
“Alcuni paesi della NATO diventeranno ancor più dipendenti dalle risorse energetiche provenienti dall’estero, e in qualche caso da fonti energetiche e da reti di distribuzione straniere per le loro necessità energetiche. Visto che una più larga quota di risorse destinata al consumo globale viene trasportata attraverso tutto il mondo, le forniture di energia sono sempre più esposte a gravi interruzioni dovute ad incursioni aggressive.”
Ed esistono diverse altre questioni, nemmeno lontanamente imparentate a problematiche militari, a destare inquietudini [3]:
“Importanti limiti ambientali e di risorse, come pericoli sanitari, cambiamenti climatici, penuria di acqua e bisogni crescenti di fonti energetiche influenzeranno ulteriormente le future condizioni ambientali di sicurezza nelle aree di interesse della NATO e in modo latente hanno il potenziale di influenzare in modo significativo le operazioni e le pianificazioni della NATO.”
Inoltre, la NATO ha reiterato il suo impegno a mantenere in Europa le bombe nucleari tattiche statunitensi, secondo il Concetto Strategico che afferma “che fintanto che esistono armi nucleari nel mondo, la NATO rimarrà un’Alleanza nucleare.”
E l’Alleanza si è accompagnata con la Casa Bianca e il Pentagono nello spostamento dagli impegni iniziali ad “abbassare” il prossimo anno le truppe degli Stati Uniti e della NATO dall’Afghanistan, a ciò che Washington ha in seguito definito come progetti “sub condicione” e solo “auspicabili” per una strategia “di transizione”, che potrebbe vedere le forze armate dell’Occidente ancora impegnate in un teatro bellico nella nazione asiatica, 15 anni o più dopo il loro primo arrivo.
La Dichiarazione finale del summit di Lisbona ribadisce: “La transizione avverrà sotto condizione, non sarà calendarizzata, e non considererà il ritiro delle truppe dell’ISAF.”
Non esiste nazione, o gruppo di nazioni, che stiano lanciando alla NATO una seria sfida, nessuno costituisce una minaccia per l’unico blocco militare del mondo, e nemmeno esiste qualcuno che fa opposizione al modo in cui avviene la sua espansione globale.
“Comunque, non dovrebbero esistere dubbi sulle risoluzioni della NATO nel caso in cui la sicurezza di qualcuno dei suoi membri dovesse essere minacciata…La deterrenza, basata su un appropriato mix di risorse nucleari e convenzionali, costituisce ancora l’elemento centrale della nostra strategia generale…Fino a quando esisteranno armi nucleari, la NATO resterà un’Alleanza nucleare.”
“La suprema garanzia della sicurezza degli Alleati è provvista dalle forze strategiche nucleari dell’Alleanza, in particolare da quelle degli Stati Uniti; le forze strategiche nucleari indipendenti del Regno Unito e della Francia, che svolgono una funzione di deterrenza in favore del loro territorio, contribuiscono anche alla deterrenza e alla sicurezza generale in favore degli Alleati.”
Formalizzando gli schieramenti internazionali degli ultimi undici anni – in Europa, Asia, Africa e nel Mare Arabico – il nuovo Concetto Strategico della NATO obbliga tutti gli Stati membri e i tanti partner a “sviluppare e conservare forze convenzionali robuste, mobili e dispiegabili per adempiere sia alle nostre responsabilità espresse dall’Articolo 5, che alle operazioni di spedizioni dell’Alleanza, in coordinazione con la Response Force della NATO,” ed “assicurare la più larga partecipazione possibile degli Alleati, la pianificazione dei ruoli nucleari per la difesa collettiva, il dislocamento in tempo di pace delle forze nucleari.”
Facendo riferimento ad una frase fatta, di scarsa sottolineatura, che dal 1989 è stata utilizzata per anticipare e più tardi per ribadire la realizzazione dei progetti atti a subordinare l’Europa intera al comando militare della NATO [4], la scorsa settimana a Lisbona i capi di Stato dell’Alleanza hanno anche confermato la realizzazione completa dei piani di espansione che interessano i Balcani e l’ex Unione Sovietica:
“Il nostro obiettivo di un’Europa unita e libera, e nella condivisione di valori comuni, sarebbe stato meglio realizzato dalla conclusiva integrazione di tutti i paesi europei, che desiderino questo, nelle strutture euro-atlantiche.
Le porte ad un ingresso come membri della NATO rimangono completamente aperte a tutte le democrazie europee che condividano i valori della nostra Alleanza, che abbiano la volontà e siano in grado di assumersi le responsabilità e gli obblighi di un’appartenenza come membri, e la cui inclusione possa contribuire alla comune sicurezza e stabilità.”
In particolare, la NATO continuerà “a sviluppare il partenariato con l’Ucraina e la Georgia all’interno delle Commissioni NATO-Ucraina e NATO-Georgia, sulla base delle decisioni assunte dalla NATO al summit di Bucarest del 2008” e “a facilitare l’integrazione euro-atlantica dei Balcani occidentali.” È stata fatta specifica menzione alla Bosnia, Macedonia, Montenegro e Serbia.
La Commissione NATO-Georgia si era insediata nel settembre 2008, un mese dopo la guerra dei cinque giorni fra la Georgia e la Russia, che era stata scatenata dal governo di Mikheil Saakashvili, una settimana dopo che a Tbilisi 1.000 uomini di truppa degli Stati Uniti avevano completato le esercitazioni tattiche “Immediate Response 2008” nell’ambito del programma della NATO “Partnership for Peace”, e mentre le truppe usamericane e il loro equipaggiamento si trovavano ancora in Georgia.
La decisione presa al summit di Bucarest sul futuro ingresso a pieno titolo come membri della NATO della Georgia e dell’Ucraina e la creazione della Commissione NATO-Georgia hanno dato origine all’“Annual National Program” per accelerare l’integrazione della Georgia nella NATO.
Nel 2008, il protocollo tradizionale di accesso, il “Membership Action Plan (MAP)”, non è stato presentato subito alla Georgia, a motivo di due clausole della NATO: a) gli Stati membri non possono essere coinvolti in dispute territoriali che si protraggono nel tempo (ecco perché a Cipro non può essere assegnato un MAP, prima del suo ingresso nel programma “Partnership for Peace”), e b) non ci possono essere forze militari straniere – vale a dire non-NATO – sul suolo di un potenziale membro.
Il governo della Georgia rivendica la sovranità sulle nazioni ora indipendenti della Abkhazia e della Ossezia del Sud, e afferma che in entrambe le regioni erano presenti due anni fa solo pochi soldati russi appartenenti a contingenti di pace.
La Commissione NATO-Georgia e l’“Annual National Program” – l’unico veicolo per inserire subito la Georgia (e l’Ucraina) nella NATO, bypassando le limitazioni sopra citate del “Membership Action Plan”- vengono integrate dalla Carta Stati Uniti-Georgia con riguardo alla Partnership Strategica, che era stata annunciata concisamente dopo la guerra del 2008 e sottoscritta il 9 gennaio 2009. (La comparabile Carta Stati Uniti-Ucraina con riguardo alla Partnership Strategica era stata firmata il 19 dicembre 2008 fra il Segretario di Stato Condoleezza Rice e il Ministro degli Esteri ucraino Volodymyr Ohryzko.)
È parere di diversi osservatori, compreso il sottoscritto, che l’attacco della Georgia contro l’Ossezia del Sud del 7 agosto 2008, se a buon esito, doveva essere immediatamente seguito da quello contro l’Abkhazia, eliminando in tal modo i suddetti ostacoli alla piena espansione della NATO nel Caucaso meridionale.
La sessione autunnale dell’Assemblea Parlamentare della NATO, che si è tenuta in Polonia fra il 12 e il 16 novembre, promuoveva una risoluzione che dichiarava l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud “territori occupati”, che provocava la risposta del Ministro degli Esteri dell’Abkhazia:
“La NATO è un’organizzazione che da molti anni ha contribuito ad intensificare la militarizzazione della Georgia, provocando la mentalità revanscista della dirigenza georgiana, sola causa dello spargimento di sangue dell’agosto 2008 nell’Ossezia del Sud.” [5]
A margine del summit di Lisbona, il 19 novembre Obama ha tenuto un incontro bilaterale con il georgiano Saakashvili.
I piani della NATO per ulteriori iniziative verso oriente e verso il sud di ciò che molti intendono come Europa non si limitano solo al Caucaso.
Il vertice di Lisbona, nell’approvare la nuova dottrina del blocco, per la prima volta senza mezzi termini ha anche affermato che la sfera di interesse della NATO è tanto ampia quanto il mondo stesso:
“La promozione della sicurezza euro-atlantica è meglio garantita da una vasta rete di relazioni di partenariato con paesi ed organizzazioni di tutto il mondo.”
Il Presidente Obama e gli altri 27 capi di Stato della NATO hanno approvato il nuovo Concetto Strategico, che afferma anche:
“Noi ci impegniamo con decisione allo sviluppo di relazioni, in uno spirito di amicizia e cooperazione, con tutti i paesi del Mediterraneo, e nei prossimi anni intendiamo ulteriormente sviluppare il “Dialogo Mediterraneo”. Noi assegniamo grande importanza alla pace e alla stabilità nella regione del Golfo, e intendiamo rafforzare la nostra collaborazione nell’“Iniziativa per la Cooperazione” di Istanbul.”
Il “Dialogo Mediterraneo” comprende la NATO e sette paesi dell’Africa e del Medio Oriente: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia.
L’“Iniziativa per la Cooperazione” di Istanbul del 2004 [6] mira a promuovere i partner del Dialogo Mediterraneo allo stesso livello degli associati al programma della NATO “Partnership for Peace”, che ha predisposto 12 nazioni dell’Europa orientale a diventare membri di diritto dal 1999: Albania, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.
Inoltre, questa “Iniziativa” cerca di associare i sei membri del Consiglio per la Cooperazione nel Golfo – Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – come partner militari della NATO.
La Giordania e gli Emirati Arabi Uniti sono già ufficialmente Nazioni Contribuenti di Truppe (TCN) per la Forza di Assistenza e Sicurezza Internazionale (ISAF) della NATO in Afghanistan, così come lo sono membri del programma “Partnership for Peace”, la Georgia e l’Ucraina per l’area ex sovietica, e la Bosnia, la Macedonia e il Montenegro nella regione dei Balcani.
In questo ultimo fine settimana la NATO ha affermato solennemente di “approfondire la cooperazione con gli attuali membri del Dialogo Mediterraneo e di essere aperta ad includere nel Dialogo Mediterraneo altri paesi della regione” e “di sviluppare una più profonda collaborazione per la sicurezza con i nostri partner del Golfo e di rimanere pronta ad accogliere nuovi partner nella Iniziativa per la Cooperazione di Istanbul.” Questo, per incorporare tutto il Medio Oriente e il Nord Africa in un suo più largo vincolo militare, tenendo ben presenti nazioni come l’Iraq [7], il Libano, lo Yemen, la Libia, la Somalia, Gibuti, l’Etiopia, il Senegal, il Mali, il Niger, il Ciad e perfino il Kenia.
La dichiarazione conclusiva del summit ha confermato la continuazione dell’“Operation Active Endeavour”, “la nostra operazione marittima nel Mediterraneo secondo l’Articolo 5”, la conferma ufficiale dell’“Operation Ocean Shield” al largo del Corno d’Africa, il trasporto aereo di truppe dall’Uganda alla Somalia per fornire sostegno alle azioni militari dell’African Standby Force che combatte in Somalia, e la Missione di addestramento NATO in Iraq.
[N.d.tr.: L’“Operazione Active Endeavour”consiste nel pattugliamento del Mediterraneo da parte delle navi della NATO per contribuire ad individuare e scoraggiare attività terroristiche, creando una rete di protezione marittima. The operation evolved out of NATO’s immediate response to the terrorist attacks against the United States of 11 September 2001 and, in view of its success, is being continued.L’operazione è l’evoluzione di una risposta immediata della NATO agli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 e, in considerazione del suo successo, è stata continuata.
La NATO ha lanciato ufficialmente l’operazione “Ocean Shield” contro la pirateria al largo del Corno d’Africa, dopo il via libera del Consiglio Nord-Atlantico. Lo ha annunciato il Comando alleato a Lisbona. “Non è stata fissata alcuna scadenza per questa Operazione a lungo termine, che durerà finché sarà ritenuta necessaria”. Nel quadro di questa nuova missione, che resta incentrata essenzialmente sulle operazioni anti-pirateria, la NATO potrà anche “aiutare gli Stati regionali che ne faranno richiesta a sviluppare una propria capacità di lotta contro le attività dei pirati”, spiega un comunicato. “Questa componente dell’operazione deve completare gli sforzi internazionali in corso e contribuire a stabilire una sicurezza marittima duratura al largo del Corno d’Africa”, aggiunge il testo.]
Oltre ad esporre dettagliatamente i suoi piani di espansione in Europa, Asia e Africa nell’ordine, la NATO ha annunciato di essere ora una formazione internazionale politico-militare. La dichiarazione del vertice ha espresso “profonda gratitudine per la professionalità, la dedizione e il coraggio ai più dei 143.000 uomini e donne dell’Alleanza e delle nazioni partner, che sono stati impegnati in operazioni e missioni della NATO.”
Per di più, la sua nuova dottrina afferma: “Caso unico nella storia, la NATO è un’Alleanza per la sicurezza che mette in campo forze armate in grado di operare insieme in qualsiasi ambiente; che può controllare operazioni in ogni dove, attraverso la sua struttura di comando militare integrata…”
La Forza di Risposta NATO (NRF) “fornisce un meccanismo per generare un blocco di forza di pronto intervento e tecnologicamente avanzato, idoneo ad operare per terra, per aria e per mare, e componenti di forze speciali che possono essere dispiegate rapidamente in operazioni, dove risulti necessario.” [8]
La NRF era stata proposta nel settembre 2002 dall’allora Ministro della Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld e formalizzata al summit di Praga della NATO nel novembre dello stesso anno. La NRF conduceva la sua prima esercitazione a fuoco su larga scala, la “Steadfast Jaguar 2006 – Giaguaro risoluto (sic!)”, nell’isola nazione dell’Africa Occidentale di Capo Verde.
Alla fine dell’anno, la NRF veniva dichiarata essere di totale capacità operazionale con più di 25.000 uomini di truppa “idonei ad operare per cielo, per terra e per mare e integrati da componenti di forze speciali…in grado di condurre missioni operative a largo spettro in tutto il mondo.” [9]
Alludendo in parte alla NRF, il nuovo Concetto Strategico stabilisce:
“Nel momento in cui la prevenzione di un conflitto si dimostrasse infruttuosa, la NATO sarà preparata ed in grado di gestire lo sviluppo delle ostilità. La NATO ha potenzialità uniche nella gestione dei conflitti, compresa la capacità senza pari di dispiegare e sostenere robuste forze militari in campo.”
Inoltre, la NATO impegna le sue nazioni membri ad “ulteriormente sviluppare le risorse di saperi professionali e militari per le operazioni di spedizione, tra cui le operazioni contro-insurrezionali, di stabilizzazione e di ricostruzione.”
A Lisbona, Obama e i capi di Stato al suo seguito hanno concordato che:
“Noi, leader politici della NATO, siamo determinati a continuare il rinnovamento della nostra Alleanza, cosicché questa sia in grado di saper affrontare le sfide alla sicurezza del XXI secolo. Noi siamo fermamente impegnati a preservare la sua efficacia, come l’Alleanza politico-militare di maggior successo nel mondo.”
L’unico blocco militare del pianeta non protegge l’Europa da chimeriche minacce missilistiche e nucleari o da più reali preoccupazioni sollevate dalle magistrature per questioni giudiziarie dei suoi rispettivi membri, dalle forze di sicurezza interna e dai ministeri e dipartimenti per problemi ambientali, per l’immigrazione, le fonti di energia, la sanità pubblica e per le questioni climatiche.
Piuttosto, la NATO impiega il continente europeo come base operativa per il dispiegamento e le sue campagne militari, più che in qualsiasi altra parte del globo. Questo ruolo è stato consolidato attraverso l’integrazione militare degli Stati Uniti con la NATO e l’Unione Europea. [10].
Il 19 novembre, a Lisbona, il presidente del Consiglio Europeo dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy, si è rivolto ai dirigenti della NATO e ha dichiarato: “La capacità delle nostre due organizzazioni di condividere il nostro ambiente futuro di sicurezza dovrebbe rivelarsi enorme, se lavoreremo insieme. È arrivato il momento di abbattere i muri che si frappongono ancora fra di noi.”[11]
La nuova dottrina della NATO per il XXI secolo afferma:
“L’Unione Europea è un partner unico ed essenziale della NATO. Le due organizzazioni hanno in comune la maggior parte dei membri, e tutti i membri di entrambe le organizzazioni condividono valori comuni. La NATO riconosce l’importanza di una difesa europea più forte e più efficiente. Noi diamo il benvenuto all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che fornisce una cornice per il rafforzamento delle risorse dell’Unione Europea indirizzate ad affrontare le comuni sfide alla nostra sicurezza.
Gli Alleati non appartenenti all’Unione Europea forniscono un contributo significativo a questi sforzi. Per il partenariato strategico fra la NATO e l’Unione Europea, il loro coinvolgimento più completo in questi sforzi è essenziale. La NATO e l’Unione Europea possono e devono ricoprire ruoli complementari e di mutuo rinforzo.”
Inoltre, la NATO ha acquisito un nuovo partner in Eurasia, un paese con il territorio più vasto al mondo, che si estende dal Mar Baltico e il Mar Nero fino all’Oceano Pacifico: la Russia.
Questo sarà l’argomento di un prossimo articolo.
Note
1) North Atlantic Treaty Organization, Lisbon Summit Declaration Dichiarazione del Summit della NATO a Lisbona
2) Strategic Concept For the Defence and Security of The Members of the North Atlantic Treaty Organisation Concetto Strategico per la difesa e la sicurezza dei membri della NATO
3) Thousand Deadly Threats: Third Millennium NATO, Western Businesses Collude On New Global Doctrine, Mille minacce mortali: la NATO del terzo millennio, gli interessi dell’Occidente colludono con la nuova dottrina globaleStop NATO, October 2, 2009
4) Berlin Wall: From Europe Whole And Free To New World Order, Muro di Berlino: dall’Europa unita e libera al nuovo ordine mondiale, Stop NATO, November 9, 2009
5) Agenzia russa di informazioni Novosti, 18 novembre 2010
6) NATO In Persian Gulf: From Third World War To Istanbul, La NATO nel Golfo Persico: dalla terza guerra mondiale a Istanbul, Stop NATO, February 6, 2009
7) Iraq: NATO Assists In Building New Middle East Proxy Army, Iraq: la NATO favorisce la costruzione di un nuovo esercito per procura nel Medio Oriente, Stop NATO, August 13, 2010
8) North Atlantic Treaty Organization, Allied Command Operations, Operazioni del Comando alleato della NATO
9) North Atlantic Treaty Organization, The NATO Response Force
10) EU, NATO, US: 21st Century Alliance For Global Domination, UE, NATO, US: Alleanza del XXI secolo per il dominio globale, Stop NATO, February 19, 2009
11) EUobserver, 21 novembre 2010
Fonte:http://rickrozoff.wordpress.com/2010/11/22/lisbon-summit-nato-proclaims-itself-global-military-force/