Il ritiro della Russia dal Trattato Start II, subito dopo il ritiro statunitense dal Trattato Abm del il 13 giugno, è stato accolto dall’amministrazione Bush come un fatto scontato. Lo Start II – dicono a Washington – era ormai un trattato fantasma: firmato nel 1993 da Clinton e Eltsin e ratificato dalla duma russa, non era mai entrato in vigore per l’opposizione del congresso statunitense. Per di più questo trattato, che stabiliva la riduzione delle testate nucleari strategiche operative (pronte al lancio, con gittata superiore ai 5.500 km) a non più di 3.500 per parte, è stato reso inutile dal recente Trattato di Mosca (24 maggio) che stabilisce di ridurre le stesse testate, entro il 2012, a non più di 2.200 per parte. Nessun problema, quindi, se la Russia si ritira dallo Start II. Dimenticano però a Washington un particolare non trascurabile: lo Start II stabiliva l’eliminazione dei missili con base a terra a testata multipla (che rilascia più testate, ciascuna delle quali, al rientro nell’atmosfera, si dirige in modo indipendente sul proprio obiettivo). Quindi la Russia è ora libera di installare testate multiple sui propri missili balistici intercontinentali con base a terra, che costituiscono l’ossatura delle sue forze nucleari strategiche (su di essi è installato il 66% delle testate strategiche russe, mentre gli Usa hanno il 70% delle loro testate installate su sottomarini e bombardieri). Il ritiro russo dallo Start II – commenta Daryl Kimball, direttore della Arms Control Association di Washington – «non può dunque essere preso alla leggera: la Russia è ora libera di installare testate multiple sui suoi nuovi missili Topol-M» (The New York Times, 14 giugno).
Il Topol-M, nelle due versioni SS-25 e SS-27, è ritenuto superiore al Minuteman 2 e 3 statunitense: è un enorme missile (lungo 23 m e con diametro di 2) che nei test, iniziati nel 1994, non ha mai fallito. Può portare un carico bellico di oltre una tonnellata a oltre 10mila km di distanza. Attualmente armato di testata singola, può raggiungere nel giro di mezzora una città come Washington e farla sparire dalla faccia della terra (così come un Minuteman statunitense può distruggere, nello stesso tempo, una città come Mosca). Per carenza di fondi, il suo schieramento procede a rilento rispetto alla tabella di marcia, che prevede di rendere operativi 250-300 Topol -M entro il 2003. Ma proprio per questo la Russia, fallito lo Start II, può decidere ora di armare ciascun missile di 3-4 testate. Come gli Stati uniti, essa possiede testate «manovrabili» (una è stata sperimentata nel 1998) in grado di sfuggire ai missili intercettori. Nessuno «scudo» antimissile, ammesso che gli Usa siano in grado di realizzarlo, sarebbe in grado di fermare i Topol-M. La «soluzione» sarebbe quella del first strike nucleare, ossia dell’«attacco preventivo» a cui gli Usa si stanno preparando. Le cose non sono però tanto semplici: mentre una metà dei Topol-M viene installata nei silos ed è quindi più vulnerabile a un first strike, l’altra metà è installata a bordo di speciali veicoli tenuti sempre in movimento e pronti al lancio, e quindi non eliminabili con un attacco di sorpresa.
Nello stesso modo si stanno attrezzando la Cina e altri paesi che, anche se non possiedono ancora un equivalente del Topol-M, possono realizzarlo nel giro di pochi anni. E a sua volta il Giappone, allarmato dal riarmo nucleare della Cina, comincia ora a pensare di costruirsi un proprio arsenale di 3-4mila testate nucleari (The New York Times, 8 giugno). La strategia Usa dell’«attacco preventivo» ha messo in moto una reazione a catena che può portare all’estinzione della specie umana. Quando ci sarà una reazione di massa per impedire che ciò avvenga?