Il 24 marzo 2009 è stato presentato pubblicamente in un albergo della capitale guatemalteca – Città del Guatemala – un primo resoconto del contenuto degli archivi della polizia nazionale. Questi archivi sono stati trovati per puro caso non molti anni fa e da allora sono passati attraverso la custodia delle organizzazioni sociali ed infine per una struttura ad hoc, che opera sotto il monitoraggio del Comitato dei Diritti Umani – il PDH (Procuraduría de Derechos Humanos).
Nonostante le pressioni da parte del precedente governo per custodire questi archivi in fondazioni private, PDH è riuscito a sostenere il lavoro di recupero della memoria storica dispersa negli archivi della polizia.
Gli archivi recuperati, che riguardano più di un secolo di attività della polizia nazionale, comprendono circa 80 milioni di documenti o pagine, 7,5 milioni delle quali in formato digitale e disponibili a seconda della chiave di ricerca del periodo scelto.
È stato accertato che durante il decennio tra il 1975 e il 1985 si è verificato il maggior numero di abusi contro il popolo da parte delle forze militari e di polizia.
Ad oggi ci sono due casi conclamati. Uno riguarda l’arresto di due agenti responsabili del sequestro e della relativa scomparsa del sindacalista e leader universitario Fernando Garcia, avvenuta nel 1983. L’altro risale al 1978, e vede la polizia responsabile dell’assassinio del leader socialdemocratico Manuel Colom Argueta, zio dell’attuale presidente.
Questi due fatti gravissimi rappresentano la punta dell’iceberg delle atrocità commesse dalle forze dell’ordine durante l’ondata di terrore che ha colpito il Guatemala e si è conclusa con gli accordi di pace del 1996. Ma fondamentale è l’importanza di questo resoconto sugli archivi della polizia per sollecitare giustizia e gettare le basi per la lotta contro l’impunità con i fatti, le cifre, le prove, i documenti. Il problema evidentemente non è solo del Guatemala ma riguarda tutti i paesi dove vengano sistematicamente violati i diritti umani.
La sfida posta da questa prima relazione del 24 marzo è rivolta al sistema giudiziario del paese, che ha numerose cause pendenti, migliaia di denunce e ora esiste una prova concreta dei sequestri, delle sparizioni e delle uccisioni.
Non basta chiedere scusa per i crimini commessi, è giunto il momento della giustizia.
da ABP/30/03/2009