Guantanamo express, “le Figaro” rivela: voli segreti Cia anche in Francia

l segretario di Stato americano Condoleezza Rice è di fatto già in partenza per l’Europa, dove inizierà il suo tour diplomatico lunedì, e lo scandalo dei voli “fantasma” e delle prigioni segrete della Cia si allarga giorno dopo giorno, fra un’altalena di rivelazioni di stampa, ammissioni, imbarazzate smentite e poco credibili dichiarazioni di “non so”. Se tutto è partito da articoli di stampa, segnatamente del “Guardian” cui si sono però affiancati altri giornali, si assiste ormai giorno dopo giorno alle ammissioni delle fonti governative in Paesi come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, e il Belgio e la Turchia; non tutti peraltro hanno condiviso la posizione netta di Londra, con la lettera del ministro degli Esteri Straw a Bush per chiedere spiegazioni; la Francia sta facendo «accertamenti», la Germania fa sapere che non vuole «esercitare pressioni» sugli Usa e che se Condoleeza Rice – incontrando martedì il neo-cancelliere Angela Merkel – chiederà tempo per formulare le risposte «noi capiremo». Ma una inchiesta, anche se «informale», è stata già aperta dalla Commissione europea e ad essa potrebbe adesso aggiungersene una anche dell’Europarlamento: la maggioranza della Commissione libertà pubbliche dell’Assemblea di Strasburgo ha infatti sollecitato una inchiesta «con base giuridica appropriata», e tale base potrebbe essere costituita dagli articoli 6 e 7 dei trattati europei sulla protezione dei diritti fondamentali.
Per quanto riguarda l’Italia, Silvio Berlusconi ha approfittato come si sa della “copertura” di Zapatero (per l’occasione diventato improvvisamente “buono”, nonostante il ritiro spagnolo dall’Iraq) per negare che ci siano state in Italia prigioni segrete della Cia – il che può essere anche vero, visto che il “lavoro sporco” si faceva nei compiacenti Paesi dell’Est europeo – ma anche che qualcuno dei voli incriminati abbia fatto scalo nel nostro Paese e spingendosi poi, già che c’era, a negare addirittura l’evidenza, e cioè che l’Imam egiziano Abu Omar sia stato sequestrato illegalmente dalla Cia sul nostro territorio. Ma ieri dalla Francia è arrivata invece la conferma che almeno uno di quegli aerei “fantasma” ha fatto scalo a Roma; e poiché l’episodio risale a tre anni fa è difficile immaginare che da allora ad oggi non si sia ripetuto. Le cose stanno in questi termini. Il quotidiano “Le Figaro” (non certo di sinistra) ha pubblicato ieri i dati relativi ad almeno due voli Cia transitati per la Francia appunto nel 2002 e nel luglio scorso. Il primo aereo era un bireattore Learjet decollato il 31 marzo 2002 da Keflavik, in Islanda, con scalo all’aeroporto di Brest-Guipavast, nell’ovest della Francia, da dove è poi ripartito per la Turchia; secondo la direzione dell’aeroporto francese, il piano di volo prevedeva uno scalo anche a Roma, reso necessario dalla limitata autonomia del velivolo. Si trattava di un vettore con 6/8 posti, il cui equipaggio dichiarò per radio alle autorità di Brest di «essere solo a bordo», dichiarazione peraltro del tutto ovvia in un volo “segreto” e che non dimostra nulla. Il secondo volo è avvenuto invece il 20 luglio scorso, quando un Gulfstream proveniente da Oslo ha fatto scalo all’aeroporto di Parigi-Le Bourget; qui gli aerei governativi americani sono solitamente assistiti dalla società Aeroservices, mentre quello in questione sarebbe stato «verosimilmente dirottato in una zona più discreta» dello scalo. Quell’aereo, appartenente ad una società di New York e capace di attraversare l’Atlantico senza scalo, sarebbe atterrato secondo “Le Figaro” dieci volte in Canada e sei volte a Guantanamo. Come si sa, la stampa ha ribattezzato questi voli come “Guantanamo express”, nome dal significato sinistro che chiama in causa precise responsabilità politiche, come ha dichiarato ieri a Londra Elisabeth Wilmshurst, già legale del Foreign Office dimessasi per la guerra in Iraq e membro dell’Istituto reale di affari internazionali (Chatham House) secondo la quale Tony Blair potrebbe essere accusato di «complicità nelle torture» se fosse stato al corrente dei voli; il primo ministro, ha detto la Wilmshurst, non potrebbe in alcun modo giustificare la violazione delle leggi con il pretesto che «le regole sono cambiate» a causa della lotta al terrorismo. Altre ammissioni significative sono venute ieri anche da Ankara. Il ministro dei trasporti turco Binali Yildirim ha confermato che un aereo citato dalla stampa come volo “fantasma” della Cia ha fatto scalo a Istanbul il 30 ottobre e il 15 novembre, nel secondo caso per “motivi tecnici”; l’aereo è registrato negli Usa, appartiene alla società Pegasus Technologies e lo scalo era stato richiesto da un’azienda con base nell’Azerbaijan ex-sovietico; ma il governo turco “non sapeva” che fosse utilizzato dall’Intelligence Usa. Come si vede a “non sapere” erano proprio in tanti.