Un legale: condizioni di vita disumane. La Croce Rossa invierà una delegazione
Alla fine di luglio una cinquantina di detenuti della prigione di Guantanamo aveva, per la prima volta, attuato uno sciopero della fame obbligando i carcerieri, cioè il dipartimento di Stato ad alcune parziali modifiche delle leggi, degne del peggior regime poliziesco e dittatoriale, che regolano la vita e la morte dei circa 500 reclusi. I collaboratori di Rumsfeld avevano “addirittura” concesso agli accusati il diritto di assistere ai dibattimenti processuali davanti alle commissioni militari giudicanti e la possibilità di conoscere le prove. Presentando queste modifiche il generale Thomas Hemingway, capo degli ispettori dei tribunali speciali, si era spinto a parlare di «riforma» dell’ordinamento. Ma evidentemente queste modifiche, garantite agli accusati anche nei paesi oppressi da regimi dispotici, non hanno sedato la protesta che cova tra i prigionieri, molti dei quali sono ormai da anni reclusi senza processo e senza sapere la ragione della loro detenzione. Uno dei legali del Centro per i diritti costituzionali di New York, il peruviano Gitanjali Gutierrez, ha fatto sapere che molti detenuti, almeno duecento, forse 220, da tre settimane rifiutano il cibo ed intendono proseguire la protesta ad oltranza. «Dal mese di gennaio del 2002 (quando iniziarono le deportazioni a Guantanamo Ndr) il dipartimento della Difesa – ha affermato il legale – ha rifiutato ai detenuti l’accesso a tribunali o all’assistenza legale, nel tentativo di evitare di giustificare le ragioni della prigionia. Questa politica ha portato i prigionieri a scioperare fino alla morte o fino a quando avranno ottenuto un trattamento umano».
Nel carcere di Guantanamo vi sono, secondo le autorità americane, ex combattenti afghani o affiliati alla rete di Bin Laden, ma finora solo per quattro di loro è iniziata una sorta di «istruttoria». Nessun procedimento è stato tuttavia concluso.
Il primo processo è iniziato nell’agosto del 2004, ma venne sospeso solo tre mesi dopo in seguito all’intervento di un giudice federale che stabilì che le corti militari e le procedure adottate non erano in linea con quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra. Altri quattro processi sono stati istruiti, ma non sono iniziati. Mancando le minime garanzie legali, centinaia di detenuti sono “spariti” nel carcere situato nella parte dell’isola di Cuba controllata dagli Usa. Un giornale canadese ha ad esempio pubblicato la storia di un giovane, Omar Khadr, con passaporto del paese nordamericano, catturato in Afghanistan all’età di 15 anni ed attualmente diciottenne che si è unito agli altri detenuti nello sciopero della fame. La notizia della protesta è rimbalzata a Ginevra al comitato internazionale della Croce Rossa che aveva già in programma una visita a Guantanamo per i prossimi giorni. L’invio di una delegazione potrebbe essere anticipato. Un portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa ha detto che l’organizzazione «sta cercando di capire che cosa sta accadendo nel carcere». Le visite della Croce Rossa, che avvengono ad intervalli regolari, rappresentano l’unico contatto tra i detenuti ed il mondo esterno anche grazie al fatto che le delegazioni, sotto controllo delle autorità carcerarie, tengono i contatti con le famiglie dei reclusi. I rapporti tra la Croce Rossa e gli americani sono coperti da segreto.