La rabbia percorre da giorni le strade di Atene, senza tregua. Le percorrono ragazzi giovanissimi, insieme ai loro insegnanti. Non si fermano di fronte alla repressione, tanto meno di fronte al tentativo, fallito, di criminalizzazione. Non si tratta, come i media hanno cercato di far credere citando solo i numeri dei negozi bruciati, di qualche rivoltoso con molotov. E’ un movimento di massa, che scuote le fondamenta di una società, quella greca ,che ha scoperto velocemente come esista un malessere diffuso e profondo che attraversa le giovani generazioni. Una Grecia che ha scoperto che è finita la favola del neoliberismo, montata sui castelli i sabbia della finanziarizzazione. Che ha visto scendere i salari e aumentare i profitti di pochi, crescere la precarietà ed aumentare i mutui per una casa. Ha visto il governo conservatore, con il sostegno del pasok, proporre la privatizzazione dell’istruzione pubblica a favore degli atenei privati. HA visto la sua classe politica , quella del bipolarismo neoliberista, di nuova democrazia e del pasok, travolta da scandali quotidiani, che ne svelano la miseria e la voracità. In questo, la Grecia è in tutto e per tutto paese dell’Europa di oggi. Siamo di fronte alla prima rivolta contro il neoliberismo e la crisi dell’Europa. La rabbia però non si rivolge, come altrove, verso i più deboli, immigrati, o in un conflitto orizzontale, fra poveri. La rabbia è contro il potere e i suoi simboli, politici ed economici.
Parlamenti e banche. Multinazionali e polizia. La rabbia unisce generazioni e condizioni materiali. Vede scuole e università occupate, manifestazioni della sinistra e scioperi intrecciarsi e seguire.
Unisce la sinistra d’alternativa, e sindacati che insistono nella lotta.
Si esce dal limbo dell’eterno presente in cui si è condotti da contratti precari e che non danno possibilità alcuna di pensare al futuro.
Il barbaro assassinio a freddo di un giovane da parte della polizia è stata la miccia che ha fatto scattare la protesta. Un assassino accaduto in un mese , Novembre, dove la Grecia ricorda la rivolta del Policlinico, quando la Giunta dei colonnelli mandò i carri armati a sedare nel sangue la protesta degli studenti contro la dittatura. E’ anche per questa memoria, condivisa e non rimossa, di comune sentimento antifascista, che il popolo greco solidarizza con la rivolta.
Oggi, 18 Dicembre, ci saranno altri scioperi ed altre manifestazioni di massa. Hanno chiesto a tutta Europa di estendere la lotta. Hanno lanciato striscioni dall’acropoli che invitano a continuare a resistere. Non si fermeranno fino a che non se ne andrà questo governo. Il Potere, in tutta Europa ha proprio paura che ciò accada. Che si estenda la lotta contro la crisi. Che riprenda un conflitto di classe che contesti le fondamenta del sistema. Per questo quando pochi giorni fa, subito siamo andati difronte all’ambasciata greca per solidarietà con il movimento, abbiamo visto blindare un intero quartiere , chiudere al traffico mezza Roma e blindati con polizia in assetto antisommossa.
Il Potere ha paura, che il virus della protesta si diffonda. Ha paura ogni qualvolta vede i subalterni prendere coscienza e lanciarsi nella lotta. Noi, come cantava una vecchia canzone, tifiamo rivolta.
E lavoriamo perché possa aprirsi, dallo squarcio aperto da questa esplosione, da questa generazione che si ribella, un’alternativa, sociale, di civiltà e politica, alla barbarie del neoliberismo e alle macerie che ci consegna, in tutta Europa.