Grassi smentisce Media Quotidiano: CRONACA DI UNA POLEMICA PRETESTUOSA

Mettiamo questi tre articoli di seguito al commento di Claudio Grassi fatto già il 17 gennaio dove si parlava della vittoria di Nichi Vendola, per dimostrare quanto siano pretestuosi gli attacchi che gli vengono mossi su questo argomento. Siamo felici della vittoria di Nichi Vendola, vi abbiamo concorso anche noi come tutto il Partito e lo abbiamo dichiarato immediatamente.
D’altra parte che si possa essere contenti della elezione di Nichi Vendola, ma contrari sullo strumento primario in quanto tale, ci pare non solo legittimo, ma anche logico.
Rifondazione Comunista è sempre stata contro le primarie poiché sono un meccanismo che esalta la persona rispetto al programma, non a caso sono utilizzate anche negli Stati Uniti e rappresentano, per il nostro Paese un ulteriore rafforzamento del sistema maggioritario e presidenzialista; ne accentuano tutti gli aspetti deteriori connessi alla personalizzazione della politica.
A questo proposito, oltre all’articolo di Melchionda che già vi abbiamo segnalato, vi segnaliamo un interessante articolo di Piero di Siena, autorevole rappresentante della Sinistra DS, e pubblicato sul “manifesto” che vi alleghiamo sotto.
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Anche le primarie hanno il loro rovescio
PIERO DI SIENA*
La vittoria di Nichi Vendola nelle primarie pugliesi ha fatto registrare un salto di popolarità a sinistra per questo strumento di selezione della classe politica mutuato in linea di massima dal sistema elettorale statunitense. Senza nulla togliere al significato politico dell’affermazione di Vendola, che dimostra anche una volontà crescente da parte del popolo di sinistra di sentirsi comunque rappresentato nel momento in cui il suo maggior partito, i Ds, sembra avviare una metamorfosi identitaria attraverso l’adesione al progetto riformista voluto da Prodi, siamo tutti certi che abbiamo solo di che rallegrarci? La soddisfazione per il successo di Vendola può far abbassare la guardia, anche a sinistra, rispetto a una questione connessa alle primarie che potrebbe alla fine risultare esiziale per la grande coalizione democratica di centrosinistra. Mi riferisco all’introduzione del principio maggioritario nel processo medesimo di costruzione della coalizione. Prodi insiste già da qualche tempo, senza che su questo vi siano state sostanziali obiezioni, sul fatto che le primarie debbano scegliere il leader e il suo programma a cui tutti, in seguito all’esito della consultazione, dovranno adeguarsi. Lo ha fatto anche nel messaggio alle due iniziative della sinistra che si sono tenute sabato 15 e domenica 16. Ma siamo proprio sicuri che in un paese come l’Italia, con un’antica tradizione di pluralismo politico, sia questa la strada attraverso la quale si riuscirà a costruire una salda coalizione capace di governare per un quinquennio, e di gettare le basi di una convergenza strategica tra centro democratico e sinistra che traguardi a un periodo più lungo e si sviluppi in una dimensione europea? E’ già opinabile che questa strada sarebbe percorribile senza intoppi se a sinistra si confrontassero solo due posizioni (quella di Rifondazione e quella, per così dire, del «partito» di Romano Prodi). Ma sicuramente non lo è di fronte al più ampio ventaglio di posizioni politiche e ideali presenti nel campo del centrosinistra. Il fatto di sottovalutare tale articolazione è stata causa di già molti guai. Non si è infatti ancora spenta l’eco del conflitto con l’Udeur, causato da disattenzioni provocate dalla tendenza a trattare con l’accetta il quadro delle relazioni politiche nell’ambito della Gad. Ed è un fatto innegabile che da quando è in campo il progetto della Federazione riformista (primo vero tentativo di semplificare in modo brutale il pluralismo interno alla coalizione) la Grande alleanza è sottoposta a continui scossoni e docce fredde. Sarebbe perciò il caso di fermarsi per tempo e rendersi conto che, se esiste un vuoto tra ruolo dei partiti e volontà di partecipazione dei cittadini che le primarie sembrano colmare, non c’è scelta fatta a maggioranza che può sostituire, nella costruzione di una coalizione di governo, il lavoro faticoso teso a creare le condizioni di una convergenza programmatica tra posizioni in partenza diverse. Se non deve sottrarsi a quest’onere la sinistra più radicale, che deve assumersi più esplicitamente la responsabilità di delineare non solo le proprie posizioni ma anche qual è l’ambito di un compromesso possibile sul piano programmatico, tanto più non debbono farlo le componenti moderate della coalizione. C’è qualcuno che può spiegarlo a Prodi? *Senatore Ds
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DA “IL MANIFESTO”
Tensione alle stelle dentro Rifondazione

Grassi accusa Bertinotti di «deriva berlusconiana». La maggioranza insorge e lui smentisce

A. CO.
ROMA

Nel giorno in cui Fausto Bertinotti incassa l’oscar 2004 del Riformista per «il miglior politico dell’anno» («Se fosse un cosa privata lo dedicherei a mia moglie, se pubblica al partito») la tensione nel Prc arriva alle stelle. Le minoranze aprono il fuoco sul segretario, anche per recuperare il terreno che rischiano di perdere in seguito al successo ottenuto del segretario con la vittoria di Vendola in Puglia. Marco Ferrando, leader della principale area trotzkista, rinfaccia a Bertinotti le parole pronunciate da Prodi in tv («Se in minoranza, Bertinotti obbedirà»), e gli chiede di smentire ufficialmente. Ferrando sa bene che quella frase suona come sostegno e prova di fiducia per Bertinotti in molte aree della Gad, ma non all’interno del Prc, dove viene invece vista come minaccia seria per l’autonomia del partito.

A scatenare l’incidente non è però l’attacco di Ferrando, bensì una improvvida intervista al giornale on-line Mediaquotidiano di Claudio Grassi, leader dell’area dell’Ernesto e della mozione congressuale «Essere comunisti», alternativa a quella della segreteria. Grassi accusa il segretario di voler «guidare con il 51% un partito che non si può guidare neppure col 70%», conferma le accuse di aver gonfiato il tesseramento per aumentare le percentuali congressuali (accusa condivisa da tutte le minornze). Poi, rispondendo a una domanda un po’ trabocchetto dell’intervistatore, accusa Bertinotti di essere caduto in una «deriva berlusconiana».

Parole pesantissime, che la tensione precongressuale rende ancor più deflagranti. In viale del Policlinico scoppia l’inferno. I bertinottiani accusano la minoranza grassiana di «dileggiare il segretario». Il capogruppo Franco Giordano esplode: «Le dichiarazioni di Grassi sono inaccettabili e gravi. E’ singolare che non spenda una sola parola sulla straordinaria vittoria di Vendola in Puglia. E’ fuori dal sentire comune del partito». Lo stesso Ferrando si dissocia dall’accusa: «Grassi ha sbagliato».

L’accusato smentisce: «Non ho mai parlato di deriva berlusconiana. Ho semplicemente sostenuto che pensare di governare il partito con il 51% è sbagliato perché si tratta di una modalità maggioritaria». Il quotidiano on-line pubblica la smentita, ma conferma «parola per parola» l’intervista. Bertinotti chiude l’incidente con ua dichiarazione che più gelida non si potrebbe immaginare: «Sono in dovere di credere alla smentita di un compagno».

Va da sé che l’incidente è tutt’altro che chiuso. Lo scontro congressuale diventerà anzi sempre più duro nelle prossime settimane. I primi e ancora molto parziali dati registrano una buona affermazione delle minoranze, dovuta anche al fatto che i bertinottiani hanno puntato sinora più sull’esposizione politica complessiva che sul lavoro «tessera per tessera» tipico delle dinamiche congressuali. E il rischio di un’affermazione di misura, lontana da quel 60% a cui ambisce il segretario, inizia a diventare corposo.
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20 Gennaio 2005

DA “L’UNITA'”
Obbediente Bertinotti? Si scandalizza l’opposizione interna al Prc

ROMA Non è piaciuta la battuta di Prodi a Porta a porta: Bertinotti obbedirà. Non è piaciuta soprattuto alla minoranza interna a Rifondazione comunista, già a disagio per l’adesione del partito alla Gad. Attacca Marco Ferrando, della minoranza trotzkista: «Dopo la solenne assicurazione di Prodi sul vincolo di obbedienza di Bertinotti alla Gad e del suo governo, attendo una chiarificazione pubblica e definitiva da parte del segretario del Prc. Il partito deve sapere se dopo aver celebrato disobbedienza e disobbedienti, Bertinotti si è convertito all’obbedienza a Prodi e ai suoi programmi liberali; magari in cambio dei vantaggi d’immagine delle primarie».
Segue Claudio Grassi, componente dell’Ernesto: «un partito come Rifondazione non si governa neanche con il 70%, figurarsi con il 51» e contesta l’accordo con Romano Prodi: senza una preventiva intesa programmatica, che il segretario non ha avviato né spiegato, non si può fare. Torna l’accusa sul tesseramento: negli ultimi giorni prima della chiusura «c’è stato un rigonfiamento del numero degli iscritti assolutamente abnorme. Una crescita ingiustificata e disomogenea territorialmente. Ciò che non aiuta un dibattito disteso». Quanto alla campagna congressuale, Grassi rivendica i successi per la sua mozione: la maggioranza assoluta in federazioni come Bologna e Siena, la maggioranza relativa a Torino, il 90% a Cosenza, Barletta e Schio. Ma l’opposizione dentro il Prc non si unirà contro il segretario: non vogliamo «togliergli la segreteria. Ma condizionarlo politicamente».
Secca la risposta di Franco Giordano, capogruppo alla Camera: «Sono dichiarazioni inaccettabili e gravi. Pensavamo fosse rimasto solo Diliberto a non esultare ed a criticare il Partito della Rifondazione proprio mentre consegue il suo massimo successo politico. È singolare che Grassi non spenda una parola sulla straordinaria vittoria di Vendola in Puglia; così di fatto è fuori dal sentire comune del partito».
Indirettamente, Bertinotti risponde anche alle polemiche dentro il suo partito: «Nessuno può rimbeccare una parola infelice di una persona perbene – risponde alle accuse di “obbedienza”, e poi – Prima le primarie e poi il programma. Questo è obbligatorio: le primarie per definizione vengono prima». Sì, il Prc si carica di responsabilità di governo: «Le ragioni per cui l’alleanza democratica è alternativa al governo delle destre di Berlusconi sono già un progetto. Sotto questo ombrello comune si costruisce un programma che, naturalmente, viene coordinato da chi vince le primarie, il quale con tutta evidenza guida la coalizione». Ma le primarie restano «una vittoria della partecipazione e della democrazia».
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20 gennaio 2005

DA “LIBERAZIONE”
Grassi smentisce l’intervista a “Media Quotidiano”

“Bertinotti come Berlusconi? Non ho mai detto questo”

Ancora polemiche, un pò politiche, un pò massmediologiche. Questa volta tocca la coordinatore della corrente “Essere comunisti”, Claudio Grassi, smentire l’intervista rilasciata ieri al quotidiano on line “Media quotidiano”, una testata nata come giornale cartaceo, che ora prosegue la sua attività sul web e che ieri si chiedeva nel pezzo di apertura del giornale, dedicato alla possibile sconfitta di Bertinotti al congresso:” Ma, soprattutto, perchè i media non danno alcuno spazio agli oppositori interni del subcomandante Fausto e alle accuse che rivolgono sul tesseramento? Non sono storie interessanti da raccontare? Va bene. Ci penseremo noi. Perchè, se Bertinotti perde il Congresso, addio Prodi. Vedremo cosa accade tra sei settimane.”.
Argomento dell’intervista a Grassi, dunque, congresso del PRC, mozioni, governo del partito. Ecco la risposta contestata:” Grassi, Bertinotti dice che se ne frega di voi, che è pronto a governare il partito anche con il 51% dei consensi. Sbaglia?”.
Sì quella uscita è stata una scivolata. Un’affermazione, poi, profondamente sbagliata. Un partito come Rifondazione comunista non si governa neanche con il 70%, figurarsi con il 51%. Il partito non è una società per azioni.
Dice che Bertinotti è vittima del berlusconismo?
Direi di sì. Subisce una pericolosa deriva maggioritaria.
L’affermazione viene subito smentita da Grassi:”Nell’intervista che mi è stata fatta da Media quotidiano vorrei previsare che non ho mai parlato di ‘deriva berlusconiana di Bertinotti’. Ho semplicemente sostenuto che pensare di governare il partito con il 51% è sbagliato poichè è una modalità maggioritaria che, così come contrastiamo nella società, a maggior ragione non possiamo accettare nel partito.”.
Mentre la testata telematica conferma punto per punto l’intervista, dal Partito arrivano le prime reazioni.
“Claudio Grassi, a nome dell’Ernesto, continua a dire falsità sia sul tesseramento che sui dati congressuali – dice Milziade Caprili, del Coordinamento della mozione di maggioranza – siamo ancora ai primissimi congressi di circolo e la mozione di maggioranza è di gran lunga la prima mozione rispetto a tutte le altre. Potremmo citare anche il 70% di Massa Carrara, l’86% di Pescara, ilo 100% di Benevento, l’81% di Venezia, il 70% della Sicilia, ma parleremmo anche noi soltanto di qualche decina di congressi”.
Per Caprili, “per avere credibilità in una difficile fase congressuale che vede il partito ottenere risultati politici straordinari come la vittoria di Vendola alle primarie in Puglia, bisogna essere sobri ed avere il senso del limite oltre che un senso complessivo di appartenenza al partito. Negli attacchi a Bertinotti e nella falsificazione dei dati congressuali, ci pare che tutte queste caratteristiche manchino al compagno Grassi”.
A Grassi risponde anche il capogruppo PRC alla Camera, Franco Giordano: “Pensavamo fosse rimasto solo Diliberto a non esultare e a criticare il Partito della Rifondazione comunista nel momento in cui consegue il suo massimo successo politico. Le dichiarazioni di Grassi sono inaccettabili e gravi. E’ veramente singolare che non spenda una sola parola sulla straordinaria vittoria di Vendola in Puglia e, nello stesso giorno in cui i militanti ed i compagni di Rifondazione sono contenti e vedono la significativa verifica della linea perseguita in questi mesi e in questi anni, parla addirittura di deriva plebiscitaria alla Berlusconi. E’ irritante che una vittoria della democrazia venga scambiata addirittura per deriva berlusconiana. Così è, di fatto, fuori dal sentire comune di tutto il partito.”.
Ma il Segretario Bertinotti, in tarda serata, mette fine alla polemica: “C’è stata una smentita – ha dichiarato – per ruolo sono in dovere di credere alla smentita di un compagno.”.

A. MAR.