GRASSI, CANNAVO’ E FERRANDO CRITICANO BERTINOTTI. LA REPLICA DI BERTINOTTI. LE REAZIONI POSITIVE DEL

Dichiarazione di Claudio Grassi
Segreteria nazionale PRC (Area Ernesto – maggioranza Prc area emendamenti al V° congresso)

12 AGOSTO 2004

“Ci sono diversi punti nell’intervista di F.Bertinotti pubblicata sul Corriere della Sera di oggi che non mi convincono.

1. Si dà per scontata la partecipazione di Rifondazione Comunista ad un futuro governo di centro sinistra. Infatti ad una precisa domanda se Bertinotti farà parte del governo, la risposta è: “Io no…,ma il Partito ci sarà.” Ciò è sbagliato per due motivi. In primo luogo noi abbiamo sempre detto che la discriminante per partecipare a qualsiasi governo sono i contenuti ed i programmi e, allo stato attuale, non solo non c’è un programma, ma le dichiarazioni di autorevoli dirigenti dei Ds e della Margherita, dovrebbero indurci ad una grande cautela poiché sono molto negative. In secondo luogo, se si da per scontato la nostra partecipazione al governo, anche la possibilità di incidere nella fase preparatoria del programma si ridurrà considerevolmente.

2. Parlando delle primarie si dice che Rifondazione “dovrà accettare le decisioni prese della maggioranza che rappresenta le opposizioni. Ciò è sbagliato poiché configura una subalternità del PRC alla sinistra moderata, che, piaccia o meno, sarà la componente maggioritaria del futuro governo di centrosinistra.

3. Ma il fatto su cui il mio dissenso è radicale riguarda il tema della guerra. Qui non c’è decisione di maggioranza o primarie che tengano, assieme al movimento per la pace noi siamo stati, siamo e saremo, contro la guerra “senza se e senza ma” da chiunque sia deliberata: dall’ONU, dalla Nato o dagli USA e se questo non è chiaro nessun programma di governo dovrebbe essere per noi sottoscrivibile.

Claudio Grassi

Liberazione 13/8/2004

«Sulla guerra non ci adeguiamo a nessuna maggioranza»
Salvatore Cannavò (vice direttore di Liberazione – area ERRE-BANDIERA ROSSA (maggioranza bertinottiana V° congresso)

L’intervista di Fausto Bertinotti al Corriere della Sera di oggi lascia interdetti per diverse ragioni.
Proponendo le primarie sul programma, in nome di una reale discussione di massa, il segretario del Prc sacrifica una discussione programmatica autentica dentro al partito stesso e nell’ambito della sinistra alternativa. Secondo lo schema delle primarie, la discussione programmatica sarà fatta solo con tutto l’arco del centrosinistra, e questo rappresenta un freno al dispiegamento delle potenzialità della sinistra alternativa. Inoltre, dichiarando di «adeguarsi» all’esito delle primarie, Bertinotti colloca di fatto il Prc all’interno del centrosinistra sia pure “solo” sotto il profilo programmatico. Ma quello che appare come inspiegabile, e inaccettabile, è la disponibilità ad adeguarsi a eventuali guerre con l’avallo dell’Onu, se questa fosse la scelta delle primarie programmatiche.
Ci siamo battuti nel movimento per il no alla guerra “senza se e senza ma”. Abbiamo in passato apprezzato moltissimo quei parlamentari del centrosinistra che, in dissenso con la propria maggioranza, hanno votato contro la guerra. Non possiamo pensare, nemmeno per un attimo, che in ossequio a un accordo con il centrosinistra, il Prc venga meno a questo impegno assoluto. Questo tipo di dichiarazioni, che ci auguriamo vengano smentite, non fanno che confermare le nostre perplessità rispetto all’ipotesi dell’accordo con l’Ulivo. L’imminente congresso del Prc dovrà cimentarsi con questo nodo.

MARCO FERRANDO (Progetto Comunista-minoranza Prc)
«Le primarie servono a coprire la capitolazione all’Ulivo»
L’intervista di Fausto Bertinotti al Corriere della sera a favore delle “primarie programmatiche” è davvero sconcertante. Le “primarie” vere vi sono già state in questi anni: ad esempio quando la larga maggioranza del popolo della sinistra ha votato per l’estensione dell’art. 18 e si è mobilitato per il ritiro immediato delle truppe dall’Iraq. Perché allora Bertinotti rifiuta di porre come condizioni dell’accordo con l’Ulivo queste rivendicazioni elementari del “popolo delle opposizioni”? La verità è che la possibilità stessa di un accordo di governo con Prodi, Rutelli, Letta, si basa esattamente sulla rinuncia preventiva del Prc a qualsiasi “condizione irrinunciabile”: al punto che Bertinotti, per la prima volta, si dichiara disponibile ad “”adeguarsi” all’eventuale aumento dell’età pensionabile e alla clausola Onu sulla politica estera e le iniziative di guerra. Ciò che è gravissimo. Solo rompendo con Prodi, Rutelli e Letta si possono rispettare le domande radicali di svolta della maggioranza del popolo della sinistra e dell’insieme dei militanti del Prc. Ogni altra soluzione – “primarie” incluse – è chiacchiera e fumo: e serve solo a coprire, di fatto, una futura capitolazione all’Ulivo.

La replica del segretario di Rifondazione alle critiche interne

«La nostra proposta poggia sulla democrazia di massa»

Liberazione, 13/8/2004

Trovo le polemiche interne al partito sull’intervista al Corriere della sera dannose per il Prc e per la sua iniziativa politica. Si avvicina il nostro congresso, lo so bene, ma trovo del tutto imperdonabile far prevalere le ragioni del conflitto interno sull’interesse del nostro popolo per un grande cambio nel paese capace di sconfiggere il governo Berlusconi e di aprire una prospettiva di nuova incidenza per i movimenti e per le lotte.
Non c’è niente di scontato né di acquisito in questo nostro difficile impegno. Tanto meno l’accordo programmatico per un’alternativa al governo Berlusconi e alle sue politiche. Non l’intervista al “Corriere”, ma il Comitato politico nazionale ha indicato all’interno di una più generarle strategia di trasformazione, questo obiettivo che, se venisse raggiunto, ci dovrebbe vedere candidati a partecipare alla sua realizzazione, anche con la partecipazione al governo. Niente di nuovo, a questo proposito. Di nuovo, se si vuole, c’è solo l’accentuazione delle primarie sul programma. E’ una richiesta di far vivere, nella costruzione di un programma per l’alternativa di governo, una nuova democrazia di massa. Non capisco proprio perché nel popolo delle opposizioni dovremmo dare per scontato il prevalere delle posizioni più moderate. Sulla guerra c’è in Italia il più grande movimento per la pace d’Europa. C’è qualcuno che si è già scordato la partecipazione alle manifestazioni, le bandiere della pace, i nuovi protagonismi? Io no. Conto sulla loro e sulla nostra influenza nel Paese e sulle politiche. Per noi del Prc l’avversione alla guerra in questa parte della storia dell’umanità, l’obiettivo della pace, sono l’inizio e la fine della nostra politica. Altro che Onu sì o no, sono la variabile indipendente. Ma quando tutte le opposizioni hanno votato in Parlamento per il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq perché è accaduto? Ecco, vorrei che lavorassimo affinché accada anche domani e dopodomani.
E ancora, i miei contradditori interni hanno letto nell’intervista il richiamo all’articolo 11 della Costituzione come fondamento del programma di governo? Hanno letto della nostra proposta di una bonifica preliminare da realizzare con l’abrogazione delle grandi leggi di controriforma berlusconiane? Nostra è la tesi contro quella dell’aumento dell’età pensionabile che affaccia persino una riduzione dell’età pensionabile per una parte del mondo del lavoro. Dove sono le concessioni? Sì, ho detto che se ci fosse una consultazione democratica di tutto il popolo delle sinistre e delle intere opposizioni, cioè di tutti coloro che si considerano loro elettori, quel responso su punti controversi dovrebbe essere impegnativo per la futura compagine di governo. Vorrei sapere come si fa a sostenere la sacrosanta posizione della Fiom sulla democrazia dei lavoratori e poi non capire che la democrazia partecipata, di popolo è l’unica chance strategica per la sinistra alternativa. Infatti solo in un quadro costituito dalla costruzione di una nuova democrazia l’elaborazione del Prc e quella della sinistra di alternativa hanno la possibilità di diventare influenti a livello di massa e persino egemoni politicamente.
Ma c’è chi a questa grande sfida preferisce la coltivazione della sua nicchia magari nel congresso del Prc. Mi dispiace per loro, ma penso che il partito che con radicalità e coraggio innovativo ha fatto e fa tutti i giorni la lotta per la pace, per la fine del neoliberismo e per la ricostruzione di una democrazia partecipata, questo partito è maturo per questa grande sfida.
Fausto Bertinotti

Sempre da Liberazione del 13/8/2004:
LE REAZIONI DELLE ALTRE FORZE POLITICHE

“HANNO DETTO…”

Chiti: «Improponibile il modello del 1996»
«Per noi – commenta il coordinatore della segreteria ds, Vannino Chiti – sarebbe inaccettabile riproporre il modello del ’96». Per il programma, Chiti ipotizza come atto finale una consultazione della base del centrosinistra: «La bozza, prima di essere assunta dalla coalizione, deve essere discussa sul territorio, collegio per collegio».

Angius: «Un fatto nuovo e importante»
«La trovata delle primarie sul programma mi pare un po’ “hard”, forse anche impraticabile», così Gavino Angius, presidente dei senatori ds sottolineando quello che gli appare come un «fatto nuovo e importante»: che il segretario del Prc sia pronto ad «accettare il principio di maggioranza in una coalizione per governare».

Salvi: «A maggioranza anche sulla guerra?»
«Apprezzo la volontà unitaria ma le primarie sui programmi restano un punto oscuro». Così Cesare Salvi di Socialismo 2000: «La parola “primarie” evoca scenari americani. Ma qui c’è una coalizione, non un partito solo, e il rischio è che, con il principio di maggioranza, alla fine sarebbe il partito più forte a decidere tutto. La guerra, inoltre, è un tema sul quale è difficile invocare il principio di maggioranza. Ho votato in dissenso col mio partito anche quando c’era l’Onu».

Mele e Grandi: «Le primarie non sono il metodo migliore»
Per Giorgio Mele, della sinistra ds, «il programma del centro-sinistra deve essere costruito con una grande consultazione ma mi sembra difficile che i rapporti all’interno di una coalizione siano risolti da votazioni primarie». Anche Alfiero Grandi, deputato della sinistra ds, rileva come non ci sia l’esigenza di primarie sulla leadership perchè «Prodi non ha concorrenti» ma per la «predisposizione del programma» le primarie non sarebbero «il metodo migliore perché la discussione non è racchiudibile in un referendum».

Parisi: «Prc consapevole delle regole»
Due, per il presidente dell’assemblea federale della Margherita, Arturo Parisi, le «novità positive» nell’intervista del segretario del Prc: «la consapevolezza delle regole di una coalizione e l’impegno a rimettersi al punto di vista prevalente. Anche a proposito delle missioni di pace, sulle quali Bertinotti dichiara che se dovessero prevalere nella coalizione i favorevoli all’Onu, a questa posizione si rimetterebbe senza esitazione, fatta salva l’accertata conformità all’articolo 11 della Costituzione».

Castagnetti: «Ma il programma spetta al premier»
«Credo che sia apprezzabile la disponibilità di Bertinotti a decisioni a maggioranza e a coinvolgersi in una responsabilità di governo – ha detto il capogruppo della Margherita a Montecitorio, Pierluigi Castagnetti – ma le primarie si devono fare per scegliere il premier ed è compito del premier proporre il programma».

Pecoraro Scanio:
«Bravissimo Fausto»
Al presidente dei Verdi, Pecoraro Scanio, piace la proposta di fare le primarie sui programmi: «Le primarie sul candidato-premier non servono perchè il candidato è Prodi. Su ripudio della guerra, pensioni, ponte sullo stretto ma anche ogm, vivisezione e caccia, noi sosteniamo posizioni largamente maggioritarie nell’elettorato di centrosinistra».

Cento: «Attenti alla dittatura della maggioranza»
«Ok alle primarie sul programma, ma attenzione a non cadere nella dittatura della maggioranza», avverte Paolo Cento, coordinatore della segreteria dei Verdi: «Su alcuni temi, come guerra, pensioni e Bossi-Fini, le primarie possono essere un utile strumento per coinvolgere gli elettori e trovare un punto di sintesi ma poi la coalizione deve fare una sintesi credibile, vincolante per tutti gli eletti e per tutti gli elettori».

Intini: «Coalizione finalmente credibile»
«Se Bertinotti accetta come regola il principio di maggioranza – fa sapere Ugo Intini, capo dei deputati dello Sdi – finalmente potrà nascere una coalizione di governo davvero credibile di centrosinistra agli occhi di tutto il Paese, stanco di un centrodestra incapace, litigioso e bugiardo».