Gran Bretagna, dai sindacati no alla privatizzazione delle poste

– Londra
«Sarà una lotta aspra e non è da escludere lo sciopero generale». Non si è fatta attendere la risposta dei 1200 delegati del Communication Workers Union (il sindacato a cui aderiscono i dipendenti postali britannici) all’annuncio dei propositi del New Labour di Tony Blair di privatizzare Consignia, l’azienda di Stato postale. Così, alla vigilia delle elezioni politiche – che si terranno domani -, il premier si trova ad affrontare una grana in più. La denuncia al governo Blair è partita dai lavori della Cwu durante la conferenza annuale a Bournemouth nel sud dell’Inghilterra. Il Cwu sostiene che il governo vorrebbe creare «un servizio postale a basso costo di manodopera e de-sindacalizzato» ed identifica la privatizzazione delle poste come una delle priorità del nuovo governo New Labour dopo le elezioni. La minaccia di sciopero generale (dopo le agitazioni dello scorso mese per protesta contro l’introduzione di nuovi turni di lavoro, ndr) esprime il sempre più basso indice di gradimento che le Union inglesi hanno verso il partito laburista al quale sono affiliate. Inoltre, sia Blair che Gordon Brown, l’ineffabile Cancelliere dello Scacchiere, hanno dichiarato a più riprese che in futuro il settore privato sarà sempre più presente nella gestione dei servizi pubblici, se, come sembra, gli elettori gli rinnoveranno la fiducia. La Cwu teme che la balcanizzazione delle poste vedrà l’assalto dei privati alle attività più redditizie del monopolio statale, il quale si ritroverà a gestire solo le briciole. John Keggie, vice-segretario nazionale della Cwu, si è detto convinto che «ci sono piani per privatizzare le poste» ed ha aggiunto «se i nostri manager fanno previsioni sul futuro dell’azienda, noi abbiamo il diritto di fare previsioni su come ci comporteremo». Hanno il tono di pure frasi di circostanza pre-elettorali le dichiarazioni del ministro per l’industria Stephen Byers quando dice «non ci sono proposte per vendere l’azienda postale di Stato» e aggiunge «servirebbe l’approvazione di una legge ad hoc per privatizzare una o più parti della stessa». A smentire Byers ci pensano sia il colosso tedesco Siemens che l’azienda di Stato francese La Poste Corporation, i quali hanno annunciato che sono interessati ad aggiudicarsi succulente quote di mercato del monopolio postale inglese. La minaccia dello sciopero generale è giunta alle orecchie del vice-primo ministro John Prescott poco prima del suo intervento alla conferenza della Cwu. Prescott ha sollecitato i delegati ad accantonare i motivi di attrito con il governo e ad aiutare il partito a vincere le elezioni con un’ampia maggioranza. Nel rivolgersi ai delegati ha usato parole ormai diventate jurassiche nel vocabolario del New Labour tipo “compagni” e definito le Union come “l’ala industriale del partito”. Indicando l’apatia quale maggior pericolo di queste elezioni, Prescott ha esortato la platea ad andare a votare laburista per evitare che vincano i conservatori. A intervento concluso, il corpulento Prescott è letteralmente saltato sulla sua macchina evitando di rispondere alla domande che venivano dalla sala, soprattutto quelle riguardanti i progetti per la privatizzazione delle poste che, per il momento, rimangono chiusi nel cassetto della scrivania di Blair al numero 10 di Downing Street.