Bielorussia. Un piccolo stato europeo orgoglioso della sua indipendenza dal “nuovo ordine mondiale”, su cui l’imperialismo americano continua a mantenere “il fucile puntato”. Come dimostrano alcuni passi dell’intervista concessa, all’inizio di novembre, dal nuovo ambasciatore plenipotenziario USA Georg Kroll (subentrato a Michael Kozak, noto per le sue sfacciate provocazioni contro le autorità bielorusse) a un giornale regolarmente distribuito nelle edicole di un paese, che, secondo i “media” occidentali di ogni orientamento, sarebbe sottoposto a un regime di controllo autoritario e di censura della stampa.
M.G.
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D. La Minsk ufficiale respinge con decisione il progetto che prende il nome di “Atto sulla democrazia in Bielorussia”. Come giudica questa iniziativa presa dai suoi compatrioti in relazione alla Bielorussia?
R. L’ “Atto sulla democrazia in Bielorussia” è stato discusso dal Congresso degli Stati Uniti, uno dei vertici del potere negli USA. Questo atto legislativo esprime le opinioni dei rappresentanti eletti dal popolo americano. Evidenzia la loro preoccupazione rispetto a ciò che avviene in Bielorussia, soprattutto per quanto riguarda la situazione nella sfera della democrazia e dell’osservanza dei diritti dell’uomo. Allo stesso tempo riflette anche l’intenzione di aiutare i bielorussi e di esprimere i caldi sentimenti che provano gli americani nei confronti del popolo bielorusso. Per ora non è ancora chiaro quale forma possa assumere questo atto legislativo. Per il momento esso è all’esame delle due camere del nostro congresso: sia al Senato che alla Camera dei rappresentanti. Perciò non è ancora stato deliberato. E’ possibile che, prima dell’approvazione, vengano introdotti alcuni cambiamenti. E solo quando apparirà la variante definitiva, i rappresentanti dell’amministrazione americana saranno in grado di commentarne i contenuti. Ma sono in grado di affermare che l’amministrazione condivide l’aspirazione del congresso a fornire sostegno al popolo bielorusso. Ho avuto un colloquio con uno degli iniziatori di questo progetto, Christopher Smith, che ha detto che ci si sta apprestando ad esaminare l’ “Atto” molto seriamente e che il documento verrà approvato quanto prima possibile. L’elemento essenziale all’esame del progetto riguarda le azioni del governo della Bielorussia nei confronti delle organizzazioni non governative e le pressioni esercitate sui “mass media” non statali.
D. Signor ambasciatore, ma non ritiene che il popolo bielorusso possa considerare questa legge un cattivo servizio e un affronto?
R. Il congresso USA non considera il varo dell’atto legislativo come un’ingerenza nei vostri affari interni. L’ “Atto” è considerato come una manifestazione dell’interesse verso ciò che sta succedendo in Bielorussia. Gli uomini del congresso, nel rappresentare gli interessi dei loro elettori, si preoccupano del fatto che la Bielorussia possa essere un paese europeo normale e civile, in grado di intrattenere rapporti normali non solo con gli Stati Uniti, ma anche, e in primo luogo, con i propri vicini.
In ogni caso, la Bielorussia non è il solo paese al centro degli interessi del congresso USA. Lo scorso anno ha varato diverse iniziative legislative, riguardanti molti paesi. La Bielorussia non è il solo tra i paesi che suscitano l’interesse particolare del congresso americano. Tuttavia essa effettivamente spicca per essere rimasta indietro rispetto agli avvenimenti che hanno coinvolto i suoi vicini, come la Polonia e la Lituania. Il vostro paese non è ancora diventato membro della comunità transatlantica. E se esaminiamo gli avvenimenti, politici ed economici in corso in Russia, c’è da dire che il vostro paese è rimasto indietro anche rispetto a quelli. E tuttavia noi vorremmo che la Bielorussia diventasse parte dell’Europa e parte della comunità transatlantica delle nazioni.
D. Le risulta che, nei colloqui russo-americani, sia stata esaminata la situazione che si sviluppa in Bielorussia?
R. Per quanto ne so, ai massimi livelli la Bielorussia non è stata oggetto di esame. Ci sono stati argomenti di interesse comune, in cui è stata menzionata la Bielorussia, ma essi riguardavano i problemi della stabilità e della sicurezza nella regione.
D. I paesi occidentali, e in particolare gli USA, hanno ripetutamente fatto tentativi di togliere la Bielorussia dalla categoria degli “stati canaglia”. Tuttavia non si sono raggiunti risultati significativi. Ritiene che ora gli USA siano pronti a consegnare l’iniziativa alla Russia?
R. La nostra politica si basa sul fatto che la Bielorussia è un paese indipendente. Perciò il destino e il futuro di questo paese devono essere definiti dal popolo bielorusso e non da qualsiasi altro paese. Ma noi naturalmente sosteniamo tutti i tentativi che intraprendono i vicini della Bielorussia, per aiutarla ad integrarsi nella comunità euroatlantica.
D. La fine del mandato dell’ambasciatore plenipotenziario Michael Kozak ha dato il pretesto per molte pubblicazioni critiche al suo indirizzo. Come ha giudicato il governo americano il lavoro fatto da Kozak in Bielorussia?
R. Nella cerimonia della mia investitura, a cui ha preso parte anche Michael Kozak, il segretario di stato Colin Powell ha espresso alta considerazione del lavoro fatto dall’ambasciatore in Bielorussia. L’ex ambasciatore ha esposto con molta chiarezza i principi della politica americana in Bielorussia, e, soprattutto, che è fondamentale instaurare la democrazia nel vostro paese.
D. I nostri giornali hanno ironizzato in merito alle raccomandazioni che Le ha dato Michael Kozak: “Continuare la lotta!”. Lei intende seguire di buon grado l’ “augurio” del suo predecessore?
R. L’espressione che ha usato Michael Kozak è senza dubbio chiara. In tal modo egli ha evidenziato la continuità della politica americana verso le questioni della democratizzazione e del rispetto dei diritti e delle libertà dell’uomo in Bielorussia. Occorre puntigliosamente ricordare che non si tratta di una lotta contro qualcuno in particolare, ma la manifestazione di un sostegno. Perciò la politica americana nei confronti della Bielorussia non subisce cambiamenti ed è la stessa del 1992, quando io ho avviato rapporti diplomatici con il vostro paese.
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Traduzione dal russo di Mauro Gemma