Il centrodestra si scatena, e adesso parla di «caccia alle streghe», di «persecuzione maccartista contro il ceto produttivo», di «volontà di vendetta» da parte del centrosinistra su chi non lo ha votato. Il viceministro all’Economia Vincenzo Visco, che in un’intervista al Corriere della Sera ieri ha proposto un nuovo «fisco individuale», costruito incrociando i dati oggi disgregati, viene accusato di essere un «Dracula», di voler instaurare un clima da «Grande Fratello», epiteti che fanno seguito allo «Stato di polizia tributaria» inventato nelle scorse settimane dall’ex premier Silvio Berlusconi. La protesta dei commercianti e dei professionisti, degli imprenditori piccoli e medi, viene tenuta alta soprattutto da Forza Italia e dalla Lega, partiti di riferimento dei «mi sono fatto da solo», dei «Roma ladrona», di quelle categorie che insomma – esclusi i (pochi?) onesti che dichiarano tutto – hanno maturato negli anni dei condoni tremontiani un’allergia per lo scontrino e la fattura.
Quanto alle associazioni di categoria, invece, più strategicamente scelgono la via del dialogo, precisando, sulla scia delle tabelle già diffuse dalla Cgia di Mestre, di non starci a fare la parte degli «unici evasori», e sollecitando il governo a monitorare a 360 gradi il campo dell’economia sommersa (gli artigiani invitavano a guardare «i dipendenti e i pensionati che fanno un secondo o terzo lavoro in nero»). Visco spiega che «è bastato il cambiamento di indirizzo politico» per «recuperare il crollo di gettito di questi ultimi anni»: il riferimento è all’inaspettato incremento delle entrate registrato nei primi sei mesi dell’anno, risultato conteso tra i due esecutivi che si sono avvicendati in aprile. «Ma per essere certi che si tratti di un fatto strutturale – aggiunge il viceministro – si dovrà attendere l’autotassazione di novembre e l’entrata a regime delle disposizioni sull’Iva e sulla tracciabilità dei compensi, contenute nella manovrina».
Subito dopo Visco annuncia che «cambierà radicalmente la struttura dell’anagrafe tributaria: gran parte dei controlli oggi avviene in via automatica, noi la imposteremo sull’individuo, sul contribuente». In pratica, spiega il rappresentante del governo, «oggi l’anagrafe è organizzata per imposta, si può sapere tutto sull’Irpef, l’Iva, e su quanto ognuno di noi paga»: cioè i dati sono disgregati secondo la singola tassa. In futuro, al contrario, si deve poter scrivere un nome al computer, ad esempio Mario Rossi, e da lì vedere accorpate tutte insieme le attività economiche del contribuente: «Avere subito la fotografia – dice Visco – dell’attività economica e del comportamento fiscale, ma anche le sue partecipazioni societarie». Dunque anche l’eventuale possesso di automobili, barche, abitazioni. Il viceministro annuncia inoltre una stretta sulle ispezioni. Ma butta anche un’esca alle categorie interessate dalla futura «caccia all’evasore»: lavorare sulla lotta all’evasione, spiega, «non deve essere un alibi per non affrontare la spesa pubblica: il recupero delle tasse serve a ridurre le aliquote, ad abbassare le tasse quando sono eccessive». Come dire: accusarmi di essere Dracula è ingiusto, ribadiamo il concetto del premier Romano Prodi, pagare tutti per pagare meno.
I commercianti colgono l’«esca», e chiedono un tavolo: la Confcommercio si dice «d’accordo con Visco quando sottolinea che il recupero dell’evasione deve servire a ridurre le aliquote e non può essere un alibi per non affrontare la questione della riduzione della spesa pubblica». Tutte le associazioni, comprese Confesercenti e Confartigianato, dicono che è «urgente un confronto sugli studi di settore». Sposa la proposta del governo il leader Cisl Raffaele Bonanni: «Siamo molto d’accordo», dice, rilevando il paradosso per cui «i redditi dichiarati dagli autonomi sono tra i 10 e i 20 mila euro l’anno, mentre risultano più ricchi i pensionati e gli impiegati».
Visco parla anche di un ritocco alle aliquote – ma non sembra intenzionato a rialzare quelle dei redditi più alti – e del ritorno della tassa di successione, escludendo comunque le famiglie sotto un tetto patrimoniale di 370 mila euro. Ma il ministro del lavoro Cesare Damiano, sempre ieri, aveva parlato della necessità di un riequilibrio delle aliquote, intervenendo sul secondo modulo tremontiano a favore dei redditi più bassi. Voci in contraddizione: non a caso Pierluigi Castagnetti (Margherita) ha avvertito i ministri: «Cerchiamo di parlare con una sola voce».