Gli eccessi di zelo della destra Usa

Nella guerra tra lobby i «paleocons» rilanciano il realismo di Kissinger

È scoppiata una «guerra culturale» nella destra americana tra «paleo-conservatori» e «neo-conservatori». Una guerra tra lobby che attraversa riviste di nicchia e giunge sugli schermi della Fox, l’impero mediatico di Rupert Murdoch. Due sono i protagonisti nella destra neocon, padre e figlio uniti nella lotta e interpreti opposti della stessa crisi: da un lato William Kristol, direttore di The Weekly Standard, un settimanale finanziato da Rupert Murdoch, il proprietario dell’impero mediatico della Fox, che vende sessantamila copie a settimana, dall’altro Irving Kristol, fondatore delle riviste teoriche The National Interest e The Public Interest. The Weekly Standard è la lettura preferita dei falchi repubblicani che vogliono una guerra senza compromessi in Iraq e l’unilateralismo della politica estera americana. William contribuisce al discorso inaugurale del secondo mandato presidenziale di George Bush e poi lo commenta davanti alle telecamere della Fox: è un discorso «potente», «impressionante», «storico».

Irving Kristol è il volto riflessivo del lobbismo neoconservatore. Insegna nelle università (New York University), fa ricerca nelle fondazioni (American Enterprise Institute), fonda due riviste The National Interest e The Public Interest. Nell’editoriale scritto in occasione della chiusura, dopo quarant’anni, di The Public Interest, Kristol racconta l’origine del termine «neoconservatore»: un «liberale rinnegato», cioè un ex di sinistra, «l’equivalente di un ebreo che mangia ostentatamente il maiale durante lo Yom Kippur».

Questa nuova categoria del «tradimento» politico esprime l’attitudine eroica dei neoconservatori ad andare controcorrente e predicare l’eresia, ieri contro l’egualitarismo sociale predicato dalle politiche keynesiane e oggi contro chi insidia da destra la «rivoluzione» in Medioriente. Ma l’essere contro non basta, oggi.

Nel febbraio scorso, otto membri su dieci del comitato editoriale di The National Interest (tra cui Francis Fukuyama e Samuel Huntington) si sono dimessi in polemica con la politica militare in Iraq del presidente Bush sostenuta dai neocon. Nell’editoriale Richard Ellsworth, il vicepresidente del Nixon center, un gruppo «paleo-conservatore» ispirato a Richard Nixon che ha nel frattempo acquistato la rivista, ha scritto che «l’eccesso di zelo nella causa della democrazia, accompagnato dalla sottovalutazione dei costi e dei pericoli, ci ha condotto a una pericolosa sovraesposizione in Iraq».

Nel Nixon Center torna la vecchia generazione dei conservatori che si rifanno al realismo politico dell’ex segretario di Stato (con Nixon) Henry Kissinger e ispirano l’attuale Segretario di Stato Condoleezza Rice: una teoria rivoluzionaria è utile solo se rientra tra gli obiettivi egemonici del presente. Una parabola si è chiusa e la rivoluzione è tornata sui suoi passi. Ma non ha ancora divorato i suoi figli.