La proposta di Claudio Grassi di lanciare una campagna per la nomina di Giovanni Pesce a Senatore a vita, non è solo un doveroso riconoscimento verso questa nobile figura di antifascista e di partigiano combattente, ma assume un grande valore simbolico e politico in un momento in cui il revisionismo storico viene utilizzato cinicamente dalla destra per fare carta straccia della nostra Costituzione e dei valori di progresso in essa contenuti.
L’interesse in sé della cosa va ben al di là delle considerazioni di Francesco Ferrara su chi sia stato il primo a lanciare l’idea e sulle modalità con cui è stata annunciata, per cui sarebbe autolesionistico se
il Partito intero – girando ancora il coltello sulla piaga di un congresso che non mi pare abbia aiutato la dialettica interna – non la facesse propria e non vi si impegnasse con tutte le sue energie. In questo senso, e se ho capito bene, apprezzo la dichiarazione di Ferrara, che mi sembra tenda a subordinare certe sue perplessità di metodo alla superiore esigenza di mobilitare tutte le energie del partito e dell’antifascismo su questo obiettivo.
Se sapremo fare tutto ciò, questo sarà un buon punto fermo per superare divisioni sempre più incomprensibili al nostro corpo militante e per rilanciare una battaglia volta a garantire una fisionomia antifascista e socialmente avanzata delle nostre istituzioni.
Ascanio Bernardeschi
Volterra