Giovani, donne e con laurea ecco la fotografia degli atipici

Laureata, con meno di 35 anni e proveniente dal sud. E´ il ritratto del lavoratore atipico italiano. Il Censis, il centro studi investimenti sociali, sulla base dei dati raccolti dall´Istat, ha fotografato l´immagine dei dipendenti che non hanno ancora un posto fisso. Travolti dal mare magnum delle diverse forme di contratti: di collaborazione, a progetto, a tempo indeterminato, occasionale, gli “atipici”, hanno un´unica caratteristica in comune, la giovane età. Per il resto le donne sono più numerose degli uomini, il 14,7% contro l´8,7 e i laureati superano i diplomati di 3 punti percentuali. Sono, infatti, il 14% i primi e l´11% i secondi.
Vivere al centro-sud sicuramente non aiuta. L´Italia si presenta spaccata in più parti anche sull´incidenza di quanti non hanno ancora un contratto a tempo indeterminato, con un numero crescente man mano che si scende verso la Sicilia. Al nord i lavoratori atipici sono quasi il 10% con differenze minime tra est e ovest. Al centro, invece, l´11,5% e al sud arrivano al 13,9%. Le cause sono da ricercarsi nella differenza del tessuto produttivo delle aree geografiche, a vocazione in prevalenza industriale al nord, terziaria al centro e agricola al sud.
Non fa differenza svolgere o meno un impiego qualificato, il lavoro atipico è entrato dalla porta principale nei diversi gradini della piramide professionale. In particolare alla base e al vertice. Tra gli impiegati senza qualifiche specifiche, i contratti non stabili sono 22,4 ogni 100. All´opposto, hanno stipulato un contratto atipico il 10% di quanti svolgono attività intellettuali, il 18,4% di quelli che svolgono professioni tecniche intermedie e il 13,3% degli impiegati nelle professioni esecutive amministrative. Differenze marcate si evidenziano anche nei diversi settori dell´economia. Il panorama offerto dallo studio è estremamente variegato e persino i piccoli settori non si sottraggono all´inserimento delle nuove forme di collaborazione negli accordi con i lavoratori. Il terziario ad esempio, in particolare per le aziende che si occupano di turismo, attività ricreative, sportive e di ricerca, si è orientato verso una logica di temporaneità degli incarichi per oltre il 25%. O ancora il comparto dell´istruzione, dove il tasso di atipicità arriva al 20%, le organizzazioni associative (sindacati, circoli e associazioni), con il 18% e infine le società di noleggio con quasi il 15%.
Un dato in controtendenza è quello dell´industria dove la percentuale dei lavoratori atipici è dell´8%, più bassa di quella della pubblica amministrazione con un indice di 10 ogni 100 lavoratori, tra questi, 8 sono contratti a tempo determinato e 2 di collaborazione. Lo studio, comunque, è soltanto un primo passo di un progetto di ricerca più approfondito. Il Censis dà appuntamento al prossimo autunno per la presentazione dell´analisi completa. Sarà volta ad accompagnare le future politiche del lavoro che si troverà ad affrontare il governo.