Non per dover marcare ad ogni costo una differenza, ma al presidente Ciampi andrebbe spiegato chiaramente che oltre alle foibe ed all’esodo, vi dovrebbero essere anche altre cose che l’Italia non dovrebbe dimenticare. Anzi forse sarebbe proprio il caso di ricordarlo: il fascismo. Il Presidente ha affermato che “L’odio e la pulizia etnica furono l’abominevole corollario del’900” e non è stata, forse, proprio l’Italia uno dei paesi che dal 1920 al 1943 si è distinta per guerre di aggressione e di occupazione, scatenate per conquistare ed annettere nuovi territori?
Il fatto di dire e di non dire, di fingere ancora che il 10 febbraio 1947, che ha significato per l’intera Europa il ritorno della pace sia per gli italiani la giornata che ricorda altro è la riprova, nei fatti, che si vuole uscire dal solco di “quell’Europa di fratellanza e di pace nella quale le minoranze non sono più vittime di divisioni e di esclusione”.
Proseguire nella strategia di confusione delle cause e degli effetti non potrà che favorire ulteriori fraintendimenti e memorie fasulle, dalle quali viene accuratamente rimosso ciò che non fa comodo.
E’ un discorso che andrebbe esteso anche ai destinatari delle onorificenze. Qualsiasi morte tragica suscita orrore. All’orrore subentra la pietà, ed è giusto e umano che sia così. Uno Stato però deve coltivare anche il rispetto della verità. Norma Cossetto merita indubbiamente di essere ricordata per la sua orrenda morte, ma non si può distorcere la verità e tacere che era anche un alto gerarca del regime fascista, esponente del GUF (Gioventù Universitaria Fascista), figlia di un ricco possidente a sua volta segretario del Fascio a Santa Domenica di Visinada. La Cossetto fu vittima di atrocità perpetrate da un manipolo di cosiddetti “cani sciolti”, che furono catturati dai fascisti e giustiziati assieme ad altre quattordici persone da fascisti repubblichini. Per quanto atroce sia stata la sua morte, per Norma Cossetto furono prese ben 17 vite. Quello che dai documenti e dalle testimonianze storiche risulta evidente è che Norma Cossetto morì da fascista, inneggiando al Fascio. Sicuramente un esempio di coerenza e di militanza politica, ma siamo sicuri che meriti una medaglia dall’Italia Repubblicana?
Trieste, 10 febbraio 2006
* Segretario provinciale PRC Trieste