Gino Strada:”Il governo abbia il coraggio di ritirare le truppe dall’Afghanistan”

Il telefonino prende, squilla, c’è campo. «Sì, ciao, sono io… sono Gino». Gino Strada, da Kabul. Dice che deve togliersi il camice, sta uscendo dalla sala operatoria. «Una bambina, sei anni, aveva l’intestino perforato…». Il grande capo di Emergency conosce l’Afghanistan, lo conosce bene, s’è infilato nelle gole più impenetrabili, ha portato i suoi ambulatori fin sugli altipiani e in questi viaggi ha incontrato talebani e predoni, mujaheddin e trafficanti d’oppio, gli alpini italiani e i marines degli Stati Uniti. «E, davvero, vorrei mi si credesse, se dico che, rifinanziando la missione militare italiana che è qui, il nostro governo, il nostro governo di centrosinistra, commetterebbe un tragico errore».
Tragico. Perché?

«È una solenne bugia la storia che tentano di rifilarvi dicendo che i militari italiani sono qui per garantire i programmi di assistenza umanitaria. I nostri militari sono percepiti, dalla stragrande maggioranza della popolazione, solo come truppe di occupazione».

C’è da dedurre che siano quindi anche a rischio…

«Sono, costantemente, nel mirino. Ci siamo già dimenticati degli alpini uccisi poche settimane fa? Ogni metro che fanno, i militari italiani rischiano di cadere in un’imboscata. Pagano il fatto di essere arrivati qui per affiancare i marines, i quali, come si sa…».

Come si sa?

«Bombardano, interrogano, torturano, rapiscono, deportano a Guantanamo. E hanno voglia i nostri politici a dire che no, noi siamo diversi, noi siamo sempre diversi… A Nassiriya e anche qui, in Afghanistan, i soldati italiani sono sempre diversi… Intanto però è con i marines e i britannici che stanno. È da loro che prendono ordini. E la gente questo lo sa, lo vede».

Quando lei parla di gente, a chi si riferisce?

«La realtà sociale afghana è assai complessa ma, per capirci, del tutto simile a com’era prima dell’11 settembre».

Può essere più preciso?

«Gli italiani e tutte le altre truppe di occupazione non controllano più di tre città, e una di queste è Kabul, che però per un terzo è ormai trasformata in una base militare… Il resto del Paese è nelle mani dei talebani…».

Però le elezioni si sono svolte regolarmente e…

«Balle. I talebani controllano interi territori. Noi, ad esempio, abbiamo uno dei nostri ospedali proprio nel Sud, a Lashkar-Gah, che è una tranquilla città controllata, amministrata dai talebani».

Poi ci sono i signori dell’oppio…

«E però ci sono anche i capi tribù, persone assolutamente perbene, con dei loro valori, ma che pure insomma non ne possono più di vedersi arrivare nei villaggi gli alpini in assetto di guerra e i marines che rastrellano, che perquisiscono…».

Strada, la missione militare italiana rischia di essere rifinanziata anche con i voti di Rifondazione, dei verdi, del Pdci…

«Io non seguo la politica italiana. E i miei non sono ragionamenti di destra o di sinistra. Io credo solo nel buon senso. E il governo italiano dovrebbe solo avere il coraggio di dire no, i militari non restano a fare la guerra in Afghanistan. Purtroppo…».

Lei è molto pessimista…

«Moltissimo. E poi so che il ministro degli Esteri si chiama Massimo D’Alema, colui che autorizzò, violando la Costituzione, gli aerei italiani a bombardare la ex Jugoslavia».

Strada, lei dice: via i militari dall’Afghanistan. E poi?

«Poi spendere i soldi in aiuti concreti. In questo Paese abitato da 25 milioni di persone, ci sono solo sei letti di terapia intensiva, e sono qui, a Kabul, nell’ospedale di Emergency».

Come sta la bambina che ha operato poco fa?

«È fuori pericolo, grazie al cielo».