Gigi, Michele e i suoi compagni

Tremila in corteo a Camposampiero: sciopero generale di tre ore proclamato da Fiom e Uilm nel nome di «Gigi e Michele», i due operai rumeni morti sotto una colata di ghisa a 1800 gradi. Tute blu in corteo per due chilometri. Dalla fonderia Anselmi, dove il 12 marzo si è consumata la tragedia, fin sotto il municipio per il comizio con Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom. Si commuove Gianni Michelozzo, delegato dell’Anselmi: «Questa piazza piena è per i nostri due colleghi. Ci ricordiamo bene quando Gigi e Michele dicevano di non sapere mai se alla sera sarebbero tornati a casa. O che in Italia han trovato lo stesso sfruttamento che si erano lasciati alle spalle».
Diritto alla sicurezza in fabbrica per tutti. Nel Padovano è diventata la parola d’ordine della mobilitazione delle tute blu, scatta nelle fabbriche dell’Alta e dilagata nell’ultima settimana. Fiom in prima fila, ma si sono mobilitati anche Rifondazione comunista, Comunisti Italiani e Ds. Al corteo di ieri mattina, sventolavano le bandiere rosse di partito insieme a quelle sindacali. La Quercia era rappresentata da una delegazione guidata dal deputato Alessandro Naccarato e dal segretario provinciale Fabio Rocco.
Nessuno deve più morire come Costantin Barbascu, 32 anni, e Georghe Bala, 31 anni, che lascia la moglie e due figli. Operai migranti, mano d’opera in appalto. Erano nella gabbia, sorretta dal muletto a due metri da terra. Alle prese con una lancia termica «sparata» contro le scorie. Dall’altoforno dell’Anselmi è schizzata la ghisa incandescente. Sono morti orribilmente sfigurati.
E’ stato un loro connazionale, delegato Uilm, a ricordare quanto è ricattabile un lavoratore rumeno in Italia. Cremaschi ha allargato l’orizzonte: «Quando si verificano queste terribili morti in fabbrica ci sono responsabilità precise. Sono figlie della precarietà del lavoro, ma anche prodotti della legge Bossi-Fini che ha collegato il permesso di soggiorno alla ricattabilità nel posto di lavoro. E poi c’è la catena dei sub appalti in uno scaricabarile della sicurezza».
In meno di tre mesi, sono già cinque i morti sul lavoro soltanto nella zona di Camposampiero. Senza contare infortuni, malattie e invalidità. La Fiom insiste nel denunciare il fatto che «la vita, la salute, la sicurezza dei lavoratori sono considerati, dalla maggior parte delle imprese, una merce, subordinata alla competitività, al mercato, al profitto». Luciano Gallo, segretario regionale Fiom, si è speso molto nel sollevare il «caso Anselmi»: dal giorno della morte dei due operai rumeni si sono moltiplicate assemblee, iniziative, volantinaggi davanti ai cancelli in preparazione dello sciopero che ieri ha paralizzato il traffico lungo la statale del Santo.
Il sindacato non molla sulle morti da lavoro. La vertenza sicurezza a Padova riguarda anche appalti ed esternalizzazioni, formazione dei lavoratori e piani di emergenza della legge 626. Il contrario della flessibilità invocata a gran voce dalle associazioni imprenditoriali.
A Camposampiero sciopero riuscito, proprio mentre il Tribunale di Padova formalizzava l’apertura dell’inchiesta affidata al pm Paola De Franceschi. Adalberto Rossato, 54 anni, amministratore delegato della Anselmi e Riccardo Milani, 43 anni, di San Mauro di Saline (Verona) legale rappresentante della ditta per cui lavoravano i due rumeni, devono rispondere dei reati di omicidio colposo e lesioni colpose. La ricostruzione dettagliata dell’incidente al forno 3 della fonderia di Camposampiero è affidato a tre periti: il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Venezia Fabio Dattilo, il professor Angelo Borroni del Politecnico di Milano e il suo collega Lorenzo Rosa dell’Università di Padova.