Giappone, stranieri schedati

Benvenuti in Giappone, click. Con un po’ di ritardo, e senza la giustificazione di aver mai subito un attentato – l’ultimo, l’avvelenamento nella metropolitana, risale al 1995 e fu opera di terroristi locali – il Giappone si adegua alla legislazione d’emergenza Usa e a partire dai prossimi giorni fotograferà e prenderà le impronte a tutti gli stranieri che si presenteranno alle sue frontiere. Le autorità avranno il potere di respingere qualsiasi cittadino sospetto, ottenere in anticipo le liste d’imbarco e, soprattutto, immagazzinare tutti i dati. Shizuka Kamei, ex ministro degli interni, oggi uno dei pochi a denunciare la deriva americanoide di Koizumi, non ha peli sulla lingua. Detarame («una vera schifezza»): «Altro che prevenzione terroristica. Qui rischiamo di rimettere in moto gli istinti peggiori della nostra polizia». E Kamei la polizia la conosce bene: ne è stato il capo, per una decina d’anni. La pratica delle impronte digitali era stata abolita una decina di anni fa, dopo che una serie di sentenze ne aveva sancito l’incostituzionalità. La misura, che per molti anni era stata vessatoriamente utilizzata contro la comunità coreana in Giappone era stata anche criticata dalle Nazioni Unite, in quanto discrimnatoria (i cittadini non ne erano soggetti). Ora la situazione cambia di nuovo. I dati raccolti alle frontiere – lo ha rivelato un serrato dibattito parlamentare – non saranno custoditi dalle autorità preposte all’immigrazione, ma verranno immagazinate nei computer del ministero della giustizia, e quindi a disposizione delle autorità inquirenti. In un paese dove il fermo di polizia è di 23 giorni (rinnovabile per altri 23) e dove anzichè la corruzione (sempre più dilagante) la priorità assoluta delle procure sembra sia la lotta alla crescente microcriminalità, è facile immaginare cosa rappresenti questa innovazione per la vita quotidiana dei cittadini stranieri, siano essi legali che clandestine.
Rispetto alla precedente legislazione, come si diceva abolita dieci anni, fa, qualche inasprimento (ora vi sono sottoposti anche i minorenni di età superiore a 16 anni) ma anche un grande fatto positivo. Sono esentati dalle pratiche tutti i coreani residenti stabilmente in Giappone, coloro cioè nei confronti dei quali la legge era in passato rivolta per controllarne attività e movimenti. La novità è di tali proporzioni che i dirigenti delle due associazioni di coreani residenti in Giappone (il Mindan, filo sud, ed il Chong Ryon, legato al nord) hanno deciso di anticipare lo storico annuncio della loro progressiva fusione. L’abbraccio tra i due leader coreani ieri è stato una delle notizie più seguite dai Tg e ieri sera, tra la comunità coreana di Tokyo, si è festeggiato sino all’alba.
La nuova legge è stata approvata pochi minuti dopo che all’aeroporto di Tokyo atterrasse Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, qui per una visita ufficiale di tre giorni sui temi di più scottante attualità. Un Annan che aldilà degli inchini di circostanza ha fin dall’inizio ribadito che il rispetto della comunità internazionale e la pace la si conquista attraverso un rafforzamento reale e sincero delle Nazioni Unite e non seguendo alleanze che pretendono di sostituirsi all’ordine internazionale. Nel corso di un’intervista alla televisione pubblica Nhk, Annan ha ribadito con forza il concetto che l’operazione irachena non ha avuto il via libera delle Nazioni unite e che dunque il Giappone, peraltro libero di seguire la sua politica internazionale deve puntare su altri elementi per rafforzare il suo ruolo e la sua immagine. Partecipando più attivamente ai negoziati internazionali ad esempio (e ha citati l’Iran: «serve assolutamente una soluzione politica») e compiendo finalmente gesti di pentimento inequivocabili nei confronti di Cina e Corea, «come a suo tempo seppe fare con con grande sincerità ed efficacia, la Germania».
Dopo Kofi Annan, arriva oggi a Tokyo un altro ospite illustre. Si tratta di Doudou Diene, rapporteur speciale delle Nazioni Unite contro il Razzismo, la Discriminazione, l’emarginazione e altre forme di intolleranza sociale. Il suo dossier sul Giappone, di recentissima pubblicazione, ha fatto scalpore e verrà presentato ufficialmente alla Stampa Estera di Tokyo.