Gianni Rinaldini: «Stiano attenti loro a non farsi del male»

MILANO «L’invito di Montezemolo, “non facciamoci del male”, non credo che vada rivolto ai lavoratori e ai sindacati ma piuttosto a ciò che la Fiat stessa ha fatto in questi anni: basti pensare all’avvicendamento di cinque amministratori delegati negli ultimi due anni…».
Il segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, ha appena finito di pronunciare queste parole quando le agenzie battono la notizia delle “dimissioni” di Herbert Demel dalla carica di amministratore delegato di Fiat Auto.

Quindi, Rinaldini, tanto per cominciare aggiorniamo il conteggio: sei amministratori delegati in due anni…

«Già, la cosa è persino paradossale, ormai non riusciamo a incontrarne uno per più di un paio di volte, non riusciamo neanche a completare le presentazioni. Demel, per esempio, lo abbiamo visto soltanto una volta. E questo è un aspetto indicativo della drammaticità della situazione. Quindi, a maggior ragione, il governo convochi subito le parti a un incontro che abbia come ordine del giorno la sopravvivenza futura del settore auto in questo paese».

Queste cose, a partire dalla drammaticità della situazione, voi le state dicendo e ripetendo già da parecchi mesi. Ma a che punto è la Fiat?

«Diciamo che si è risolta positivamente la vicenda con General Motors. Noi siamo sempre stati assolutamente contrari all’idea che Gm potesse acquistare Fiat Auto, così come siamo contrari a qualsiasi ipotesi di “spezzatino”. Ora siamo tornati alla situazione precedente al 2000, ma con una differenza: nel 200 la Fiat poteva contare su una quota del 35,7% del mercato italiano dell’auto e del 9,6% di quello europeo; oggi quelle quote sono rispettivamente del 28 e del 7,3%. E questa caduta continua, come dimostrano anche i dati di due giorni fa: la contrazione del mercato europeo è stata dello 0,8% ma la Fiata perde il 12,5%».

E poi ci sono i problemi finanziari…

«Eh sì, e il miliardo e mezzo che arriverà da Gm corrisponde più o meno al buco del 2004. Perché ormai i livelli di indebitamento della Fiat oscillano attorno ai 10 miliardi di euro».

Quindi a partire da questo quadro poco incoraggiante che cosa bisognerebbe fare?

«È evidente che la Fiat deve compiere uno sforzo eccezionale, che per certi aspetti viene prima anche del ragionamento sulle alleanze, perché si tratta di ragionare su nuovi modelli e sul recupero del ritardo accumulato in questi anni nella ricerca e nell’innovazione, durante i quali le aziende automobilistiche europee hanno investito cifre imparagonabili a quelle spese dalla Fiat per innovarsi. Insomma, dobbiamo capire quali risorse saranno messe in gioco per un piano che non può che essere eccezionale, se si vogliono dare prospettive al settore».

Ma la nuova pesante ondata di cassa integrazione annuncia praticamente per tutti gli stabilimenti è funzionale a questo?

«È difficile comprendere come tutto ciò possa essere credibile in assenza di un piano preciso di rilancio, dal momento che i modelli di auto nuovi non si realizzano in 2-3 mesi. In questo modo, nei prossimi mesi, la Fiat non può che peggiorare».

E allora?

«E allora si apre un problema enorme di politica industriale per l’intero paese, centrato sulla sopravvivenza stessa del settore auto. E nell’ambito di un ragionamento più generale – e penso per esempio alle targhe alterne di questi giorni – bisognerebbe riflettere sulla mobilità sostenibile, perché il futuro è quello. Ed è un terreno che coinvolge direttamente anche il governo, sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta. Perché quando parliamo di coinvolgimento pubblico nella vicenda Fiat non pensiamo affatto allo Stato che si accolla i debiti di Fiat Auto, ma a un’ampia gamma di forme di intervento possibili. Ma non possiamo perdere altro tempo: perché la partita dell’automobile italiana si gioca non in due anni ma nei prossimi mesi. C’è già uno scenario allarmante che investe decine di migliaia di lavoratori dell’indotto. Per questo noi confermiamo tutte le iniziative di lotta avviate ieri con le 4 ore di sciopero di Termini Imerese. Oggi si fermano Mirafiori, Cassino e la Sevel di Atessa, venerdì 25 Melfi e Pomigliano e poi ci saranno le 8 ore e la manifestazione nazionale dell’11 marzo».