Gianni Rinaldini: “Metalmeccanici senza contratto. Verso uno scontro sociale più duro”

Oltre duecentomila lavoratori hanno reclamato il rinnovo del proprio contratto affollando le manifestazioni organizzate in tutte le regioni d’Italia. E sui luo-
ghi di lavoro l’adesione allo sciopero dell’80% ha letteralmente paralizzato le attività. La battaglia per gli adeguamenti salariali del biennio economico di oltre un milione e seicentomila metalmeccanici riparte dalla forte protesta di giovedì scorso e domani si riaffaccia al tavolo della trattativa tra sindacati di categoria e Federmeccanica. E Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom Cgil, rilancia il messaggio di quelle piazze gremite: gli imprenditori ritirino dal tavolo quella loro proposta “provocatoria”, che dimezza le richieste dei sindacati e, di fatti, significa l’impossibilità di qualsiasi accordo. Ma coglie anche alcuni segnali inquietanti, a partire dall’atteggiamento dei mezzi di informazione.
Rinaldini, la giornata di giovedì è stata un successo politico per i sindacati.
«Certamente. Lo sciopero è andato ben oltre le nostre migliori aspettative, con un dato di adesione omogeneo in tutto il territorio nazionale, e le manifestazioni hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone, con la caratterizzazione di una presenza molto vivace di tanti giovani».
E che messaggio arriva da quelle piazze al tavolo delle trattative per il contratto?
«Un messaggio chiarissimo: se qualcuno si faceva illusioni sul fatto che di fronte a uno scenario di difficoltà e di numerose crisi aziendali vi fosse un indebolimento dell’iniziativa per il contratto ha potuto constatare il livello di assoluta determinazione dei metalmeccanici per il rinnovo del biennio economico».
Quindi come vi presenterete domani al confronto con Federmeccanica?
«Ci presenteremo alla ripresa delle trattative più forti, perché quella di giovedì è stata una conferma di massa del consenso alle nostre posizioni e, al tempo stesso, della totale inaccettabilità della proposta di Federmeccanica. E questo nonostante l’oscuramento mediatico sulla nostra protesta».
Appunto, insieme a Fim e Uilm avete protestato per la scarsa informazione televisiva sulla giornata di protesta. Come mai?
«Perché, a partire da alcune testate giornalistiche della Rai, l’informazione su uno sciopero che ha mobilitato oltre un milione di persone e ne ha portate in piazza più di 200.000 è stata scandalosa. Un atto di servilismo a Confindustria da parte di chi gestisce gli organi di informazione. Non so se si non si rendano conto o se invece lo facciano scientemente, ma questi atteggiamenti non fanno altro che alimentare l’incazzatura dei lavoratori, che finisce per dispiegarsi nella scelta delle forme di lotta da adottare».
Comunque Federmeccanica ha detto che con gli scioperi non otterrete niente…
«I comunicati di federmeccanica dopo gli scioperi sono identici da anni… Direi piuttosto che finché si ostinano a mantenere la loro proposta non c’è terreno di trattativa: 60 euro, che per un operaio di terzo livello all’Ilva di Taranto significano 37-40 euro spalmabili in due anni… come si fa? Chi avanza una proposta simile sa benissimo che sta di fatto proponendo di non fare nessun contratto. Quindi nel corso della giornata di domani si deve determinare una svolta da parte di Federmeccanica».
Oppure?
«Allo stato attuale tutto lascia immaginare che, in assenza di novità significative, dovremo definire ulteriori iniziative di mobilitazione e di sciopero nelle forme più incisive possibili sulle attività produttive».
Vi accuseranno di non capire il momento di difficoltà. Come agli altri 11 milioni di lavoratori, dai dipendenti pubblici ai tessili, dai braccianti agricoli agli addetti alle telecomunicazioni, che a loro volta attendono il rinnovo dei rispettivi contratti,
«Io direi piuttosto che siamo di fronte a un nuovo scontro sociale che parla anche alla politica. Perché tra vertenza metalmeccanici e legge finanziaria si riaffaccia l’idea che lo sviluppo del paese si giochi sul peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Quindi mi sembra evidente che qualsiasi ipotesi di iniziativa politica e sociale contro questo governo deve passare attraverso scelte precise su questo quadro. La politica, tutta la politica deve scegliere se schierarsi dalla parte di Confindustria che propone un documento tutt’altro che “leggero” sulle regole contrattuali, o dalla parte dei lavoratori. La questione del contratto dei metalmeccanici non è riguarda una corporazione ma ha un rapporto diretto con il nodo della politica industriale ed economica di questo paese».