Gheddafi junior parla del ruolo di Parigi nella guerra di Libia

Intervista a Seif el Islam Gheddafi, dal giornale algerino El-Khabar

El-Khabar – Iniziamo la nostra intervista con quello che più interessa l’opinione pubblica internazionale … a che punto sono le trattative con l’opposizione a Bengasi?
Seif el-Islam – In realtà le vere e proprie trattative le abbiamo in corso con la Francia e non con i ribelli. Abbiamo ottenuto tramite un inviato speciale che si è incontrato con il Presidente francese, un messaggio chiaro da Parigi. Il presidente francese ha detto con franchezza al nostro corrispondente: “Siamo stati noi a creare questo consiglio [il Consiglio dei Ribelli di Bengasi, NdT] e senza il sostegno, il denaro e le armi della Francia, esso non esisterebbe”.
Questi gruppi ci hanno contattato attraverso canali egiziani, ci siamo incontrati con loro al Cairo, dove abbiamo tenuto un ciclo di negoziati, ma appena i francesi hanno saputo della riunione hanno detto al gruppo di Bengasi: noi vi sosteniamo, ma se altri contatti con Tripoli avranno luogo senza che noi ne veniamo messi a conoscenza o alle nostre spalle, allora smetteremo immediatamente di sostenervi… tutte le trattative devono passare attraverso la Francia, hanno detto: noi non facciamo questa guerra per beneficienza o senza tornaconto, abbiamo interessi commerciali in Libia, e il governo di transizione dovrà approvare diversi contratti. Si riferiscono ai contratti relativi agli aerei Rafale e ad altri contratti che interessano la Total.

El-Khabar – Perché non avete resi noti al pubblico i documenti comprovanti il finanziamento da parte vostra della campagna elettorale di Sarkozy?
Seif el-Islam – Beh, noi non usiamo tutte le nostre armi in una sola volta, abbiamo più di una sorpresa e più di un’arma e le utilizzeremo al momento giusto …

El-Khabar – Perciò mi sembra di capire che al momento state negoziando con Parigi e non con Bengasi?
Seif el-Islam – Sì, stiamo negoziando con Parigi e abbiamo aperto canali di comunicazione con la Francia. I francesi ci hanno detto: il Consiglio fa quello che diciamo noi, perciò quando arriveremo ad un accordo con voi a Tripoli, inizieremo a parlare di un cessate il fuoco con il Consiglio. Il Consiglio è quindi un fantoccio dei francesi. Per farle un altro esempio delle interferenze francesi, a ovest della Libia, nelle zone montuose al confine con Algeria e Tunisia, sono arrivate forze speciali francesi con la missione di insegnare [ai ribelli] a pilotare l’aereo francese. Queste forze hanno anche lo scopo di reclutare e addestrare le milizie ribelli e hanno paracadutato armi sui monti della zona occidentale, sotto la supervisione di altre forze speciali a terra. La stessa cosa è accaduta quando abbiamo catturato alcuni prigionieri a Misurata, i quali ci hanno detto che anche lì ci sono addestratori che insegnano a pilotare i velivoli francesi. Bengasi è diventata una provincia della Francia, controllata dai servizi d’intelligence francesi; quello che voglio dire è che la presenza francese a Bengasi è diventata evidente, non dimentichiamo che Parigi ha installato un sistema di monitoraggio e intercettazione delle comunicazioni mobili a Bengasi, controllato dagli stessi francesi. Non dimentichiamo neppure il famoso incidente di 40 giorni fa in cui un gruppo di contractors francesi è rimasto ucciso a Bengasi. Le unità di sicurezza delle imprese francesi stanno combattendo insieme ai ribelli, e le dichiarazioni del gruppo che ha catturato i mercenari dimostrano che le aziende francesi sono responsabili per gli omicidi che stanno avvenendo a Bengasi. La guerra contro la Libia è di marca francese, è una crociata guidata dalla Francia.

El-Khabar – Sappiamo che nel parlamento francese si terrà lunedì prossimo un dibattito sulla guerra in Libia, cosa vorrebbe dire ai deputati del popolo francese?
Seif el-Islam – Quello che abbiamo saputo dai ribelli che hanno deciso di tornare a Tripoli è che si voleva porre fine al conflitto in Libia prima del 14 luglio, cioè prima della festa nazionale francese, perché Sarkozy voleva celebrare l’anniversario di quest’anno con la vittoria e l’occupazione della Libia. Sarkozy lo ha annunciato anche sui media, ha detto che Muammar Gheddafi deve andarsene all’estero, il che significa che si vuole tornare ai giorni del colonialismo francese in Africa e in Algeria, quando i leader nazionali vennero scacciati dai loro paesi. Il loro progetto era quello di portare a termine l’occupazione della Libia giusto in tempo per le celebrazioni della festa nazionale francese. Questo è il loro programma, e in più abbiamo rapporti di intelligence secondo i quali i francesi vorrebbero far sbarcare truppe di terra sulle zone dei monti occidentali controllate dai ribelli e attaccare Tripoli. E’ una delle opzioni che sono state studiate a Parigi. Per questo, se devo parlare ai francesi, dico loro che questa stupida guerra, questa guerra basata su informazioni false, in cui si credeva che la Libia potesse essere occupata e sconfitta nell’arco di pochi giorni o poche ore, è andata in modo esattamente opposto alle previsioni, esattamente come quando si diceva che l’Algeria apparteneva di diritto ai francesi, i quali però alla fine hanno dovuto andarsene. Se Dio vuole, la Francia uscirà dalla Libia a mani vuote e non sarà in grado di raggiungere il suo obiettivo. Dico che se la Francia vuole vendere i suoi aerei Rafale, se vuole firmare contratti petroliferi, se vuole ritornare in Libia con le sue aziende, allora deve parlare con il legittimo governo della Libia e con il popolo libico; e deve farlo con mezzi pacifici e diplomatici, perché dalla guerra e dai bombardamenti non otterrà nulla. Questo è il mio messaggio alla Francia.

El-Khabar – A che punto è la mediazione internazionale e cosa sta accadendo in questo momento? In particolare dopo la visita del mediatore russo che ha preso conoscenza della situazione, dopo l’incontro tra il presidente russo Medvedev e il presidente della NATO e dopo l’incontro tra Medevedev e il presidente sudafricano Jacob Zuma, che rappresenta l’altra parte della mediazione?
Seif el-Islam – In primo luogo vorrei chiarire alcune cose, e cioè che l’intero pianeta è stato preso in giro da articoli di giornale che hanno mentito al mondo, affermando che lo stato libico avrebbe ucciso migliaia di manifestanti e che noi avremmo bombardato la popolazione con gli aerei militari. Il mondo adesso sa che era tutta una menzogna, Human Rights Watch ha riconosciuto che le informazioni erano false, anche Amnesty International ha detto che erano false e lo stesso Pentagono ha condotto un’indagine interna concludendo che si trattava di false informazioni.

El-Khabar – Tornando alla questione delle mediazioni internazionali, a che punto sono?
Seif el-Islam – Per quanto riguarda le iniziative, vi è una road map africana su cui tutti sono d’accordo; noi vogliamo organizzare le elezioni e arrivare ad un governo di unità nazionale, siamo pronti a tenere le elezioni sotto la supervisione delle organizzazioni internazionali e a varare una nuova costituzione, ma i ribelli si rifiutano, e si rifiutano perché non abbiamo ancora raggiunto un accordo con Parigi.

El-Khabar – Il colonnello Gheddafi, nel discorso tenuto venerdì davanti ai suoi sostenitori di Sebha, ha minacciato di vendicarsi e di inviare attentatori suicidi in Europa, non avete paura di essere trattati come terroristi?
Seif el-Islam – In primo luogo, è nostro diritto attaccare gli Stati che ci attaccano e che uccidono i nostri bambini. Hanno ucciso il figlio di Muammar Gheddafi, distrutto la sua casa e ucciso i suoi parenti. Non esiste una sola famiglia in Libia che non sia stata vittima dell’attacco della NATO. E’ per questo che siamo in guerra, la NATO ha iniziato gli attacchi e ne affronterà le conseguenze.

El-Khabar – Seif el-Islam si candiderà alle elezioni della futura Libia?
Seif el-Islam – Io sono ufficialmente fuori dalla politica della Libia fin dal 2008 e da quella data e fino all’inizio della crisi sono rimasto fuori dalla Libia, ero in Cambogia … sono tornato in Libia all’inizio degli avvenimenti, mi sono tenuto fuori dai giochi politici, ma dopo quello che è successo in Libia tutti i punti di riferimento sono cambiati. Dopo aver visto i tradimenti, gli interessi in campo e la nuova colonizzazione, tutti i dati sono cambiati, non escludo la possibilità di candidarmi, tutte le opzioni sono possibili.

El-Khabar – Come cambierà il sistema della Libia a seguito delle riforme in corso?
Seif el-Islam – Noi manterremo un sistema pubblico, ma esso avrà una nuova veste e un nuovo look. Ci sarà una seconda struttura amministrativa, che si aggiungerà alla prima; a Dio piacendo, stiamo gettando le basi di uno stato moderno. Abbiamo istituito una commissione costituzionale tre anni fa, cui partecipano i maggiori esperti locali ed internazionali e questo progetto dovrebbe essere sottoposto a tutte le tribù della Libia e discusso dal popolo. Se verrà approvato, lo attueremo.

El-Khabar – Alcuni pensano a una spartizione della Libia, il premier britannico David Cameron ha già dichiarato di avere intenzione di partizionare il Sahara libico, lei cosa ne pensa?
Seif el-Islam – C’è un piano britannico per lo smembramento della Libia, l’ovest e il sud alla Francia, l’est alla Gran Bretagna, e una base militare per gli inglesi a Tobruk … questo non è un segreto, ma si tratta solo di velleità coloniali che equivalgono ad abbaiare alla luna.

El-Khabar – Crede che l’Algeria possa giocare un ruolo nell’ unire nuovamente tra loro i cittadini libici?
Seif el-Islam – In tutta sincerità, se lei prende un cittadino libico qualunque, egli le dirà che gli algerini sono molto vicini ai libici. Purtroppo, come avete già visto, l’unico paese arabo a cui si guarda come un covo di criminali è l’Algeria. Abbiamo una cosa in comune con gli algerini. Voi avete combattuto in passato contro la Francia, noi stiamo facendo la stessa cosa oggi … una mediazione dell’Algeria sarebbe la benvenuta. Essa ha sempre svolto un ruolo di unificazione. Tengo a precisare che le posizioni assunte dai paesi arabi sono indegne, l’Algeria è uno tra i pochi paesi arabi che abbia preso una posizione completamente diversa. Questo il popolo libico non lo dimenticherà mai ed è per questo che la mediazione dell’Algeria è la benvenuta per riavvicinare tra loro i fratelli libici.

El-Khabar – Ha qualcosa da aggiungere, una dichiarazione finale?
Seif el-Islam – Voglio che la comunità internazionale faccia attenzione a ciò che sta accadendo in Libia, dove ha avuto luogo una delle più colossali campagne di disinformazione e falsificazione della verità. Questo viene ormai riconosciuto dagli europei e dagli stessi americani. Infatti, i media si sono inventati una quantità di scandali che non sono mai accaduti. Ci rivolgiamo alla comunità internazionale per avvertirla che le immagini che essa vede sui canali satellitari e su Internet sono truccate. La verità verrà fuori, un giorno!

Fonte: http://www.elkhabar.com/ar/autres/hiwarat/258857.html.

Traduzione a cura di Gianluca Freda. Link: blogghete.altervista.org.