Non è servito a nulla l’incontro al ministero fra sindacati e la Getronics, se non a vedere ancora una volta «l’arroganza dell’azienda» che, unita alla «mancanza di determinazione del governo», ha «impedito il raggiungimento di risultati». Sono queste le parole usate da Fim, Fiom e Uilm il giorno seguente l’incontro al ministero di Bersani per cercare una soluzione ad una vertenza esplosa agli inizi del 2006 ma che affonda le radici in epoche più lontane. Immediata la decisione di Fim, Fiom, Uilm: oggi sciopero nazionale di otto ore e presidio a Roma, sotto Palazzo Chigi.
I punti su cui si sta combattendo adesso sono il futuro dei 245 lavoratori, fra tecnici e formatori, che sono stati esternalizzati, la modifica allo Statuto «per rendere possibile l’adesione al Fondo Olivetti anche a fronte di cessioni di ramo d’azienda» (come sta succedendo) e l’impegno a «condurre la trattativa sul futuro del gruppo, senza il condizionamento della procedura aperta». Queste le pregiudiziali messe sul tavolo dalla delegazione sindacale, poche le risposte ricevute: «Impegni generici e spostati nel tempo sul Fondo Olivetti e sul rientro dei lavoratori Alchera, sostanziale silenzio sugli altri esternalizzati». Nel concreto la multinazionale olandese ha confermato la volontà di cedere, magari già da oggi, le proprie attività italiane a Eunics, società appena costituita e priva di esperienza nel settore.
La storia si ripete: via dall’Italia dopo aver usufruito di soldi pubblici e lasciandosi dietro una scia di licenziamenti. E’ del 17 gennaio il comunicato ufficiale con cui Getronics Olanda dà notizia della decisione di vendere tutte le attività di business nel nostro Paese. Il gruppo dà lavoro a 1.700 persone negli stabilimenti di Milano, Roma, Napoli, Torino, Bitritto (in provincia di Bari) e Ivrea (Torino). Non è la prima volta che Getronics rimette mano ad assetto e organici: dopo aver acquistato tutto il “pacchetto” del gruppo Olivetti (prima Olivetti Wang Global e poi Olivetti Ricerca), dopo soli 3 anni si trova a dover affrontare il calo del mercato dell’Information e Communication Technology e ad inizio 2003 manda in cassa integrazione circa 500 dipendenti. Fino alla fine del 2004, caratterizzato da sciopero e tavoli di trattativa, il gruppo attraversa una massiccia fase di ristrutturazione che fa scendere i livelli occupazionali a quelli attuali (dai 3mila di partenza) e il fatturato a 280 milioni. L’anno seguente, 2005, è quello della cessione del fiore all’occhiello, il Desktop On Site Services, dove lavorano i 250 lavoratori di cui sopra, molti dei quali hanno ancora un causa in corso con la Getronics, accusata di aver fatto ricorso illegittimamente alla formula della cessione di ramo d’azienda. Fra conflitti di interessi dell’ad Schisano (poi costretto alle dimissioni dai vertici olandesi) e contrasti con i lavoratori, si arriva al 17 gennaio del 2006 quando l’azienda disattende tutte le promesse e comunica la fuga dall’Italia senza nessun preavviso. A febbraio il capitale sociale passa da 72 milioni di euro ad 8,2 senza nessuna motivazione e Schisano lascia. Al suo posto arriva Mazzantini che resta il tempo necessario per perfezionare la vendita alla Eunics. Nonostante l’impegno di rimanere nel nuovo capitale sociale con un quota del 30%, la Getronics applica ancora una volta la cessione di ramo d’azienda, che implica la creazione di una nuova società e la perdita per i lavoratori del fondo Olivetti, un fondo di solidarietà integrativa che riguarda tutte le ex Olivetti che garantisce l’integrazione sanitaria e che, unico caso, è gestito da un cda composto a maggioranza dai lavoratori. Poco dopo Getronics vende per un euro le attività italiane a Eutelia, società mista di Raimondo Landi, fratello di Maurizio, nuovo ad di Getronics, probabilmente creata ad hoc per questo passaggio di consegne.
«Si sono presentati al ministero con la disdetta degli affitti degli stabilimenti di Roma, Torino, Ivrea, Firenze e Ancona: sarà possibile che vengano qua a trattare?» si chiede Enzo Masini, Fiom, che preannuncia l’intenzione dei sindacati di agire anche per vie legali per comportamento anti-sindacale. «L’azienda ha sempre deciso da sola, senza nessun confronto e ignorando le promesse fatte. Da domani (oggi, Ndr) Getronics può vendere. Noi continuiamo ad opporci, ma ci aspettiamo anche un intervento del governo che provi a bloccare questa cessione» conclude Masini.