Germania, prime luci sul caso Kurnaz l’uomo che sparì a Guantanamo

Si occuperà una commissione d’inchiesta ad hoc del caso di Murat Kurnaz, cittadino turco-tedesco arrestato in Afghanistan nel 2001 e sprofondato fino allo scorso agosto nel buco nero di Guantanamo. L’hanno deciso i vertici dei partiti socialdemocratico e cristianodemocratico che sostengono il governo di Angela Merkel.
Mercoledì, per la prima volta dopo numerose smentite, gli alti gradi dell’esercito convocati nella commissione Difesa avevano ammesso un “contatto” dei militari con Murat Kurnaz a Kandahar già nel gennaio del 2002. «Sei proprio dalla parte sbagliata», gli avrebbe detto un soldato delle forze speciali (Ksk) prima di prenderlo per i capelli e sbattergli la faccia per terra, come ha raccontato Kurnaz. Finora il ministero della Difesa ha ottenuto circa 60 delle 69 deposizioni richieste ai militari della Ksk e condotto sette interrogatori con quelli tra loro più informati sui fatti in questione.

Le ammissioni e soprattutto i chiarimenti sulle attività di questa particolare unità d’élite emerse nella commissione Difesa hanno sollevato molti interrogativi tra i partiti di maggioranza o opposizione. Nell’audizione di mercoledì, i parlamentari hanno ascoltato per un’ora e mezza la relazione del ministero della Difesa sulle missioni dei commandos Ksk in Afghanistan. Le informazioni rimangono custodite dal segreto militare, ma il caso Kurnaz una cosa l’ha appurata: i militari tedeschi integravano gli organici, insufficienti, degli statunitensi nella sorveglianza dei sospetti terroristi taleban nelle prigioni afghane.

Oggi maggioranza e opposizione vogliono sapere precisamente se e che cos’altro i militari della Ksk fanno in Afghanistan. Il vincolo di segretezza imposto all’unità sarà però d’intralcio alle inchieste. Così persino nella governativa Spd c’è chi propone, come Hans-Peter Bartels «di sospendere le attività della Ksk in Afghanistan». La prossima settimana parlamento e governo dovranno decidere sul prolungamento del sostegno all’Enduring freedom afghana di Bush. Per Bartels il rinnovo del mandato passerà senza particolari difficoltà, ma «nei prossimi anni bisognerà discutere approfonditamente sul senso, o sul nonsenso, della Ksk». Formalmente comunque la forza speciale è sotto il comando Isaf-Nato, il cui mandato è stato già rinnovato per un anno dal Bundestag il 28 settembre scorso.

Anche nella Cdu della Merkel c’è una voce fuori dal coro, quella di Willy Wimmer. Per l’ex-sottosegretario del ministero della difesa di Kohl la presenza militare di oggi in Afghanistan non ha più nulla a che vedere con le ragioni di cinque anni fa: «La Nato, soprattutto nel sud del paese, si mostra come un vero esercito di occupazione e combatte una guerra contro i pashtun come popolo. Ci sono tutte le ragioni per far tornare l’esercito tedesco a casa», ha detto Wimmer.

Spd e Cdu-Csu hanno deciso comunque di trasformare l’attuale commissione difesa in una commissione d’inchiesta, mantenendo, grazie a questa inusuale procedura, l’obbligo di riservatezza sulle informazioni discusse. Forti critiche per la decisione sono arrivate soprattutto dal partito della Linkspartei. L’opposizione vorrebbe far ascoltare Murat Kurnaz in commissione entro la fine dell’anno. Ma i partiti di governo non intendono concedergli udienza prima di aver chiuso il caso el Masri – cittadino tedesco sequestrato in Macedonia per uno “sfortunato” caso di omonimia e trattenuto per cinque mesi senza uno straccio di prova dagli statunitensi in Afghanistan. I testimoni per il caso el Masri basterebbero fino alla fine dell’anno, ha dichiarato il presidente della commissione d’inchiesta Siegfried Kauder della Cdu.

La commissione d’inchiesta si occuperà comunque anche del rapporto sull’incontro afghano con Murat Kurnaz compilato dai militari il 3 gennaio 2002, che stando alle attuali notizie si sarebbe perso tra i meandri della burocrazia, senza mai arrivare sui tavoli che contano. Secondo informazioni della Frankfurter Allgemeine Zeitung l’informativa raggiunse, invece, la scrivania dell’attuale ministro degli esteri socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, all’epoca dei fatti sottosegretario del cancelliere Schröder. » noto da mesi, comunque, che già dal 9 gennaio i servizi di sicurezza tedeschi avevano passato a Berlino la notizia della cattura di Kurnaz. Quel che rimane ancora oggi oscuro, è la ragione per la quale nell’autunno del 2002 il governo Schröder rifiutò di accogliere il rimpatrio del giovane, che gli Stati uniti avevano proposto.

I tre partiti all’opposizione nel Bundestag – Linkspartei, verdi e liberali – hanno chiesto che anche il comitato di controllo sui servizi segreti si occupi del caso. L’intento è quello di chiarire se l’ex-governo Schröder abbia fatto di tutto per ottenere la scarcerazione del cittadino turco-tedesco. Il deputato verde Hans-Christian Ströbele, membro del comitato di controllo sui servizi, ha accusato la Spd di voler evitare la convocazione di Steinmeier. Se sarà necessario, ha detto Ströbele, il ministro degli esteri dovrà dire a Kurnaz «di persona» perché non sono state adottate «tutte le misure» per liberarlo dalla «prigione di torture di Guantanamo».