Germania. La destra perde e la sinistra vince. Un segnale anche per l’Italia?

EDITORIALE di “Radio città aperta” su Germania – 19 Settembre 2005

C’è del buono in Germania così
come c’era stato del buono in Francia con il NO al referendum sulla
Costituzione Europea.
Dai paesi del centro strategico dell’Europa
arrivano segnali che non possono essere ancora sottovalutati da chi, in
Italia, ha a cuore non solo la sconfitta del governo di destra ma nutre
– legittimamente – aspettative più avanzate sul terreno del cambiamento
sociale. Quale segnale mandano le elezioni tedesche?
1) Il “recupero”
di Schroeder è avvenuto non tanto per merito del leader della SPD
quanto per demerito della sua sfidante democristiana Merkel. Infatti è
quest’ultima ad aver preso meno voti di quanti gliene assegnavano i
sondaggi alla vigilia delle elezioni;
2) Il mancato successo del centro-
destra tedesco è andato in parte ai liberali (un partito senza identità
e storicamente a disposizione di ogni coalizione di governo), ma
soprattutto è stato merito del Partito della Sinistra (Die Linke) che
ha intercettato in senso progressista il voto di rifiuto contro le
riforme antisociali del governo socialdemocratico. I neonazisti della
NPD e dei Republikaner invece hanno subito una severissima sconfitta,
dimostrando che la destra xenofoba e populista può essere neutralizzata
sia sul piano dell’antifascismo militante sia riempiendo gli spazi
della delusione e della protesta sociale.

Il governo socialdemocratico
di Schroeder si era posto sul cammino già intrapreso da Blair puntando
a drastici tagli dello stato sociale e agevolando la ristrutturazione
antioperaia della grande industria tedesca (dalla Volkswagen alla
Mannesman). Gli accordi che vedevano le imprese imporre meno salario e
maggiori di orari di lavoro, erano stati salutati come esempio di
“realismo” dalla leadership socialdemocratica.
Le Montaggdemo (le
manifestazioni del lunedi) che per mesi avevano attraversato le
metropoli tedesche contro i tagli allo stato sociale, contenevano un
messaggio sociale potente e di rottura della concertazione tra
socialdemocratici e grande capitale tedesco. Questa rottura della
tregua sociale, ha creato le condizioni per una rottura tra settori dei
sindacati e la sinistra socialdemocratica contro i liberalriformisti
della SPD.
La ricomposizione tra queste forze e il PDS (il partito
della sinistra nato sulle ceneri del Partito comunista della Germania
dell’Est) ha dato vita ad un raggruppamento politico – Die Linke – che
non solo ha conquistato quasi il 9% dei voti in tutto il paese, ma che
ha reso reale ed evidente a tutti l’esigenza di rappresentanza politica
indipendente dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e dei settori
popolari in Germania.
Il segnale che giunge dalla Germania è
significativo e degno di conseguenze anche nello scenario politico
della sinistra italiana.
1) Da un lato dimostra che per battere la
destra i lavoratori non sono sempre condannati a scegliere il meno
peggio o a farsi intercettare dalla destra populista e xenofoba. Il
sistema elettorale proporzionale consente di dare voce e prospettiva a
questa esigenza di rappresentanza democratica e sociale, mentre il
sistema maggioritario la annichilisce. Su questo – a sinistra e nelle
forze democratiche – non possono più esserci dubbi o reticenze.
2)
L’unificazione delle varie anime della sinistra tedesca (PDS, DKP,
Sinistra della SPD e pezzi di sindacato) ha consentito di ottenere un
risultato politico ed elettorale vincente che separatamente non sarebbe
stato possibile.
Sarà bene che il segretario del PRC Bertinotti colga
il segnale e l’occasione e cessi di contrapporsi da solo all’esigenza
diffusa e reale di unità delle forze politiche della sinistra
alternativa e dei movimenti sociali.
Una coalizione di queste forze
oggi può condizionare seriamente un futuro governo dove abbondano
blairiani e liberalriformisti o se ne può smarcare con un progetto
politico e sociale indipendente non più minoritario.

Avevamo detto a
maggio “Mercì”, dobbiamo dire oggi “Danke”, speriamo di poter dire tra
qualche mese “Grazie” anche ai lavoratori e alla maturità della
sinistra in Italia.