Germania a 20 anni dall’unificazione: l’assalto all’Est

Traduzione di l’Ernesto online

Il capitale monopolista e i suoi servitori hanno celebrato il 3 ottobre i 20 anni dalla liquidazione del primo Stato socialista tedesco e la restaurazione del capitalismo nella ex RDT. La distruzione delle strutture economiche del socialismo e il saccheggio delle ricchezze appartenenti a tutto il popolo della Repubblica Democratica Tedesca, sono generalmente presentati come una “rivoluzione” da parte di un’oligarchia finanziaria, parassitaria e sfruttatrice, in possesso di fortune colossali, proprietaria di banche, grandi imprese e gruppi economici.

Ma le celebrazioni del 2010 sono state disturbate dalla rivelazione di documenti del “Tribunale dei Conti Federali”, fino ad oggi inaccessibili, che dimostrano che il declino dell’economia tedesca dell’Est, a partire dal 1990, non si deve al socialismo come il capitale è andato propagandando per due decenni, ma all’assalto al settore bancario di Stato da parte delle banche occidentali. Deutsche Bank e Dresdner Bank sono state le principali beneficiarie di questo atto di rapina.

Il banchetto di 20 anni di “unificazione” che i banchieri, i multimilionari e la classe politica al servizio del capitalismo hanno appena celebrato, si è trasformato per una parte importante dei lavoratori e del popolo tedesco in un calvario di disoccupazione e miseria, di liquidazione dei diritti sociali e lavorativi, di regressione antidemocratica e nell’assenza di speranza in una vita migliore. La fine del socialismo nella RDT e la restaurazione capitalista hanno trascinato tutta la Germania in una situazione in cui la volontà politica dei cittadini ha cessato di contare con il prevalere del potere non eletto e incontrollabile del grande capitale. Banche e monopoli privati come la Siemens e Allianz o Mercedes decidono senza alcuna legittimità democratica del destino di milioni di famiglie.

Se nel 2003 la percentuale della popolazione che viveva sotto il livello di povertà nella parte occidentale era il 13%, all’Est raggiungeva già il 17,7%. Mentre nelle fabbriche occidentali il 70% dei lavoratori ancora dispone di un contratto di lavoro definitivo (situazione impensabile fino al 1990), all’Est la situazione è ancora più drammatica, con il 45,5% che lavora in modo precario o addiritura senza contratto. E’ ormai tempo di rivelare che dietro la cosiddetta “unificazione” della Germania si nasconde un autentico assalto ai beni e alla ricchezza della ex RDT e un processo di regressione sociale senza precedenti nella storia d’Europa dal 1945.