«La Sinistra arcobaleno si è liquefatta»: inizia così l’ordine del giorno di un’ottantina di dirigenti di Rifondazione riuniti per la prima volta dopo le elezioni alla sede Bianchini della Val Bisagno, al muro un tabellone «La storia comunista», pugni alzati e il vecchio simbolo «Partito comunista» con la falce e martello. Sono i cosiddetti autoconvocati, si vedono qui da parecchi mesi e fanno parte degli oltre 130 dirigenti nazionali che quasi un anno fa hanno scritto un documento contro la linea della segreteria nazionale e chiesto un congresso subito. Il congresso torna ora all’ordine del giorno, in modo ancora più forte dopo la batosta elettorale.
Così mentre già nel pomeriggio il rappresentante della Federazione provinciale di Genova Mirko Lombardi (detto qui «il commissario», cosa che lui detesta) manda un comunicato ai giornali intitolato «Ascoltare la nostra gente, capire le ragioni della sconfitta per ricostruire la sinistra» in cui spiega che «un primo attivo dei circoli di Rifondazione» riunito l’altro ieri ha deciso «di avviare subito fra i cittadini una campagna d’ascolto unitaria, per capire e per poter far ripartire il processo di ricostruzione della Sinistra»; che «non è in campo l’ipotesi dello scioglimento di Rifondazione, serve anzi che nessuno abbandoni il proprio impegno e metta le proprie energie e intelligenze a servizio di questa impresa» e infine che «è necessario andare subito al congresso di Rifondazione, un appuntamento che dovrà essere il più possibile aperto alle donne ed agli uomini che non si rassegnano alla scomparsa della sinistra», mentre questo comunicato «ufficiale» inizia a circolare gli autoconvocati votano quasi all’unanimità un primo documento in cui sconfessano «il commissario» perché alla Bianchini riuniti ieri sera, mettono nero su bianco «ci sono i segretari di tredici circoli rappresentativi dell’80 percento degli iscritti del nostro partito».
Gli autoconvocati chiedono un comitato di garanzia territoriale, considerano sospesa ogni emanazione della segreteria nazionale e chiedono la ripresa del tesseramento del 2008, impedita – sostengono -dal commissario Lombardi. Molti, tra cui Marco Veruggio coordinatore nazionale «controcorrente-Sinistra Prc» denunciano che diverse tessere sono bloccate da mesi. «No alla logica del regolamento dei conti – mette però le mani avanti Paolo Scarabelli del circolo del centro storico. L’unica cosa da non fare è fare i tifosi di una o dell’altra parte. Facciamo prevalere il ragionamento».
Se l’extraparlamentarietà non fa paura («è salutare per il partito non avere nessuno in parlamento, la cosa grave è che gli operai votano Lega», sostiene un vecchio iscritto), lo stupore del tracollo elettorale è largamente condiviso. «Se qualcuno pensava che non si andasse in parlamento lo dica che lo facciamo subito segretario nazionale», si ironizza. E ricordando il collante del partito con il movimento del 2001, i Cobas e i centri sociali, gli attacchi alla segreteria nazionale si fanno feroci. «Lunedì vedendo i risultati Boselli si è dimesso, Giordano no», rimarca il capogruppo in Regione Marco Nesci, che quasi grida: «La candidatura di Bertinotti è stata annunciata in tv dalTAnnunziata e ora non ci possiamo fidare di avere un congresso trasparente. Non succederà con questa segreteria. Quindi siccome anche il commissario ha usato gli stessi modi e criteri nonostante gli avessimo chiesto di fare la campagna elettorale insieme e convocare i circoli, non ci ha ascoltato perché doveva andare avanti col processo di disintegrazione del partito e noi non glielo vogliamo permettere».