Genova, dopo le denunce dei lavoratori, le ritorsioni

Non basta rischiare la vita, non basta essere “flessibili” 24 ore al giorno 365 giorni all’anno, non basta lavorare in condizioni inaccettabili nel porto di Genova. Ora se un lavoratore segnala pubblicamente le proprie condizioni di lavoro, i rischi che corre ogni santo giorno quando va a lavorare, si può ritrovare ad essere minacciato, intimidito. Si arriva perfino a “sventolare” provvedimenti discplinari come sospensioni, multe, a prospettare addirittura licenziamenti o a vedersi non rinnovato il contratto se non si è a tempo indeterminato, se si è “a progetto”, precario.
Può succedere. E’ successo. Da qualche giorno le segnalazioni, documentate, sono più di una.
“Il rischio è reale – afferma il segretario della Filt/Cgil di Genova Ivano Bosco – ed è per questo che nella piattaforma che abbiamo presentato lunedì scorso in Prefettura un punto fondamentale è stato quello della creazione e del riconoscimento di un Coordinamento di delegati alla sicurezza che possano segnalare cosa funziona e cosa no, senza dover correre il rischio di ricevere lettere che prospettano azioni disciplinari da parte dei datori di lavoro”.
Quello che si vuole evitare e che i lavoratori, che spesso sono gli unici testimoni delle tante irregolarità sulla sicurezza che avvengono in porto, non abbiano nessuna voce in capitolo, non possano denunciare senza incorrere in problemi. “Il sindacato appoggia una regia pubblica in porto anche perché si tratta prima di tutto di un bene pubblico – prosegue Bosco – L’Autorità portuale invece negli ultimi anni dopo aver rilasciato le concessioni ai vari terminalisti non è riuscita poi a esercitare il dovuto controllo su quello che poi accade all’interno delle aree. Il terminalista ottenuta la concessione la recinta e poi fa quello che vuole. Se alcuni grandi terminalisti hanno investito sulla sicurezza, anche spinti da ondate di infortuni negli scorsi anni, altri non lo hanno fatto e di questo l’Autorità portuale ne sa davvero poco”.
Solo una parte dei lavoratori del porto, nel suo insieme, hanno la possibilità di essere tutelati in qualche forma dal sindacato. In porto, oltre ai docker’s veri e propri (che siano terminalisti o della compagnia unica) che rappresentano una delle categorie più sindacalizzate, operano molte altre figure come i camionisti, i padroncini, gli spedizionieri, gli operai edili. E non solo. Da tempo in porto, soprattutto nel ramo industriale, emergono forme di cooperative “di servizi” dove i lavoratori sfuggono a qualsiasi forma di sindacalizzazione e ovunque si ricorre sempre più spesso al lavoro interinale, anche grazie a agenzie come la “Intempo” che, stranamente, sembra essersi specializzata nel lavoro sulle banchine in vari porti italiani.
Ma le proposte del sindacato non si fermano solo alla sicurezza. “I traffici nel Mediterraneo sono in progressivo aumento e vediamo le navi passarci davanti senza intercettarli – dichiara il segretario della Filt/Cgil – Sul progetto di Water Front di Renzo Piano (a cui recentemente è stato dato il via) non siamo stati coinvolti. Si da il via a un progetto che ottimisticamente sarà visibile nel 2020 mentre non si attuano le norme logistiche e infrastrutturali a rendere il porto più efficiente e competitivo previste dal piano regolatore portuale che è fermo da quattro anni”.
Il clima a Genova continua ad essere arroventato dopo la morte, venerdì scorso, di Enrico Formenti. Oggi il porto rimarrà chiuso per tre ore di sciopero indetto dai sindacati contemporaneamente ai funerali del lavoratore vittima dell’ennesimo omicidio bianco. E’ l’ennesimo segnale che i lavoratori del porto di Genova stanno cercando di mantenere alta l’attenzione sui problemi della sicurezza e delle condizioni di lavoro. “Ieri abbiamo convocato un’assemblea a fine turno – racconta un delegato della Ferport – Da tempo non vedevo un livello di attenzione e consapevolezza così alto fra i lavoratori. L’importante in questa fase è tenere e portare avanti le proposte emerse negli ultimi giorni”.
E sono già stati definiti i prossimi appuntamenti di attenzione e mobilitazione per i lavoratori genovesi. Il 26 aprile un nuovo incontro con le autorità in Prefettura. Il 14 maggio un ulteriore incontro sui temi della sicurezza con i Governo, rappresentato dal sottosegretario Patta e intanto per il 15 è stata convocata l’assemblea di tutti i lavoratori portuali: quella sarà l’occasione di verifica del lavoro e della mobilitazione in corso.