GB: sciopero postale

I tradizionali cilindri rossi disseminati lungo le vie londinesi e nei quali si imbucano le lettere, da due giorni ormai esibiscono vistosi nastri e adesivi che bloccano la buca. Sembrano i nastri usati dalla polizia per cordonare e chiudere al pubblico le scene di un crimine. Sopra ai nastri che ricoprono i cilindri rossi c’è scritto che quella buca postale è chiusa per sciopero. Gli adesivi chiedono solidarietà con i dipendenti delle poste. Migliaia di postini sono in sciopero e la protesta, spontanea e non appoggiata dai sindacati, si sta espandendo a macchia d’olio in tutto il paese. Tutto è cominciato la settimana scorsa a Watford: quasi 800 lavoratori hanno votato per lo sciopero contro i piani di riorganizzazione del lavoro (con cambi di ruoli) dell’azienda, la Royal Mail. Ogni giorno si sono riuniti in assemblea per decidere come portare avanti un’azione che in pochi credevano potesse espandersi così rapidamente. Ma da ieri decine di uffici postali si sono uniti ai compagni di Watford e hanno proclamato scioperi spontanei e a tempo indeterminato: i lavoratori hanno incrociato le braccia rifiutandosi di smistare la posta a Londra, nel Kent, a Newcastle, Carlisle, Milton Keynes, Liverpool. Assemblee affollatissime si stanno svolgendo in tutti gli uffici smistamento più importanti del paese.
Nel tentativo di isolare i lavoratori di Watford, che avevano avviato la protesta, Royal Mail aveva deciso di trasferire i pacchi di posta non consegnata in altri uffici. Ma i lavoratori si sono rifiutati, in segno di solidarietà con i colleghi in sciopero, di smistare la posta proveniente da Watford. Più Royal Mail insisteva nel trasferire i pacchi da un ufficio all’altro, da una città all’altra, più la solidarietà aumentava. I sindacati, che inizialmente avevano appoggiato la protesta dei dipendenti dell’ufficio di Watford, si sono rifiutati di sostenere gli altri scioperi, lasciando di fatto soli i lavoratori. “Non che ci aspettassimo un atteggiamento diverso dalle unions”, commentavano ieri i dipendenti di un ufficio di un quartiere nord di Londra riuniti in assemblea. Dal canto loro, i sindacati continuano a dialogare con Royal Mail nella speranza di raggiungere un accordo che possa essere accettato dai lavoratori che hanno portato alla paralisi la distribuzione della posta in tutto il paese: in sciopero infatti sono ormai venti uffici centrali di smistamento, compresi i cinque londinesi. “I sindacati – hanno detto i lavoratori in assemblea – sono così propensi a trovare un accordo con Royal Mail anche per questioni elettorali: non dimentichiamoci infatti che oltre alla posta non vengono nemmeno distribuiti i materiali elettorali”. E le elezioni, sia politiche che amministrative, sono alle porte: il voto infatti è fissato per il 7 giugno. I dipendenti delle poste ritengono che questa modifica nei ruoli e nell’organizzazione del lavoro sia il primo passo verso possibili esuberi e che sia indirettamente la conferma di un nuovo piano di privatizzazione di alcuni servizi.