«Sei gay o trans e ti rifiutano come testimone di nozze? Succede. Ma se non sei famoso, nessuno lo sa», dice Pasquale Quaranta credente e omosessuale. Tantissime nella comunità gay le reazioni alla vicenda che ha visto il vescovo di Foggia negare all’onorevole Luxuria il «permesso» di fare da testimone di nozze al matrimonio della cugina, per poi concederlo dopo una giornata di polemiche. C’è chi testimonia le discriminazioni subite, chi sottolinea la distanza tra le gerarchie ecclesiastiche e la comunità dei credenti. E chi risponde invitando a non rincorrere le «concessioni». È diffusa l’aspirazione ad avere una Chiesa Cattolica del «sì» piuttosto che dei tanti «no», più vicina alle chiese cristiane. In nome dell’accoglienza verso omosex e trans si sono pronunciati l’Assemblea generale dell’Unione battista (Ucebi) e il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste. La mozione approvata di recente «confessa» il peccato delle discriminazioni, condanna le persecuzioni ai danni dei gay, invita a rispettare l’amore e le coppie omosessuali. La Chiesa che rifiuta.«Ero presidente dell’Arcigay di Salerno quando a un gay è stato negato di fare il testimone di nozze. Ma per debolezza della vittima non è stata detto nulla», dichiara Quaranta. Gli fa eco Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, anche lui credente, che dinanzi ai tanti «no» agli omosex ha preso una decisione forte. «Conosco quante discriminazioni hanno subito molti gay e lesbiche credenti, io stesso in coerenza con la mia libertà di professare la fede nella responsabilità personale, non mi accosto ai sacramenti da ormai alcuni anni; non almeno dentro le strutture della chiesa cattolica romana. Perché la testimonianza civile è anche fatta di rinunce». Luigi, un ragazzo gay di 18 anni, scrive a Liberi tutti: «Quando ho detto in confessione di essere omosessuale mi è stata negata l’assoluzione». E Quaranta aggiunge: «Quando confessai per la prima volta a un sacerdote di sentirmi attratto eroticamente dai ragazzi, mi disse che avrei dovuto affezionarmi a una ragazza. Lui stava seguendo altri ragazzi “come me” che si stavano “affezionando” a delle ragazze. Era un cattivo consigliere». La Comunità è più aperta delle gerarchie. «La vicenda ha dimostrato ancora una volta la lontananza dei vertici ecclesiastici dalla comunità cattolica, sempre più aperta e tollerante», ha dichiarato Luxuria. Davide Tolu, autore teatrale, ex trans Ftm (cioè da femmina a maschio), dichiara. «Sarà la Storia a insegnarci che ciò che fa male alia famiglia non è certo l’allargamento del suo concetto, ma i ruoli imposti, la miope intolleranza che l’istituzione chiesa rivolge all’ evoluzione della propria comunità. La comunità si sta evolvendo verso valori di rispetto delle differenze. Luxuria si presenta come transgender: secondo la Chiesa cattolica le persone omosessuali possono aspirare al perdono (ma solo se rinunciano alla propria sessualità), le persone transessuali e transgender no. Per fortuna esistono diversi operatori ecclesiastici che rifiutano di sottostare alle ordinanze di esclusione. Sono loro i veri “pastori del Signore”, perché seguono l’insegnamento d’amore di Cristo per i più deboli ed emarginati: e le persone omosessuali e transgender ancora oggi possono essere incluse in queste categorie». Tra questi «pastori» c’è Franco Barbero, ridotto al laicato perché celebrava patti d’amore. «A don Franco scrivono numerosi ragazzi e ragazze omosessuali – dichiara Quaranta – Ho proposto di pubblicare le loro lettere in un libro che uscirà grazie all’editore Lucia Gabrielli di Verona. Sarà l’ennesimo tentativo di far sentire la nostra voce per una chiesa più accogliente». Pasquale la notte di natale di qualche anno fa parlò in chiesa di sé. «Quando ho parlato dal pulpito a Rignano Garganico, provìncia di Foggia, sono stato invitato dal parroco. Mia madre ed io abbiamo capito che potevamo portare la nostra testimonianza. Decisi di accettare l’invito convinto di farmi portavoce non solo dei miei sogni, ma anche di quelli dei tanti che mi avevano scritto ( vedi: www.p40.it )». No alle concessioni. Perché fare da testimoni se non si crede? «Per una persona non credente fare da madrina o padrino ad un battesimo o da testimone ad un matrimonio religioso è un fatto di folclore. Per una persona credente è un fatto di fede. Sarebbe il caso di diventare effettivamente laici», commenta Darianna Saccomani, trans di Crisalide. «Un frate che ha lasciato da poco l’ordine francescano mi ha detto: la chiesa cattolica omiai è come una fortezza assediata dai propri fantasmi. È andato via perché non sopportava più il clima di chiusura – racconta Mancuso – So di ingenerare ancor di più dibattito, ma al rifiuto del vescovo io avrei opposto il mio rifiuto alla sua concessione. Avrei atteso fuori da quella chiesa sconsacrata dall’amore di Gesù, e accolto mia cugina sul sagrato, dove rispìende la luce delle donne e degli uomini, fatti ad immagine e somiglianza di Dio». Accoglienza. Le chiese cristiane hanno scelto il rispetto. Lo sottolinea Refo, la Rete evangelica fede e omosessualità (www.refo.it). La mozione siglata di recente da battisti, valdesi e metodisti è netta: afferma che «la relazione umana d’amore, vissuta in piena reciprocità e libertà» è «sostenuta dalla promessa di Dio»; «confessa il peccato della discriminazione delle persone omosessuali» e condanna «ogni violenza verbale, fisica e psicologica, ogni persecuzione»; sollecita chi crede a contribuire ad una «cultura del rispetto, dell’ascolto e del dialogo»; invita «ad accogliere le persone omosessuali» e, nell’ottica di uno stato laico, a «riconoscere i diritti civili delle persone e delle coppie discriminate sulla base dell’orientamento sessuale». Non c’è che dire: parole sante.