Gatti: «Il Cpt è un’ isola di violenza senza controllo»

Quando era al Corriere della Sera, a Milano, di Fabrizio Gatti fecero scalpore i suoi servizi che descrivevano una città nascosta e invisibile, quella dei senza diritti e senza documenti. Riuscì anche, spacciandosi via via per albanese e per rumeno a raccontare i metodi con cui si veniva fermati e interrogati dalle forze dell’ordine e a penetrare nel Cpt di via Corelli di cui denunciò la disumanità. Dall’ “Espresso” ha cominciato ad interrogarsi sulle origini dei viaggi della disperazione, è entrato in Libia e ha descritto le condizioni di terrore che si vivono nei campi di raccolta e di detenzione. Infiltrandosi a Lampedusa, ha svelato quello che doveva restare occulto, ha tolto ogni innocenza a chi si è comportato e si comporta da aguzzino.
«Non mi aspettavo di trovare una cosa del genere. Si conoscevo la situazione di Lampedusa ma veder subire tanta violenza gratuita è al di fuori da ogni immaginazione. Al di là della cronaca mi attanaglia una grande delusione. Sapere e vedere confermata l’esistenza di isole al di fuori di ogni controllo e, contemporaneamente vedere la gratuità, la stupidità con cui si esercitava violenza contro persone stanche, distrutte dal viaggio, inermi. Nel nostro paese dovrebbe funzionare un meccanismo di bilanciamento di controllo dei poteri che dovrebbe impedire questo, invece vengono violate sistematicamente ogni forma di diritto nazionale e internazionale. Quello che ho visto non è degno di un paese civile. E poi trovo inaccettabile che per poter documentare ed esercitare un diritto inalienabile come quello all’informazione mi sia dovuto fingere naufrago, cambiare identità, restare quasi 5 ore in mare prima di venire raccolto. Quando arrivano le delegazioni dei parlamentari preannunciate tutto cambia e mi resta un dubbio».

Quale?

Nei giorni che hanno immediatamente preceduto l’arrivo della delegazione della Commissione Europea gli sbarchi avvenivano nella Sicilia meridionale, dopo che la delegazione è partita le carrette sono subito tornate a dirigersi verso Lampedusa. I parlamentari europei hanno trovato nel centro 11 persone, quando ci sono stato io eravamo centinaia e centinaia. Una strana coincidenza

Via Corelli e Lampedusa: che giudizio dai a queste strutture?

Fra Corelli e Lampedusa ci sono differenze enormi. A Milano, nel centro, la polizia non entrava. Il posto era invivibile ma almeno era rispettata l’integrità fisica dei trattenuti. A Lampedusa si parte da una menzogna di fondo: il centro ufficialmente è gestito da civili, dalla Misericordia, ma i suoi operatori si occupano solo dei pasti e delle pulizie, se così le si vuole chiamare. Il centro è gestito dai carabinieri, gente che proviene dai reparti abituati a controllare l’ordine pubblico. Quello che può avvenire è al di fuori da qualsiasi controllo

Infatti le scene che racconti ricordano quasi la Genova di Bolzaneto
C’ero al G8 e anche a me è tornata in mente una situazione simile. Ho incontrato anche qualche funzionario gentile ma altri compivano sistematicamente pratiche di distruzione delle persone e della loro dignità. E’ una violenza costante che non è frutto di uno specifico addestramento ma avviene nel disprezzo di persone che non vengono considerate tali, una violenza non necessaria e che avveniva nell’assoluta omissione di controllo. Anche chi, come gli operatori della Misericordia, sentiva il rumore degli schiaffi, o vedeva ciò che accadeva non faceva niente.

Ma servono a qualcosa posti del genere?

Io posso dire solo ciò che ho visto: gran parte delle persone che erano nel centro erano arrivate sapendo dove andare. Una meta e un posto di lavoro. Ma dovevano affidarsi alle mafie. Poi capita come è accaduto al mio alter ego, Bilal che si ritrova con un foglio di via anche se aveva già una espulsione in quanto dalle impronte risultava essere rumeno e chiamarsi Roman Ladu (l’identità utilizzata per entrare al Corelli e mai cancellata), avrei avuto anche io l’opportunità di finire a fare lavoro nero. Come accade a tanti egiziani che, grazie al capolarato, lavorano nei cantieri TAV della Milano-Torino. Lavorano 30 giorni al mese per 12 ore e gliene vengono pagati 20. Questo in una delle grandi opere decantate dal governo. E mi domando perché non far entrare queste persone regolarmente e permettere loro di vivere alla luce del sole? A Lampedusa ci vorrebbe un posto per accogliere e non per umiliare chi arriva.

E ora?

Voglio continuare ad esercitare il diritto all’informazione. Ma quello che mi resta è il senso di solitudine e di oppressione che ho visto nei volti di tante persone. Non riuscirò mai a capire chi è capace di picchiarli, chi gli organizza contro una parata fascista, chi li fa sedere nelle urine. Ma non capirò mai neanche i vertici della Misericordia che ad ogni richiesta, anche quella legittima di poter acquistare una carta telefonica per avvisare i parenti, rispondevano freddi “non ci scassare la minchia””.