Fretta e «catastrofe». La Costituzione dell’ansia

Si ricomincia con la costruzione del «progetto politico» europeo. La cancelliera Angela Merkel, inaugurando il turno di presidenza Ue della Germania ci ha messo tutta la passione necessaria nel discorso all’europarlamento per assicurare che nei sei mesi tedeschi, si riprenderà in mano il testo della Costituzione verso un rapido felice esito.
La necessità di riprovarci è evidente a tutti, in un’Unione ingolfata da quella cavalcata massiccia che è stato l’ingresso di 12 nuovi stati membri in poco più di due anni. Le istituzioni comunitarie, si ripete, non sono più adeguate dopo questo «allargamento». Tanto che il processo è stato congelato. A dir la verità non solo per inadeguatezza istituzionale, bensì anche per tutt’altri problemi sol che si pensi che più o meno alle porte c’è un paese come la Serbia, per non parlare della Turchia. Fra parentesi, è difficile superare il fastidio per un uso linguistico tanto pervicace da essere cruciale sintomo simbolico: in Europa ha avuto corso fin qui una «riunificazione»; denominarla «allargamento» resta spia di un’inveterata attitudine padronale dei «vecchi» membri.
Il sottaciuto istinto gerarchico si palesa per altro anche tra i «vecchi» paesi, e non a caso viene colto da ultimo nella determinazione ad agire di Merkel, premier di un paese che è indubbiamente il più forte d’Europa e sembra intenzionato a rilegittimare la propria primazia, con tutte le opportune diplomatiche cautele.
Ma pur se la necessità di «Europa politica» viene ribadita con forza, pena un esito «catastrofico», possibile, di dissoluzione, la fretta – come ammoniva Cartesio – non è mai buona «consigliera». Infatti non c’è un anno zero da cui partire, ma un pesante bagaglio alle spalle che chiede di essere indagato – o il rischio è proprio l’autoavverarsi della temuta «catastrofe».
I No alla Carta dei referendum francese e olandese, tanto vituperati, andrebbero piuttosto curati come spie preziose. E solo le ultime spie. Appare davvero singolare che ci sia focalizzati unicamente su questi No, dimenticando che un segnale d’allarme pesante era già venuto dalle elezioni europee: rivelatrici di una ben più generale «disaffezione» dei cittadini per l’Unione. E’ importante riflettervi in tanti – e in Italia già venerdì l’Istituto Basso organizza sul tema proprio un «incontroitalo-tedesco».
Al di là delle posizioni tra federalisti e non, infatti, resta il nocciolo duro di qual è la forma della cittadinanza di una futura Costituzione, il ‘potere costituente’ che solo può darle piena valenza – in un’Europa, val la pena di riflettervi, finora risultata non «più» ma «meno» democratica dei pur malati stati nazionali.