Parigi accoglie meno rifugiati. Grazie alla legge voluta da Sarkozy
Francia, ex terra d’asilo. Il Forum réfugiés, nel rapporto annuale pubblicato martedì, denuncia una deriva europea che sta investendo anche la Francia: «L’amalgama tra immigrazione e asilo» e il giro di vite presente sui due fronti per limitare le entrate. La Francia resta il primo paese occidentale destinatario delle richieste d’asilo, davanti a Usa, Gran Bretagna, Germania e Austria: 65.600 domande l’anno scorso, contro 62mila nel 2003, cioè una crescita del 5,8%. Ma l’anno scorso solo 11.292 persone hanno ottenuto lo statuto di rifugiato in Francia, cioè il 16,6% dei richiedenti (un po’ in crescita rispetto al 2003, quanto erano stati solo il 14,8%). Il 2004 è stato il primo anno di applicazione della nuova legge del 26 novembre del 2003, fatta votare da Nicolas Sarkozy (che ha ritrovato nel governo Villepin il posto di ministro degli interni), che rende più dure le condizioni di entrata sul territorio francese. «In questo contesto – denuncia il Forum réfugiés – il numero di ammissioni a titolo di diritto d’asilo è continuato a diminuire, facendo delle zone di attesa (istituite nel `92), uno degli ultimi luoghi dove lo stato tenta di mantenere la propria sovranità in materia di controllo delle frontiere, ivi compreso in direzione dei minorenni stranieri isolati». Nel 2004, il 94% delle richieste d’asilo sono state presentate nella zona di attesa dell’aeroporto di Roissy, il 4,5% in quello di Orly e il 2,5% in porti e aeroporti di provincia. A Roissy ha sede uno dei venti Cpt della Francia metropolitana (ce ne sono altri cinque nei territori e dipartimenti di oltremare). Chi cerca asilo politico può così trovarsi facilmente rinchiuso in questi centri, dove vigono promiscuità e violenza, per un periodo di tempo che la legge Sarkozy del 2003 ha allungato da 12 a 32 giorni, con alla fine, in caso di rifiuto della domanda, la sola prospettiva dell’espulsione o della caduta nella clandestinità (nei casi, non rari, di persone non accettate ma che non possono venire espulse, come i minorenni). Secondo un recente rapporto presentato al ministero degli interni dall’Ispezione generale dell’amministrazione e dall’Ispezione generale degli affari sociali, i due terzi di questi 25 Cpt non rispettano le norme vigenti, in termini di igiene, di numero di persone per camera, di spazi per la vita quotidiana, di accesso al telefono ecc. Condizioni di vita dure, che si trasformano in un crimine quando si tratta di minorenni: è un fenomeno sempre più ricorrente anche nella Francia metropolitana, dove minorenni senza famiglia e con documenti considerati sospetti sbarcano all’aeroporto e vengono rinchiusi in queste zone di attesa extraterritoriali.
La Cimade, la sola associazione che ha il diritto di intervenire nei Cpt francesi, ha denunciato in un recente rapporto la «disumanizzazione» di questi centri. «Bisogna ancora parlare di ritenzione oppure non è giunto il momento di dire chiaramente che assistiamo all’apparizione di veri e propri campi?» si chiede l’organizzazione di difesa degli immigrati. La situazione è destinata a peggiorare, denuncia la Cimade, anche perché il 29 giugno il ministero degli interni ha reso nota una nuova norma: le persone rinchiuse nei Cpt e che intendono presentare domanda di asilo politico dovranno d’ora in poi pagare di tasca propria l’interprete di cui hanno bisogno per redigere i documenti necessari e riempire i formulari dell’Ofra (Office français de protection des réfugiés et apatrides), che dovranno essere fatti in francese. L’associazione è inoltre preoccupata per il fatto che Sarkozy ha l’intenzione di istituire dei Cpt destinati a ricevere famiglie intere. «Il posto dei bambini non è dietro le sbarre», denuncia. Ma nel solo Cpt di Mayotte, che è costituito di tre stanze con 20 letti l’una, nel 2003 sono transitati ben 319 bambini.
Suscita polemiche anche lo spostamento dei tribunali per stranieri nei luoghi stessi dei Cpt. E’ già il caso per Coquelles, nel Nord-Pas de Calais, e per l’aeroporto di Roissy. Avvocati, magistrati e associazioni denunciano «la consacrazione di una giustizia d’emergenza per gli stranieri», che viola le leggi, a cominciare dalla pubblicità del dibattimento. Una giustizia fatta in fretta, con l’obiettivo di espellere il numero più alto possibile di persone: Sarkozy si è fissato la cifra di 23mila espulsioni quest’anno. E ha presentato un programma per limitare l’immigrazione illegale, inevitabile in un paese dove l’immigrazione economica è bloccata sulla carta dal `74 e il 90% delle entrate legali lo sono per ricongiungimento famigliare : concedere visti «a punti» (come in Canada) per «un’immigrazione scelta e non subita», stabilendo «criteri di età, di diploma, di conoscenze linguistiche, di esperienza professionale». E sottomettendo i ricongiungimenti a «condizioni di reddito e di abitazione».